Tornano gli “euromissili”, dopo la disdetta, nel 2019, da parte della presidenza Trump, del Trattato che nel 1987 li aveva eliminati: questo il dato fondamentale di cui prendere coscienza nel suo significato e nelle sue implicazioni. E nell’obbligo di risposta cui ci chiama. Sullo sfondo delle guerre in Ucraina e in Medio Oriente (e di tutti i conflitti armati purtroppo dimenticati) il rischio di escalation anche nucleare si fa molto concreto, distogliendo dalla collaborazione nella “terrestrità” indispensabile per affrontare i veri problemi dello stesso disarmo; e della crisi ecologica e sociale.
Quando si parla di “euromissili”, sia dei “vecchi” di Comiso, sia dei “nuovi” che la NATO, all’ultimo vertice di Washington del luglio 2024, ha ufficializzato di installare, per cominciare, in Germania, a partire dal 2026, ci si riferisce a sistemi d’arma armi, basati in Europa, di gittata intermedia, che, sia i “vecchi” che i “nuovi” Cruise, ed anche altre tipologie, non hanno propulsione nucleare. Per i “nuovi”, annunciati nel 2026 in Germania, si esclude, al momento, la testata nucleare, ma l’esperienza insegna che c’è poco da fidarsi della rassicurazione da parte dei potenti.
I termini che occorre preliminarmente chiarire, per evitare la confusione che sta circolando in alcuni articoli, sono quelli di “gittata” e “testata”.
Per “gittata” si intende la capacità di percorrenza di un missile o di un sistema d’arma. I missili con testata nucleare possono essere a corto o medio o a lungo raggio. Quelli a corto raggio sono in genere definiti tattici, quelli a medio raggio sono “di teatro” (gli euromissili degli anni ottanta lo erano), quelli a lungo raggio sono strategici e attualmente balistici intercontinentali.
Per “gittata” in modo improprio si può anche intendere il tipo di propulsore, diciamo – per esemplificare grossolanamente – il motore. Attualmente sono in sperimentazione missili che hanno un motore nucleare. Una nave o un sommergibile possono essere a propulsione nucleare ma non essere armati nuclearmente, cioè non avere a bordo sistemi di lancio e relativi missili con testate nucleari.
Il Trattato INF (Intermediate Nuclear Forces) fu firmato l’8 dicembre 1987 a Washington tra USA e URSS e, come si è detto, portò all’eliminazione e distruzione di tutti i Cruise, Pershing-II e SS-20 nucleari, con gittata tra 500 e 5.500 Km (2.692 in tutto) avviando il cammino verso la fine della “Guerra fredda”. I missili balistici intercontinentali hanno più di 5.500 km di gittata e, a differenza di quelli da crociera (“Cruise” in inglese), spinti da un motore per tutto il volo, seguono una traiettoria in base alle leggi della balistica: raggiungono dopo una breve spinta iniziale un’altitudine elevata e quindi ricadono sulla Terra…
La lotta agli euromissili a suo tempo, vale a dire negli anni Ottanta del secolo scorso, ha avuto vari aspetti e varie fasi, fino a conseguire una vittoria parziale. Il citato trattato INF che pose loro fine – riguardava, come si è accennato, missili NATO ma anche missili schierati nell’area del Patto di Varsavia.
Noi ne parliamo oggi, dopo decenni, con cognizione di causa, non per scienza infusa, perché abbiamo vissuto sulla nostra pelle, con carcere e con botte, da protagonisti, per merito, per scelta, ma anche per caso (come in tutte le vicende umane!), la lotta portata a suo tempo per opporsi alla loro installazione e al loro funzionamento. Ne parliamo come esempio della competenza sociale che nasce dall’impegno di base, da distinguere e valorizzare rispetto alle competenze professionali e accademiche.
La caratteristica dell’IPC (International Peace Camp) di Comiso, organizzante dall’estate 1982 attivisti stabilitisi in permanenza nella cittadina siciliana, che differiva dal CUDIP filosovietico, era quella di agire in un network internazionale che si batteva per lo smantellamento dei missili e il disarmo sia ad ovest che ad est, come poi i trattati internazionali – lo abbiamo ricordato – vennero a certificare. Ovviamente da antimilitaristi nonviolenti noi eravamo convinti che atti di disarmo unilaterale avrebbero favorito il disarmo generale. E il capo dell’URSS Gorbaciov attuò proprio questa strategia per innescare il più grande disarmo della storia. Gli euromissili in occidente erano i Tomahawk Cruise, dispiegati prima a Comiso, poi anche in altre località europee, tra cui Greenham Common in Gran Bretagna, e i Pershing-II di Mutlangen in Germania.
