Quaranta giorni sono trascorsi dall’atroce assassinio di Satnam Singh da parte del suo padrone. Quaranta giorni in cui altre novanta persone sono morte in incidenti sul lavoro, a tragica dimostrazione del fatto che quello in cui viviamo è un sistema che, contrariamente a quanto ripetono le istituzioni che in questi giorni sono ipocritamente listate a lutto, non ha al suo interno gli anticorpi per impedire la barbarie perché serve precisamente a perpetuare la barbarie.
Quarantacinque giorni saranno passati il prossimo 2 agosto, quando entrerà in vigore il decreto legislativo n. 103/2024 intitolato “Semplificazione dei controlli sulle attività economiche” ed emanato in attuazione della “legge annuale per il mercato e la concorrenza” approvata dal governo Draghi nell’agosto del 2022.
Già l’idea che per favorire la concorrenza e il mercato si debbano “semplificare” – cioè “ridurre” ulteriormente – controlli già evidentemente insufficienti non promette nulla di buono. Il contenuto del provvedimento conferma pienamente la prima impressione.
Il decreto riguarda tutti i controlli amministrativi, di qualunque tipo, “per la verifica del rispetto di regole poste a tutela di un interesse pubblico da parte di operatori che svolgono un’attività economica“, esclusi quelli in materia fiscale, ma inclusi quelli relativi alla sicurezza sul lavoro e alla regolarità dei contratti di lavoro.
Una prima novità è l’introduzione di un “sistema di identificazione e valutazione di rischio basso”, al quale le imprese potranno aderire su base volontaria. Le imprese che otterranno la certificazione di “rischio basso” avranno meno controlli in materia di protezione ambientale, igiene e salute pubblica, sicurezza pubblica, tutela della fede pubblica e sicurezza dei lavoratori.
Concentrare i controlli nelle imprese in cui il rischio di violazioni è teoricamente più alto non è di per sé un’idea sbagliata. Ma è difficile credere che queste certificazioni di rischio basso saranno davvero rilasciate soltanto alle aziende più virtuose o meno esposte a possibili violazioni.
Basta scoprire, al netto di criteri ancora molto fumosi, che a rilasciare queste attestazioni saranno “organismi di certificazione, ispezione, validazione o verifica, accreditati presso l’Organismo nazionale di accreditamento“. Dunque l’ente pubblico si limiterà a elaborare i parametri, ma a rilasciare i certificati saranno organismi privati, verosimilmente a pagamento. Che cosa può andare storto?
Del resto, in generale, tutti gli ispettori dovranno agire “secondo il criterio del minimo sacrificio organizzativo per il soggetto controllato“: si prega di non disturbare l’imprenditore.
È per questo motivo che le amministrazioni controllanti di regola dovranno avvisare i destinatari del controllo “almeno dieci giorni prima del previsto accesso presso i locali dell’attività economica“, salvo che ci siano motivi di urgenza o che l’ispezione avvenga su richiesta dell’Autorità giudiziaria o per “circostanziate segnalazioni”.
Ora, non c’è bisogno di avere una laurea o un ministero per comprendere che in questo modo si vanifica in larga misura il senso stesso dei controlli: dieci giorni sono più che sufficienti per nascondere sotto il tappeto la maggior parte degli illeciti (ad esempio per quanto riguarda lavoro nero o contratti irregolari).
Infine, a completare il quadro, per tutte le violazioni per le quali è prevista una sanzione fino a 5.000 euro (escluse fortunatamente quelle in materia di sicurezza sul lavoro), la sanzione rimane sospesa ed è annullata se l’irregolarità è sanata entro i venti giorni successivi.
Tutto questo avviene in un paese in cui sono irregolari tre su quattro aziende controllate; in un paese in cui dall’inizio dell’anno sono morte 610 persone sul posto di lavoro; in un paese in cui sono le procure della Repubblica a fornire una tutela minima contro lo sfruttamento del lavoro – Amazon l’ultimo caso.
In questo contesto, consentire alle imprese di comprare una certificazione di basso rischio per evitare i controlli, obbligare gli ispettori ad annunciarsi con dieci giorni di anticipo e sospendere le sanzioni per le violazioni che saranno comunque accertate, significa davvero proteggere e perpetuare la barbarie.
Ricordiamocene la prossima volta che i rappresentanti delle istituzioni verseranno lacrime di coccodrillo dopo l’ennesima “tragedia”. Ma soprattutto, organizziamoci per spazzare via questo sistema marcio fino al midollo.