Cisgiordania e Gerusalemme est

Il ministro e colono Smotrich ha fatto irruzione, protetto dai soldati, nel villaggio palestinese di Maliha, ad est di Betlemme. “Questa è la terra di Israele che Dio ci ha promesso e da qui non ce ne andremo. La coltiveremo e la renderemo verde come il paradiso”, ha detto come un invasato, incitando un gruppo di coloni al seguito.

Un gruppo di coloni provenienti dagli Stati Uniti ha provveduto a chiudere con il filo spinato la principale via di accesso al villaggio.

Nella colonia ebraica illegale di Kdumim, ad ovest di Nablus, un guardiano è rimasto ucciso da un resistente palestinese che era riuscito a sottrargli la pistola. Nella zona, l’esercito sta compiendo rastrellamenti per cercare l’attentatore.

Colonialismo israeliano

La nuova moda coloniale ebraica in Cisgiordania è quella del colonialismo di pastorizia. Il governo Netanyahu ha garantito finanziamenti a migliaia di nuovi coloni ebrei, provenienti da ogni dove, per insediarsi nelle terre palestinesi, soprattutto nella valle del Giordano. Compiono aggressioni contro i pastori e le comunità beduine palestinesi costringendole a trasferirsi altrove e si impossessano di terreni, pozzi d’acqua e strutture abitative e di riparo per gli animali. Sono armati e protetti dall’esercito.

Nel villaggio di Maarajat, 150 famiglie palestinesi sono state cacciate con la forza delle armi. “Hanno rubato le nostre pecore, hanno preso possesso delle fonti di acqua e poi hanno distrutto le nostre tende e baracche. Quando ci siamo rivolti all’esercito, i soldati ci hanno risposto che sarebbe meglio per noi salvare la nostra pelle e sparire dalla circolazione”, ha detto Jamal Soleiman, un pastore palestinese che adesso si è rifugiato vicino a Nablus. Secondo un’associazione israeliana per i diritti umani, B’Tselem, “questo è un terrorismo ebraico sostenuto dalla polizia, dall’esercito e dai tribunali. Tutto il sistema statale israeliano è al servizio dei coloni”.

Il ministero degli esteri palestinese ha pubblicato un rapporto sulle comunità di pastori palestinesi costretti con la forza ad abbandonare le loro terre. “40 comunità beduine palestinesi sono state deportate con la forza e cacciate dalle loro terre nella valle del Giordano settentrionale. È in corso un pulizia etnica con il sostegno dell’esercito di occupazione”.

Israele

Un uomo con uno zaino sulle spalle si è fatto esplodere vicino ad un camion a Tel Aviv. È morto all’istante e un’altra persona è rimasta ferita. Non è chiaro al momento se si è trattato di un attentato oppure di un atto di criminalità comune.

La polizia israeliana propende per questa seconda ipotesi, anche se non esclude quella di un attentato palestinese.

L’identità della persona uccisa non è stata fornita, ma la sua età è valutata sui 50 anni e con vestiti lunghi che non sono consoni alle temperature estive.

Sabato sera, a Tel Aviv, nella piazza denominata adesso “Piazza degli ostaggi”, migliaia di parenti e loro sostenitori hanno manifestato contro il governo Netanyahu, chiedendo un accordo che porti a casa i loro cari. “Sentiamo dai generali dell’esercito che Hamas è stata quasi distrutta. Vediamo che una tregua la vogliono anche Iran e Hezbollah con il loro silenzio. È questa l’ora per un accordo. Un’esplosione generalizzata del conflitto non farà altro che peggiorare la situazione. Le guerre si sa come iniziarle ma non come finirle”, ha detto il padre di un ostaggio.

Trattative

Il segretario di Stato USA Blinken, in giro diplomatico in Israele, Qatar e Egitto, ha dichiarato da Tel Aviv, durante l’incontro con il presidente israeliano Herzog, che questo round di trattative che si terrà al Cairo sarebbe l’ultima chance per raggiungere un accordo per lo scambio di prigionieri e un cessate il fuoco.

Il suo incontro precedente con Netanyahu non ha portato ad ammorbidire le posizioni negoziali di Israele.
Netanyahu non intende mettere fine all’occupazione di Gaza.

Questa posizione è funzionale a mantenere a galla il suo governo, ma mette a rischio la vita di 2 milioni di  palestinesi e di 110 ostaggi israeliani, che si presume siano ancora vivi.

Hamas ha ribadito in un nuovo comunicato che “le nuove proposte americane sono un passo indietro rispetto al piano del 2 luglio, che prevedeva il ritiro delle truppe israeliane da Gaza alla conclusione della prima fase di trattative. L’amministrazione Biden, oltre ad armare l’esercito israeliano, è venuta in soccorso a Netanyahu per ottenere il rilascio dei prigionieri nelle nostre mani e poi continuare a bombardare la nostra gente”.

Hamas – secondo molti osservatori – non sarà presente al Cairo con una sua delegazione, se non verranno cambiate le regole per la seconda fase del negoziato.

L’unico effetto di questi negoziati sarebbe quello di ritardare l’attacco iraniano su Tel Aviv.

Libano

È scontro quotidiano sul fronte libano-israeliano, con bombardamenti aerei e con droni sulle città e villaggi libanesi meridionali da parte dell’esercito israeliano e lancio di missili e droni sulle zone occupate nel 1967 libanesi e siriane.

I droni kamikaze di Hezbollah sono arrivati fino a Neharyia, in territorio israeliano, città lontana 35 km dalla linea di demarcazione tra i due Paesi. La stampa israeliana scrive che i servizi di sicurezza temono che droni spia di Hezbollah abbiano sorvolato l’abitazione di Netanyahu a Cesarea.

Libia

La Banca Centrale libica ha annunciato la sospensione delle attività fino al rilascio del funzionario rapito da una milizia alle dipendenze dello stesso governo Dbeiba. Il direttore del dipartimento di tecnologia dell’informazione, Musab Muslim, è stato rapito davanti alla sua casa nella capitale Tripoli.

Nei giorni scorsi erano state organizzate manifestazioni armate davanti ai cancelli della banca. La protesta riguardava il rifiuto della direzione della BCL di eseguire direttive del governo a favore di alcuni signori della guerra.

Il governatore Siddiq El-Kabir ha chiesto l’intervento immediato delle autorità di sicurezza, alle dipendenze dei ministeri dell’interno e della difesa, per agire per la liberazione del funzionario e garantire la sicurezza di tutto lo staff della banca.