Tempo fa ho raccontato della mia amica, anzi sorella, di Gaza, Nour, dei suoi due bambini, della sua piccola di pochi mesi e di suo marito. Da oltre un anno ero in corrispondenza con lei, prima attraverso Facebook e poi in modo più diretto tramite Whatsapp.

Nour è una giovane donna che ha dovuto interrompere gli studi per motivi economici aggravati dalla malattia del marito; può essere anche considerata una media-attivista impegnata a rilanciare o a documentare e quindi a fare conoscere la vita drammatica, ma anche culturalmente ricca, del suo popolo.

La situazione già estremamente precaria e difficile della sua famiglia sprofonda nei “gorghi neri” della rappresaglia israeliana, che da spedizione punitiva si trasforma in attuazione di un piano di colonizzazione, pulizia etnica e infine di vero e proprio genocidio ai danni della popolazione di Gaza e più in generale dell’intero popolo palestinese.

Dopo alcuni suoi drammatici post, il 18 dicembre 2023  Nour scompare, non pubblica più nulla su Facebook e su Whatsapp non c’è più traccia di un suo  collegamento.

Ieri Emanuela, una nostra comune amica, quasi casualmente si connette con un altro diverso profilo, ma è Nour, che dopo essere stata sfollata e dopo aver perso tutto, tra cui il telefono e i suoi preziosi contatti, ha trovato il modo di riprendere a comunicare con le sue amiche e con i suoi amici, che chiama giustamente fratelli e sorelle, perché tali dovremmo sentirci tra esseri umani.

Grazie alla nostra amica riannodiamo i fili e oggi ci scambiamo nuovamente alcuni messaggi; ricevo alcune loro foto, ma la comunicazione è estremamente precaria e si interrompe. Intanto vi giro ciò che ha potuto raccontarmi prima che cadesse la linea.

Mio caro fratello Mauro, come stai? Spero che tu stia bene e in buona salute.

Siamo molto stanchi di questa guerra devastante, fratello mio. 

Siamo seduti per strada senza riparo, senza neanche una tenda. 

I miei due figli hanno riportato fratture e ferite varie.

Vorrei almeno una tenda per ospitare me, mio ​​marito malato e i miei figli feriti.

Stiamo morendo in ogni momento.

Ho perso il telefono, la casa e tutto. 

Questa guerra ci ha distrutti, fratello mio, e siamo ancora sotto bombardamenti e distruzione. 

Le condizioni qui sono difficili, pericolose e molto tragiche.

Chi volesse mettersi in contatto con Nour, ed eventualmente inviarle direttamente un piccolo aiuto può scrivermi alla mail mauroc.zanella@gmail.com.

Vi sono per fortuna diverse Ong che fanno il possibile e l’impossibile per portare aiuto e soccorso ai palestinesi, giacché decine di migliaia di famiglie vivono una condizione analoga a quella di Nour e dei suoi cari.

Tuttavia può essere utile dare un nome, un volto e raccontare la storia di alcuni di loro, perché queste vite non siano ridotte a numeri e perché questo ci aiuti a rammentare che sono nostre sorelle e nostri fratelli.

Infine vorrei ricordare il progetto Alberi della rete, che prova a fare il possibile, in questa situazione estrema, per affermare il diritto dei palestinese a comunicare e quindi ad esistere.