Si chiede la riapertura della commissione d’inchiesta per una seria riconsiderazione non più derogabile sulla valutazione d’impatto ambientale, in ordine alle caratteristiche del progetto dal quale emergono non poche problematiche di sostenibilità, criticità già ampiamente documentate e denunciate dalla comunità della valle (guarda sotto il filmato che descrive approfonditamente le catastrofiche previsioni)
Anche quest’anno, a conclusione del Festival dell’Alta Felicità, un gruppo di campeggiatori ha risposto all’invito della ‘camminata partigiana’ che da qualche anno il pensionato-attivista Valter Di Cesare guida fino a un certo punto panoramico sulla piana di Susa, poco sopra Mompantero.
Arrivati lì, qualcuno srotola e appende da qualche parte la mappa ingrandita di quel pezzetto di arco alpino già da tempo martoriato dal Tav e lui comincia a raccontare nei più minuti dettagli l’impressionante mole degli “interventi” che molto presto investiranno ogni centimetro di terreno, prati, boschi, case sulla bella piana di Susa, subito dopo Bussoleno andando verso Chiomonte, nell’area di interconnessione fra la progettata linea del TAV e la linea ‘storica’ esistente.
E se alla prima di quelle passeggiate, estate 2022, c’era solo un gruppettino di persone, all’appuntamento di quest’anno si sono presentati in centinaia, attentissimi nel seguire anche sul pieghevole la descrizione della cantierizzazione che in fasi diverse (e in un arco di tempo di ben dieci anni forse di più!) sarà causa di ‘disagi’ – così li ha eufemisticamente definiti nel corso di un recente consiglio comunale il Sindaco di Susa Pier Giuseppe Genovese – per la popolazione da lui amministrata e per di più in una zona di alto valore paesaggistico e turistico.
Tanto per dare un’idea della mole e tipologia degli interventi che saranno causa dei ‘disagi’:
- quella stradina che tutti conoscono come Via Montello che collega un bel po’ di frazioni dovrà essere interrata, perciò dovranno prevedere una viabilità “temporanea” per non interrompere la circolazione attuale;
- subito dopo Via Montello, il breve tratto ferroviario (10 min in tutto) che collega Susa a Bussoleno subirà un innalzamento fino a circa otto metri rispetto al livello attuale, e per non interrompere il servizio già ora carente nelle ore di punta saranno necessari non si sa quanti ‘servizi sostitutivi’’: bus, navette, che divertimento…
- anche la statale 25 dovrà essere spostata, o meglio interrata sotto la Torino-Lione e per non interrompere la circolazione, sarà costruita una viabilità alternativa anche questa provvisoria, e cosa vuoi che sia…
- stesso problema per l’autostrada A32: anch’essa dovrà essere sopraelevata di alcuni metri e anche in questo caso, per non interrompere la circolazione, verrà costruito un nuovo tratto di autostrada, tanto per giocare.
Tutto questo comporterà un numero spropositato di veicoli in perpetuo transito, un ‘movimento-terra’ che non potrà non interessare anche materiale amiantifero. Per non dire delle condizioni di ben nota ventosità che dalla valle soffieranno ogni genere di pulviscolo e tossicità verso Torino, già parecchio inquinata… Per non dire del colossale spreco di acque, già in più occasioni denunciato – invano… E per non dire delle temperature all’interno del tunnel di base, che potrebbero superare in alcuni tratti i 60* gradi, il che richiederà dispositivi di refrigerazione super energivori… ma davvero interessa a qualcuno l’ambiente, la messa in sicurezza delle risorse più vitali per il territorio, le più elementari condizioni di sostenibilità?
Fra coloro che erano presenti alla ‘passeggiata’ di quest’anno c’era anche un tipico citizen journalist nativo di Taranto ma residente a Perugia: Antonio Ursini, che non esita a definirsi ‘video-attivista amatoriale’ unicamente motivato dall’ambizione di documentare per sensibilizzare e condividere il più possibile ciò che ha colpito lui e che dovrebbe colpirci tutti.
Antonio aveva già partecipato infatti la scorsa estate a questa passeggiata ‘illustrativa’ dello scempio, e ne era rimasto talmente basìto anzi scandalizzato, che quest’anno si è ripresentato attrezzato di video-camerina e apparecchiatura ad hoc per le registrazioni. Ed ecco qui, compressa in 27 minuti, la testimonianza che ha tratto da quella mattinata, concepita proprio come restituzione, contributo a una resistenza (e dovere civile di documentazione) che sebbene lui non viva in Val Susa, ha sentito come propria, come dovremmo in effetti fare tutti.
L’abbiamo raggiunto per una chiacchierata per telefono, per chiedergli che cosa in particolare l’ha colpito della situazione che aveva visualizzato la scorsa estate e che ha sentito l’urgenza di documentare al meglio quest’anno.