La lotta in una prima fase fu caratterizzata in Italia da grandi manifestazioni di massa sia a Roma (il 24 ottobre 1981!) che in Sicilia (nell’aprile del 1982). Poi vi fu la fase dei blocchi nonviolenti di massa a Comiso (l’IMAC del 1983). I tentativi di non collaborazione attiva a livello locale e le iniziative contro gli espropri da cui derivò la campagna del metro quadro di pace: acquisto della Verde Vigna e di altri 3 terreni attaccati al “Magliocco” (così si chiamava la base di Comiso, ex aeroporto militare fascista) che fu riattivato e ospitò i 112 Cruise nucleari assegnati all’Italia.
Infine vi è stata la fase finale, il network internazionale per il Cruisewatching che aveva di fatto come punto di riferimento centrale il campo femminista di Greenham Common, a circa 100 km da Londra.
Spieghiamo più in dettaglio il Cruisewatching, questa pratica di disobbedienza civile di massa volta a vanificare il principale vantaggio tecnico del sistema d’arma nucleare Cruise Tomahawk: il potere essere lanciato quasi rasoterra da punti non individuati e quindi, sfuggendo ad avvistamenti satellitari e radar, impiegabile in strategie di “first use nucleare”.
Mentre in Italia il movimento mollò la presa (tranne pochi “pazzi” irriducibili a Comiso e in Sicilia, tra i quali lo scrivente) nel resto d’Europa si continuò con l’azione diretta e la disobbedienza civile, dando di fatto una mano alla strategia pacifista di Gorbaciov, che – come si è accennato – era anche basata su misure unilaterali di disarmo da parte sovietica. Che poi l’Urss successivamente sia crollata e abbia interrotto vari percorsi di democratizzazione e ristrutturazione sociale questo è un altro paio di maniche…
Gli euromissili della Guerra Fredda – 112 Cruise allora sicuramente con testata nucleare, montati sui camion TEL (trasportatori elevatori lanciatori) – furono effettivamente schierati e la base militare che li ospitò (il Magliocco di Comiso) fu effettivamente costruita, per lo più da manodopera locale ragusana. Ma noi permanenti non ci arrendemmo e lavorammo dall’inizio del 1984 in poi a ostacolare le esercitazioni mensili dei convogli con i TEL, partenti da quella base, che si addestravano alla guerra nucleare limitata in Europa: la Sicilia faceva da “pagliaio” per l’ago dei missili che dovevano nascondersi, lo si è anticipato, in punti di disseminazione segreti. Noi riuscivamo a individuare alcuni di questi punti inseguendo, con opportuni accorgimenti (ma bastavano le bici!), i convogli dei missili per strada. Avevamo acquistato, con la campagna del metro quadro di pace, la terra accanto alla porta principale del Magliocco (la “Verde Vigna”), quindi sentivamo quando i missili uscivano di notte, i militari non potevano imbrogliarci!
(Sul Cruisewatching in Europa e in Italia ho recentemente – 12 luglio 2024 – tenuto un incontro organizzato dalla Wilpf Italia a Roma presso la Città dell’utopia. L’iniziativa è stata registrata ed è anche visionabile su Radio Nuova Resistenza. Al momento non trovo il link ma a richiesta posso inviare via mail la registrazione completa: scrivete ad alfiononuke@gmail.com).
La lotta contro i nuovi euromissili, che non sono solo NATO, dovrà mantenere questa proiezione politico-organizzativa est-ovest verso il disarmo generale. Ed anche il principio del disarmo unilaterale come propulsore di accordi pacifici e di pace, con relativa messa in campo di disobbedienze civili e azioni dirette a livello locale. Nei nuovi euromissili ad ovest il territorio di partenza è la Germania ed è dai movimenti tedeschi che dobbiamo aspettare degli input per la solidarietà concreta. Così come pacifisti tedeschi e europei (e da tutto il mondo) scesero a Comiso, allo stesso modo molti di noi dovranno recarsi ad affiancare le lotte in Germania.
