Lunedì mattina, all’equipaggio della nave di soccorso non governativa Humanity 1 è stato chiesto di selezionare tra i 270 sopravvissuti a bordo chi sarebbe sbarcato a Lampedusa. I sopravvissuti erano stati salvati nel Mediterraneo centrale domenica in quattro diversi soccorsi a volte drammatici. La Guardia Costiera italiana ha trasferito 70 di loro e li ha portati a terra. SOS Humanity critica il fatto che i restanti 200 sopravvissuti debbano affrontare il lungo viaggio verso Genova inutilmente al caldo sul ponte e contro la legge.
Il team di assistenza a bordo della Humanity 1 ha avuto solo poche ore per individuare 68 persone tra le 270 salvate per lo sbarco selettivo su una nave della Guardia Costiera italiana, ordinato dalle autorità italiane.
“Siamo stati costretti a fare questa selezione senza avere le informazioni necessarie sulle persone salvate”, critica Jörg Schmid, il medico volontario a bordo. “A causa del trattamento d’emergenza di un paziente gravemente malato il giorno prima fino a notte fonda, non abbiamo avuto nemmeno il tempo per un semplice screening medico dei sopravvissuti prima dello sbarco selettivo. È stato quindi impossibile per il nostro team di assistenza fare una selezione eticamente corretta”.
Le persone salvate da quattro imbarcazioni si sono trovate in distress in mare mentre fuggivano dalla Libia. Due delle imbarcazioni erano partite insieme dalla Libia. “Non sappiamo quanti parenti e amici possano essere stati separati ieri perché non conoscevamo le loro relazioni familiari. Dopo aver stilato una lista di sbarco per le autorità italiane, decine di persone mi hanno pregato di poter sbarcare con i loro parenti. Avevamo le mani legate dall’ordine e dal limite di 68 persone. Questo è stato estremamente frustrante e ha causato incertezza e paura tra i sopravvissuti, già molto provati”, racconta il medico Jörg Schmid.
Dopo i quattro salvataggi di domenica scorsa, in cui un totale di 273 persone in difficoltà in mare sono state imbarcate sulla nave di soccorso Humanity 1, una persona ha dovuto essere evacuata in tarda serata per un’emergenza medica, insieme a due parenti. “Le autorità responsabili hanno ritardato l’evacuazione del paziente per ore, anche se aveva urgentemente bisogno di cure mediche intensive”, afferma il medico Jörg Schmid.
Dopo il trasferimento alla Guardia Costiera italiana, avvenuto lunedì, l’equipaggio deve ancora raggiungere il lontano porto di Genova, assegnato domenica, a oltre 1.200 chilometri dal luogo del salvataggio, un viaggio che richiede più di quattro giorni.
Il “ping pong” delle responsabilità tra Italia e Malta
La persona evacuata domenica sera è caduta in stato di incoscienza dopo essere stata portata a bordo della nave Humanity 1. Dopo l’iniziale stabilizzazione del paziente da parte dal team medico, è stato necessario richiedere un’evacuazione d’emergenza intorno alle 17:30 CEST. Il medico di bordo Jörg Schmid: “Sebbene il Centro Internazionale Radio Medico di Roma (C.I.R.M) abbia confermato la situazione critica del paziente con l’insorgere di un’insufficienza multipla degli organi e la necessità di un’immediata evacuazione, ci sono volute ore prima che i centri di coordinamento dei soccorsi inviassero i soccorsi”.
Inizialmente, i centri italiani e maltesi hanno cercato di scaricarsi le proprie responsabilità e hanno tenuto l’equipaggio dell’Humanity 1 in un limbo. Solo dopo ripetute richieste da parte dell’equipaggio è stata effettuata l’evacuazione da parte di una nave della Guardia Costiera italiana intorno alle 23:00 CEST.
Lunedì mattina, le autorità hanno quindi ordinato lo sbarco selettivo di un piccolo numero di sopravvissuti a Lampedusa. Le richieste del capitano di sbarcare tutti i 270 sopravvissuti a Lampedusa o di essere assegnati a un porto più vicino non sono state accolte. Intorno alle 11:30 CEST di lunedì, 70 persone sono state trasferite alla Guardia Costiera italiana e portate a Lampedusa.
SOS Humanity chiede il rispetto dei diritti umani e marittimi internazionali
La portavoce politica di SOS Humanity, Mirka Schäfer, è attualmente a bordo della Humanity 1 come osservatore dei diritti umani. “I restanti 200 sopravvissuti salvati in mare devono continuare ad aspettare a bordo della Humanity 1 perché le autorità italiane stanno negando loro un rapido sbarco a terra in violazione del diritto internazionale”, ha dichiarato Schäfer. “È spaventoso vedere come la condizione delle persone in mare venga prolungata artificialmente”.
Attualmente il Mediterraneo centrale è estremamente caldo e i sopravvissuti stanno soffrendo per la calura estiva. Molte delle persone soccorse sono salite a bordo indebolite e disidratate e alcune mostrano segni di violenza fisica. Il viaggio di oltre quattro giorni verso il porto assegnato di Genova sta ritardando l’assistenza medica e psicologica urgentemente necessaria per queste persone a terra. SOS Humanity chiede di porre fine alla pratica disumana e illegale di assegnare porti lontani, che viola i diritti fondamentali dei sopravvissuti e tiene le navi di soccorso civili lontane dall’area di intervento”