Alle coordinate 44° di latitudine Nord e 9° di longitudine Est, in Liguria, si incontrano cielo, mare e boccate di ossigeno per l’anima. È qui che vive Rapallo, una piccola città sulle rive del Tigullio, uno dei mari più belli del Mediterraneo.
Rapallo è protetta da un antichissimo castello. Si dice che la piccola fortezza sia stata eretta per difendersi dai Bizantini, ma io credo che in realtà sia stata costruita per ospitare storie di pescatori, di barche di legno, di alberi e bougainville, e per testimoniare dei racconti delle creature in fondo al mare. Rapallesi e viaggiatori amano questo luogo pieno di magia, sorseggiano l’estate e celebrano la festa della Vergine di Montallegro all’inizio di luglio. I bambini da zero a cento anni passeggiano sul Lungomare Vittorio Veneto dalle prime ore del mattino fino a quando la luna lo decide. La gente è profondamente calorosa, generosa di vino e di gesti, di abbracci e di belle emozioni. La città respira felicità nelle nonne che giocano a carte in riva al mare e nei giovani che cantano le ballate degli anni ’70; nei bambini che ridono e corrono liberi e a volontà, perché in questo tesoro sul Tigullio non c’è nulla di cui aver paura.
Ogni banco di frutta è un sorriso e ogni aperitivo un rito; un brindisi alla famiglia, al piacere di incontrarsi e al diritto alla felicità. Rapallo sembra una città votata alla condivisione a mano aperta, al godimento semplice e senza complicazioni della vita.
Il mare (a seconda delle ore del giorno e dei venti, verde smeraldo, azzurro acquamarina o blu profondo) irradia luce e riconciliazione con se stessi e con il mondo, e l’aria profuma dell’essenza di una gratitudine senza limiti.
Il centro storico è uno di quei luoghi che non si vorrebbero mai lasciare: stradine che da centinaia di anni sono testimoni di chissà quante storie d’amore e di euforia… Ogni angolo sembra capace di abbracciarti e ti perdi (cioè ti ritrovi) in ognuno dei piccoli caffè, nei mercatini e nelle botteghe estive; negli angoli che ti invitano a scoprire i sapori della campagna italiana e a innamorarti delle finestre e delle facciate di questa “piccola città”. Le campane delle chiese, i calamari freschi e il karaoke nelle pizzerie. Suona il mare blu – intensamente blu – e suonano i pescatori con la pelle abbronzata da un sole che sorge ogni giorno tra le loro reti.
Rapallo è uno dei modi più belli per capire che il mondo può essere salvato anche da se stesso, e che la bellezza non ha a che fare con il lusso ma con la spontaneità.
Un’altra cosa che voglio condividere oggi: 400 chilometri a sud di Rapallo, nell’aeroporto di Fiumicino, si trova la scultura “Master of mistakes” di Daniele Sigalot. È un’enorme sfera bianca che simboleggia l’importanza degli errori e la curva di apprendimento che si costruisce ogni volta che si sbaglia. È composta da centinaia, migliaia di figure di alluminio che rappresentano dei fogli di carta accartocciati, quelli che buttiamo via per rabbia o frustrazione; quelli con la mappa sfocata e l’equazione sbagliata, quelli con i disegni che non soddisfano le nostre aspettative. Con questa scultura, Sigalot ci offre una riflessione: sbagliare non significa aver fallito; dobbiamo migliorarci, non nonostante i nostri errori, ma grazie ad essi.
Da 8600 chilometri in Colombia, proprio mentre stavo terminando questa rubrica, ho appreso dell’attentato a Gabriel Angel, firmatario della pace, editorialista e direttore del Centro di Pensiero e Dialogo Politico. L’ordigno lanciato al suo furgone non è esploso ed egli è illeso. Ma per l’amor di Dio, per quanto tempo, per quanti morti ancora durerà la stupida mania di dichiarare guerra alla pace?
Traduzione dallo spagnolo di Thomas Schmid