Ad Est – denuncia ad esempio Olga Karatch- ci sono già euromissili russi con testata nucleare installati in Bielorussia. Anche con questa lotta dobbiamo essere collegati possibilmente con un aggancio alla campagna Object war che riguarda il diritto alla obiezione e l’obiezione alle guerre che stanno montando sia sul territorio ucraino (di fatto una guerra NATO Russia) sia in Medio Oriente…
Riepilogando, per quanto riguarda la prima risposta di movimento in Italia da dare alla decisione USA e NATO (quindi UE) di reinstallare gli euromissili a partire dalla Germania (edulcorata con la inattendibile rassicurazione che nel 2026 saranno privi di testate nucleari), ecco ora sotto esposte, in modo più schematico, le condizioni che, per un movimento di opposizione intelligente, cioè nonviolento, riteniamo garantiscano correttezza di impostazione e serietà di risultati del percorso.1) Lo si è già detto e lo si ribadisce: così come Comiso fece da battistrada nella mobilitazione europea dal 1981 al 1987 , oggi questo ruolo spetta al movimento tedesco, che è quello che deve reagire al primo impatto diretto della decisione e mettere in campo la forza di resistenza più intensa e massiccia.
2) I VIP televisivi e le personalità famose è meglio che si accodino agli appelli lanciati dagli attivisti dei movimenti, in questo caso si tratta di aspettare input dalla Germania, perché – per citare uno tra i tanti motivi – non saranno sicuramente questi personaggi a sdraiarsi davanti alle ruspe che porteranno avanti i lavori di costruzione delle strutture militari. Un eventuale loro ruolo sta nell’appoggiare i movimenti di lotta, non nel lanciare mobilitazioni cui poi non parteciperanno in prima persona. E si sta parlando della resistenza nonviolenta seria, quella basata sulla continuità dell’azione diretta e della disobbedienza civile, non delle passeggiate una tantum che lasciano il tempo che trovano. Anche su questo punto Comiso docet.
3) Questa mobilitazione comunque è meglio sia inquinata il meno possibile dall’intervento strumentale delle forze e dai soggetti che parlano di pace all’opinione pubblica e poi al dunque avallano con il voto o le pilatesche astensioni le decisioni istituzionali di guerra. Non possiamo infatti ignorare ciò che legittima e muove la macchina amministrativa pubblica, cioè gli apparati che organizzano in direzione attuativa ben precisa centinaia di migliaia di pubblici funzionari.
E’ fondamentale, sulla base dei fatti, allora sapere in una lotta di chi ci si può fidare pienamente e di chi no. Lo abbiamo già scritto in un nostro comunicato datato del luglio scorso:
“Attualmente rispetto a questa possibile escalation nucleare annunciata la sensazione è che manchi persino la consapevolezza della gravità della scelta della NATO di fatto in guerra con la Russia. Un movimento pacifista che non abbia i terminali capaci di captare i nuovi segnali di guerra è un movimento che arretra nella sua funzione primaria: quella di individuare con prontezza il pericolo e di elevare nell’opinione pubblica la percezione del rischio. È necessario, allora, recuperare prontezza e capacità di comunicazione, nel segno della forza della verità.
Noi Disarmisti esigenti per l’intanto non aspettiamo le scadenze rituali che ci chiudono nel ghetto dei comportamenti ovvi e prevedibili, per quanto a volte massivi e falsamente rassicuranti. Ecco perché abbiamo chiamato, “novelli Diogene”, a presidiare, a Strasburgo, l’insediamento del nuovo Parlamento europeo (Decima legislatura), quello che il 18 luglio ha votato Ursula Von der Leyen presidente della Commissione UE sulla base di un discorso programmatico in cui la guerra è costituente. Puntiamo gli occhi su Strasburgo anche per rilevare un minimo di coerenza tra il voto chiesto contro la guerra e il comportamento degli eletti.”…
La nostra voce potrà farsi sentire con forza e all’unisono con un movimento internazionale, partito dalla Germania, dando concretezza e da subito affidabilità per una lotta di popoli europei contro un riarmo che richiama la dimensione nucleare, al di là delle rassicurazioni fuorvianti, che, oggi più di ieri, se imboccato, (si pensi solo alle innovazioni tecnologiche: velocità ipersoniche, miniaturizzazione, uso dell’intelligenza arificiale), può sfuggire ad ogni controllo e sfociare in un terribile e irrimediabile Olocausto.
di Alfonso Navarra – coordinatore dei Disarmisti esigenti (www.disarmistiesigenti.org)