Innanzitutto, esprimiamo la nostra solidarietà e vicinanza ai piombinesi che hanno vissuto momenti di paura a causa dell’incendio sviluppatosi il 20 agosto u.s. in porto, a bordo di un traghetto per l’Elba. Non si conosce ancora esattamente la dinamica dell’incidente ma quello che sappiamo è che il traghetto si trovava a poche centinaia di metri da una gasiera che in quel momento stava trasferendo il gnl alla nave rigassificatrice che è ormeggiata in banchina. Per fortuna tutto è andato bene, grazie anche alla professionalità e alla prontezza dei vigili del fuoco che hanno provveduto a evacuare il traghetto e mettere in sicurezza tutti i passeggeri.
Ma ci domandiamo: andrà sempre così bene? Perché esporre una città intera a questi rischi? Domanda che vale anche per il rigassificatore di Panigaglia che opera a poche centinai di metri dalle abitazioni e davanti al quale, a due o trecento metri di distanza, transitano navi passeggeri, navi portacontainers, navi militari e imbarcazioni da diporto. Il rigassificatore di Panigaglia è dotato di un Piano di Emergenza Esterno che abbiamo sempre giudicato insufficiente, quello di Piombino non ha neppure un PEE. Inoltre sia il porto della Spezia che quello di Piombino mancano di un Piano di Emergenza per l’intera area portuale e del relativo Rapporto di Sicurezza.
Il mancato incidente a Piombino, così come il mancato incidente di un anno fa a Panigaglia, dimostrano l’estrema necessità di questi Piani e anche la necessità che i Prefetti provvedano a pianificare per la popolazione che vive in prossimità di impianti Seveso, impianti a rischio di incidente rilevante, esercitazioni in scala reale e piani di evacuazione.
Non possiamo limitarci a confidare che tutto vada sempre per il meglio, a sperare di poter sempre dire “mancato incidente” e a tenere le dita incrociate. Sia gli studi scientifici che la cronaca dimostrano che gravi incidenti sono sempre possibili ed è inammissibile continuare ad esporre la popolazione a questi rischi, non per reale necessità ma per favorire gli interessi di grandi società. Anche Vado e Savona saranno presto nostri compagni di sventura, anche lì il trasferimento di merci pericolose avverrà, anche se al largo, pur sempre nelle vicinanze di porti molto trafficati. Così come per gli altri rigassificatori previsti nei porti o in vicinanza di porti quali Portoscuso, Porto Empedocle e Gioia Tauro.
Ma non ha senso, ribadiamo, calcolare i metri che separano le abitazioni dai rigassificatori, occorre una seria politica energetica che dichiari obsolete le fonti fossili, vada con determinazione verso l’uso di energie rinnovabili, annulli la costruzione di nuovi rigassificatori e favorisca la progressiva dismissione di quelli esistenti.
Rete NoRigass NoGNL – Associazione Posidonia Porto Venere