E’ la somma che fa il totale” scrivevo nel 2021, rubando una battuta al grande Totò e occupandomi della proposta di un inceneritore da realizzare nel basso Biellese, in Valledora, un’area che si colloca tra i Comuni di Cavaglià, Alice Castello, Santhià e Tronzano Vercellese. E’ l’antico alveo della Dora Baltea, il fiume che scende dalla Valle d’Aosta, passa da Torino e confluisce nel Po.

Siamo nella parte terminale dell’Anfiteatro Morenico d’Ivrea, bellissima area del Canavese che si è formata, paesaggisticamente, a partire dall’azione di erosione e accumulo di materiale roccioso del grande Ghiacciaio Balteo, quasi 1 km di altezza e 100 km di lunghezza. Avvenne nel Pleistocene, un’era del Periodo Quaternario, caratterizzata dalle glaciazioni, ovvero da grandi cambiamenti climatici.

Quei cambiamenti avvenivano però in tempi geologici, mica con la rapidità dei nostri tempi industriali e post industriali.

Ci meritiamo infatti, cari contemporanei, il nome di Antropocene, ovvero l’era in cui quell’animale, che sembrò insignificante nel Pleistocene, 10.000 anni or sono, è riuscito a modificare il proprio habitat fino a renderlo inospitale, in primo luogo per se stesso.  L’animale è l’Uomo.

In tutto questo bailamme di migliaia di anni, di glaciazioni, di scioglimenti dei ghiacci, di comparse e scomparse di specie quello che è rimasto della antico ghiacciaio sotto i piedi dei cavagliesi, degli alicesi e dei santhiatesi è del terreno buono per i frutteti e dell’ottima ghiaia.

Finché la società era agricola vi fu un punto di equilibrio: si prendeva poca ghiaia, giusto quella che serviva. Certo c’erano povertà e fame e gli uomini cercavano emancipazione e libertà, ma alcuni cercavano anche appropriazione e accumulo di ricchezza.

La ghiaia è una risorsa utile per arricchirsi. Serve a un settore che è trainante per il capitalismo, ovvero l’era dell’accumulo delle risorse nelle mani di pochi, uno sputo di qualche centinaio di anni della vita dell’Uomo di fronte ai miliardi di anni di esistenza del Pianeta Terra.

Insomma, iniziò così anche lo sfruttamento della Valledora e il suo impiego per cave e discariche. Parliamo di poche decine di anni, che pesano come secoli.

Forse non si è capito, ma vorrei dare un’immagine concreta dei tempi, del significato delle parole e delle conseguenze che le nostre azioni hanno su noi stessi, quindi passiamo all’elenco di cosa siamo riusciti – come genere umano – a concentrare in quest’area.

Elenco aziende e luoghi riprendendole dalle osservazioni che il Circolo Tavo Burat ha presentato nel procedimento sull’inceneritore di Cavaglià insieme ai circoli di Legambiente Vercelli e Ivrea. Leggetelo tutto di un fiato, se ci riuscite.

Tra i Comuni di Cavaglià, Santhià, Alice Castello, Borgo d’Ale, Tronzano e Salussola sono concentrati i seguenti impianti, cave e discariche:

  • numerose attività di cavazione inerti con cave in essere o in fase di ripristino. Massima concentrazione in località Valledora, tra Cavaglià, Santhià e Alice Castello
  • un impianto di bioessicazione di RSU rifiuti gestito dalla società pubblico-privata ASRAB (con A2A Ambiente al 51% e i Comuni Biellesi al 49%). Comune di Cavaglià
  • una discarica per rifiuti urbani (ASRAB) e una per i rifiuti Speciali (A2A Ambiente) da pochi mesi esaurita. Comune di Cavaglià
  • un impianto di selezione della plastica (A2A Ambiente) in esercizio da poco. Comune di Cavaglià
  • un impianto di produzione CSS (A2A Ambiente), autorizzato e in costruzione. Comune di Cavaglià
  • un impianto di trattamento della frazione organica da rifiuti solidi urbani (FORSU) con produzione di bio-metano da immettere in rete (autorizzato, da realizzare). Comune di Cavaglià
  • un impianto di trattamento della frazione organica da rifiuti solidi urbani (FORSU) con produzione di bio-metano da immettere in rete (ampliamento in fase di realizzazione). Comune di Santhià
  • un impianto di trattamento della frazione organica da rifiuti solidi urbani (FORSU) con produzione di bio-metano da immettere in rete (autorizzato, da realizzare). Comune di Salussola.
  • una discarica di materiale inerte a Borgo d’Ale
  • Nel 2016 furono autorizzate, sempre nel territorio di Cavaglià, due congiunte nuove discariche, una per RSU (ASRAB) e l’altra per Rifiuti Speciali (A2A Ambiente). Solo recentemente il Consiglio di Stato ha confermato la validità della sentenza di annullamento della autorizzazioni emessa dal TAR
  • una discarica per rifiuti speciali contenenti amianto a Salussola (autorizzata, da realizzare)

Siete riusciti a leggerlo tutto di un fiato? Ovviamente no! La lettura ha i tempi e i ritmi di un rosario. E, rimanendo nella metafora religiosa, si aggiungono altri misteri dolorosi. 

Le novità sono almeno due, forse tre. E non vanno nella direzione della diminuzione del fattore di pressione, come chiesto dal Movimento Valledora alla Regione Piemonte.

La prima è che giovedì scorso il Consiglio di Stato ha annullato la sentenza del Tribunale Amministrativo Regionale che fermava proprio la discarica di amianto che la società lombarda Acqua e Sole vuole realizzare in un’area agricola -no, dico, agricola– in cui viene coltivato riso di Denominazione di Origine Protetta. QUI trovate il commento del circolo.

La seconda la apprendiamo dall’edizione locale de La Stampa, giornale di solito ben informato sulle intenzioni delle aziende. Titolava ieri sulla pagina di Biella: “Nasce a Cavaglià il Recycling Hub”.

E che cosa nasconde questo ennesimo termine inglese? Un mega impianto di trattamento degli scarti e dei rifiuti tessili da posizionare, ovviamente, in Valledora.

E la terza? E’ una conseguenza della seconda.

Non vorrete mica che l’Hub del tessile venga in luogo dell’impianto di incenerimento che la stessa A2A ha già due volte presentato in procedura di Valutazione d’Impatto Ambientale?  E no!

Il giornalista ci tiene proprio a specificarlo: “La location non sarà la ex Zincocelere, ma una cascina del polo industriale”

Se ne deduce che verrà il tre dopo il due, che la Life company presenterà il terzo progetto? Si saprà a breve, dato che i termini per il possibile ricorso scadono tra poco. C’è sempre la possibilità per un terzo progetto. E su questo saranno decisive le elezioni della Provincia di Biella.

Nel frattempo la viabilità si sta complicando. E’ ancora chiusa la bretella della Val d’Aosta, interdetta da Santhià ai TIR che passano da mesi in mezzo ai paesi, causando disagi e provocando rischi. E il traforo del Monte Bianco rimarrà chiuso almeno fino a dicembre.

Tutto si accumula e il troppo è troppo, ma il destino non è segnato, facciamo sentire forte la voce di chi non è d’accordo con questo sommarsi di impianti, di cave, di strade e di logistica che porta la Valledora ad essere la pattumiera del Nord Ovest.

Seguiranno annunci di appuntamenti, manifestazioni e incontri. “La somma fa il totale” e “ogni limite ha una pazienza”.