Ringraziamo Marco Carrai, Console Onorario di Israele, e Emanuele Cocollini, presidente dell’Associazione Amicizia Italia-Israele, per aver amplificato la visibilità di alcuni volantini riportanti fatti non sufficientemente noti al pubblico.
Diffondere queste notizie non è alimentare l’odio, dato che si tratta di fatti reali e accertati. Il 20 maggio 2024 il Procuratore Capo della Corte Penale Internazionale (ICC) ha chiesto l’arresto del primo ministro di Israele Benjamin Netanyahu per crimini di guerra e contro l’umanità. La valutazione è in corso.
Il 19 luglio 2024 la Corte Internazionale di Giustizia ha pubblicato il proprio parere in merito all’occupazione Israeliana dei territori Palestinesi ribadendone l’illegalità. Ha inoltre confermato che Israele ha instaurato un regime di apartheid. Si tratta della prima decisione di una corte internazionale sulle pratiche e le politiche israeliane discriminatorie contro i palestinesi a causa della loro origine.
È chiaro dunque che l’odio è insito nella stessa politica israeliana di pulizia etnica e genocidio. Una forma di odio altrettanto grave viene alimentata da chi mistifica intenzionalmente la realtà trasformando la denuncia di un crimine in un crimine stesso, ovviamente con l’intento di nascondere il primo: è la storia del lupo che divora l’agnello dandogliene la colpa.
Il linguaggio dell’odio è tipico dei leader e dei generali di Israele. Solo pochi giorni fa il ministro delle finanze Smotrich ha dichiarato che sarebbe morale lasciar morire di fame tutti i palestinesi di Gaza. E in effetti è quello che stanno facendo. Lancet ha stimato in 184.000 le morti palestinesi dirette e indirette: una cifra inaudita. Alcuni volantini in bacheca riportano foto di bambini rimasti mutilati sotto le bombe e dei tanti medici uccisi, rapiti e torturati a Gaza. Non è odio averli uccisi?
Perché non si può denunciare la loro uccisione?
E non è odio il fatto che Israele abbia sistematicamente bombardato tutti gli ospedali a Gaza distruggendo un intero Sistema Sanitario con conseguenze drammatiche sotto gli occhi di tutti? Israele non è una democrazia, ma uno stato razzista per legge da quando nel 2018 si è autoproclamato una “Nazione Ebraica” in cui i non Ebrei non sono i benvenuti, come ampiamente chiarito da Netanyahu stesso. Per essere davvero una democrazia non è sufficiente indire elezioni. Le pratiche sistematiche di violazione dei diritti civili più elementari, le discriminazioni, gli arresti arbitrari, le torture e le uccisioni dei palestinesi nei territori occupati pongono un serio e grave dubbio. B’tselem ha definito le prigioni israeliane campi di tortura. Torturare non è odio? Il 10 maggio l’ambasciatore di Israele ha strappato la carta delle Nazioni Unite al Palazzo di Vetro dell’ONU: è paradossale che adesso il Console Carrai, rappresentante di una “democrazia” che non rispetta nessuna regola internazionale, voglia stabilire cosa si può affiggere e cosa no nelle bacheche degli ospedali toscani.
Con le loro dichiarazioni e il loro comportamento Carrai e Cocollini si rendono partecipi e corresponsabili della politica e dei crimini del governo di Israele e li segnaleremo alla Corte Internazionale di Giustizia come fiancheggiatori del genocidio così che siano chiamati a risponderne.
Sanitari per Gaza