“Si racconta, e Allah lo sa meglio di chiunque altro, che un sovrano volesse formare un governo. Così gli presentarono una persona onorevole del suo Paese. Chiese chi fosse. Gli risposero che era una brava persona. Lui rispose. ‘No, così non mi serve. Insudiciatelo e riportatemelo qui’”.

Questo post, pubblicato su X il 26 agosto da Anwar al-Rasheed, poteva costare caro. Nella parabola le autorità kuwaitiane hanno letto una critica nei confronti dell’emiro Shaykh Meshal Al-Ahmad Al-Sabah, al potere alla fine del 2023 e che nel maggio 2024 aveva sciolto il Parlamento senza convocare elezioni, ma nominando direttamente un nuovo primo ministro.

Al-Rasheed è stato fermato la sera stessa. In un attimo la società civile del Kuwait si è mobilitata attraverso l’hashtag  #Freedom_for_Anwar_Al-Rasheed. Il giorno dopo è stato scarcerato.

Noto difensore dei diritti umani, al-Rasheed è spesso presente alle sessioni del Consiglio Onu dei diritti umani.

La frase fissata sul suo account X è “Amo la libertà e odio l’ingiustizia. Il mio obiettivo è quello di rendere i diritti umani un valore di civiltà”.