Sabato 3 agosto a Milano ore 17, 43esimo presidio a Milano per la Palestina. Chi va spera di aiutare a “far numero”, chi è via spera che “siate abbastanza…”.
Invece arrivo in piazza alle 17 e 15 e si vede già da lontano un grande sventolare di bandiere, il solito camion dal quale si dirama la musica, e dopo poco cominciano gli interventi: due ore piene di parole, musica, slogan. Viene ricordato il leader ucciso Ismail Haniyeh, ma come il suo sangue sia lo stesso delle migliaia di palestinesi uccisi, bambini in primis. Vengono ricordati i numeri dei morti, dei giornalisti e sanitari uccisi, delle migliaia di palestinesi incarcerati, torturati. Mentre in Italia viene ricevuto con tutti gli onori uno dei responsabili di questo massacro.
Più di 300 persone, in gran parte dal mondo musulmano, tantissime le donne e le ragazze, che si ritrovano, si abbracciano, stanno vicine, sono in centro, a Milano, da protagoniste. La piazza è loro. Forse se fossero le donne a far le trattative…
Pochi gli italiani e i turisti che passano. Ma l’energia del presidio è quella di sempre, non cede di un passo. La digos è al suo posto, anche loro cominceranno a pensare: questa gente ha ragione da vendere!
Il caldo. Si ha sete… Sì, ma si pensa a cosa stanno vivendo a Gaza. Forse era meglio il freddo dell’inverno. Si pensa alla doccia che faremo tornando a casa e a chi vive con qualche bottiglia d’acqua al giorno con cui deve far tutto. Il sudore, gli insetti, le malattie, gli odori, le infiammazioni, il rischio di epidemie.
Se il pianeta fosse un corpo umano, questo avrebbe diversi tumori. Ma a Gaza saremmo in piena metastasi, mentre “dotti, medici e sapienti” continuano a disquisire e litigare, intorno al paziente che rischia di morire.
Alle 19 e 15 mentre termina, puntuale, comincia a piovere come lacrime dal cielo.
Foto di Andrea De Lotto e Raffaello Signore