L’estate 2024 sta facendo i conti come non mai con l’overtourism, che rischia di trasformare sempre più le nostre città in tanti “parchi giochi” per la disperazione dei residenti, non di rado costretti alla fuga. Per il vocabolario Treccani l’overtourism è il: “Sovraffollamento turistico, concentrato in alcuni periodi dell’anno in città e siti famosi, che provoca o può provocare danni ai monumenti e all’ambiente, oltreché disagi per i residenti” (https://www.treccani.it/vocabolario/neo-overtourism_(Neologismi)/).
Un fenomeno figlio di un“ideologia del turismo” del tutto piegata al profitto e della speculazione abitativa, che non riguarda soltanto il nostro Paese, il quale però – a differenza di altri – resta per ora alquanto inerte, senza mettere in campo iniziative in grado di contrastare un turismo famelico che rischia di compromettere il destino e la sostenibilità delle nostre città, la qualità della vita dei residenti, ma anche la stessa qualità dell’esperienza per i visitatori.
L’Istituto di ricerca Demoskopika ha utilizzato 5 indicatori per generare l’Indice Complessivo di Sovraffollamento Turistico (ICST): densità turistica, densità ricettiva, intensità turistica, utilizzazione lorda e quota di rifiuti urbani attribuibili al settore turistico. E da questo Indice emerge che sono prioritariamente 7 le destinazioni provinciali a “soffrire” maggiormente il fenomeno dell’overtourism: Rimini, Venezia, Bolzano, Livorno, Trento, Verona e Napoli. Per loro, il livello previsto dalla scala di valutazione dei ricercatori è “Molto-Alto”. “In altri termini, sottolinea Demoskopika, in queste aree il sovraffollamento comincia a essere più che preoccupante con impatti critici sulla qualità della vita locale e sulla sostenibilità delle destinazioni turistiche.”
Più che rilevante anche il posizionamento di destinazioni turistiche come Roma e Firenze, che si collocano nel livello “Alto” dell’Indice di Demoskopika. “In queste destinazioni in particolare, secondo i ricercatori dell’Istituto è presente una significativa pressione sulle risorse locali, con evidenti problemi di gestione dei flussi turistici.”
A subire meno “la massiccia presenza turistica” sono invece: Benevento, Rieti, Reggio Calabria, Isernia e Campobasso. In queste destinazioni, collocate nel livello “Molto-Basso”, il sovraffollamento turistico è minimo, con impatti limitati su infrastrutture e residenti. E così, ad esempio, si passa dai 64 turisti per residente a Bolzano a meno di un turista per abitante a Benevento. E, ancora, analizzando la concentrazione di turisti per unità di superficie, Venezia registra oltre 14 mila turisti per chilometro quadrato contro gli appena 41 di Enna. E sul versante del contributo del settore turistico alla produzione di rifiuti urbani? In questo caso, il valore dei rifiuti prodotti pro capite, ottenuto dalla differenza tra la produzione pro capite di rifiuti urbani calcolata con la popolazione residente e la produzione pro capite di rifiuti urbani calcolata, invece, con la “popolazione equivalente”, ottenuta aggiungendo alla popolazione residente le presenze turistiche registrate nell’anno e ripartite sui 365 giorni, presenta anch’esso dati fortemente dicotomici: si va dai 71,65 chilogrammi per turista della destinazione provinciale di Rimini ad una valore minimo di 0,92 chilogrammi per turista registrato dal territorio di Isernia.
Qui i dati dell’Istituto di ricerca Demoskopika: https://demoskopika.it/wp-content/uploads/2024/05/CS-Mappa-Overtourism.pdf.
Di recente l’Associazione Italiana Turismo Responsabile (AITR) ha elaborato un position paper sull’overtourism, fenomeno che – come si diceva – sta provocando danni molto rilevanti alle popolazioni locali e anche alla fruizione turistica delle destinazioni. AITR ritiene che occorre passare dalla fase della denuncia e della protesta a quella della ricerca di soluzioni che tengano conto dei tanti diversi interessi in campo, quello delle popolazioni che subiscono l’overtourism, ma anche quello delle categorie di lavoratori che operano nel turismo e ne traggono beneficio e quello dei turisti stessi.
Per AITR è innanzitutto importante il ruolo delle amministrazioni pubbliche che “devono abbandonare forme di promozione turistica generica di cui tante destinazioni non hanno più bisogno, bensì: 1. adottare forme di promozione più mirate, orientate alle stagioni non di punta, quando è possibile anche al fuori stagione; 2. valorizzare luoghi meno conosciuti ma pregiati, borghi, cammini, parchi naturali; 3. organizzare ove possibile gli eventi culturali, sportivi, artistici e ricreativi in periodi diversi dall’alta stagione, localizzarli in aree meno frequentate; 4. tutti i nuovi attrattori devono essere realizzati in aree periferiche, separate dai centri storici. 5. Va incentivata la pratica delle prenotazioni delle visite ai siti come musei e aree archeologiche garantendo la priorità ai turisti con prenotazione, in modo da evitare affollamenti insopportabili, code infinite alle biglietterie, o, peggio, la delusione per non riuscire ad entrare. 6. Va ripresa in considerazione l’iniziativa del sostegno economico ai viaggi e alle vacanze fuori stagione o in bassa stagione (Buono Vacanza), che fu sperimentata nel passato e troppo frettolosamente abbandonata. 7. In collaborazione con gli operatori turistici vanno avviate azioni di natura educativa, in cui anche i turisti (che normalmente non sono, come talvolta vengono descritti, orde di barbari) vengano garbatamente invitati ad assumere comportamenti appropriati, come se fossero a casa propria. 8. Più in generale andrebbero proposti modelli di viaggio e di soggiorno che, oltre al riposo e al divertimento, propongano anche motivazioni di scoperta e di arricchimento culturale, di incontri e di esperienze. 9. Anche con le compagnie crocieristiche è opportuno avviare un dialogo in questo senso. 10. Molto importante la destinazione del gettito dell’imposta di soggiorno, che deve servire per migliorare contemporaneamente la qualità della vita dei residenti e del soggiorno dei turisti sia nelle grandi città che nei piccoli paesi: azioni sul verde pubblico, sulle isole pedonali, sull’arredo urbano, sui percorsi pedonali e ciclistici, gli impianti sportivi, la vita culturale, il superamento delle barriere architettoniche a favore delle persone con disabilità, il trasporto pubblico, i parcheggi, il recupero del patrimonio immobiliare pubblico come bene comune; queste azioni non contrastano di per sé l’overtourism, ma generano nei cittadini la percezione che il turismo non produce solo disagi ma anche benefici per tutti, si tratta di misure di compensazione e di adattamento. 11. Anche azioni di sostegno al commercio di prodotti tradizionali, sia alimentari che dell’artigianato, possono aiutare a difendere l’autenticità dei luoghi dall’omologazione.”
Qui per scaricare il position paper dell’AITR: https://www.aitr.org/post/la-posizione-di-aitr-sul-fenomeno-dell-overtourism.