Le parole di Antonio Ursini
Tutto. L’insensatezza ed estensione di interventi così evidentemente impattanti per l’ambiente, per i territori e per coloro che ci vivono dentro. L’evidente sordità delle istituzioni. La data per scontata ‘indiscutibilità’ del progetto in contrasto con i più elementari requisiti di partecipazione nei processi decisionali che dovrebbero essere prerogativa di uno ‘stato di diritto’!
E mi ha molto commosso l’impegno, la passione personale di questi due non più giovani attivisti, Valter Di Cesare e Mario Fontana, che sebbene anagraficamente in pensione si sono inventati questo ‘tour panoramico’, questa narrazione a due voci, che anno dopo anno si arricchisce di particolari: quella di Valter che dallo spuntone della montagna illustra con sempre maggior precisione la devastazione già attuata e che verrà; e quella di Mario che sulla via del ritorno, arrivati al ponte del Seghino, ci riporta agli inizi del Movimento NoTav, alle circostanze che hanno determinato quell’incredibile sollevazione di popolo il 31 ottobre del 2005.
Epoi gli scioperi dei giorni successivi, per culminare con la vittoriosa notte di Venaus, l’8 dicembre. Mi ha colpito la commozione con cui entrambi ancora oggi riescono a coinvolgere tanti ragazzi giovanissimi, e tra loro mi ci metto anch’io che giovanissimo non sono più, nella riscoperta di una vicenda solo apparentemente lontana, in realtà più che mai attuale, in quanto irrisolta…
(…) Mi ha soprattutto colpito la militarizzazione. Incredibile che una cosiddetta “Grande Opera” debba essere ‘difesa’ da una simile presenza militare, per poter essere attuata – e che questo possa succedere non in qualche lontano “terzo mondo” ma qui in Italia, nel cuore dell’Europa, che avrebbe precise prerogative di democrazia, di tutela dell’ambiente, della salute, per non dire del consenso delle popolazioni, del contrasto al consumo di suolo…
E invece la realtà è questa, e l’ulteriore tristissima constatazione è il silenzio, la data per scontata accettazione con cui tutto questo succede, nell’indifferenza dei media, dell’opinione pubblica, della politica. Incredibile come questa Valle è scomparsa da qualsiasi mappa, sebbene chiunque potrebbe facilissimamente constatare con i propri occhi, anche senza scendere dall’auto, quelle concertine e reti spinate che imprigionano l’ex polmone verde di Dan Didero, presidiato giorno e notte dall’esercito per la costruzione di un autoporto che la Valle avrebbe già…
E chiunque potrebbe farsi una passeggiata in zona-Mulini e contare la quantità di bossoli dei lacrimogeni rimasti sul terreno dopo la manifestazione del 27 luglio scorso, alla quale ho partecipato anch’io – e posso dire che di manifestazioni ‘movimentate’ ne ho fatte tante, ma mai come quel giorno ho soffrto l’impatto di gas di eccezionale tossicità, per poco non perdevo i sensi, se non fosse stato per chi mi era accanto non so come avrei fatto.
(…) Ora mi dicono che dai primi di ottobre sono in programma gli sgomberi di un terreno che il Movimento NoTav aveva collettivamente acquistato anni fa, sgomberi che richiederanno la convocazione di tutti i comproprietari e dureranno quindi giorni e giorni. E quanto mi piacerebbe sapere che questo mio breve filmato potrà in qualche modo contribuire alla auto-convocazione qui in valle di almeno una parte di quella miriade di comitati, organizzazioni, nuclei di cittadinanza attiva che in tutta Italia si trovano alle prese con le stesse situazioni, e a subire la stessa repressione che da decenni ha cercato di ‘sistemare’ la Val Susa – senza riuscirci perché questa Valle Non Si Arrende, come infatti ho intitolato il mio lavoro.
Che è in realtà un lavoro in progress, vedremo come si sviluppa… Ma senz’altro all’appuntamento con gli sgomberi vediamo di essere in tanti. E’ inaccettabile quello che questa Valle ha già subito e dovrebbe continuare a subire per una linea ferroviaria circa la quale sono sempre più incerte le condizioni di finanziamento, per non dire fattibilità: mi ha colpito venire a sapere che in tutti questi anni, e a spese di tutti noi contribuenti, neanche un centimetro di rotaia è stato messo a terra, gli unici scavi sono cosiddetti geognostici o propedeutici, scandaloso!
Una volta per tutte convochiamoci tutte e tutti, anche noi, cittadini di fuori-valle, per questi prossimi sgomberi. E a gran voce chiediamo che si riapra una seria commissione d’inchiesta in grado di valutare il progetto in tutte le sue caratteristiche e impatti sull’ambiente, che non sono pochi, anzi tantissimi! Che sono stati già più volte documentati e denunciati e che è più che mai urgente riconsiderare.