Il forte aumento delle temperature di questa ennesima estate torrida mette a rischio la salute di tanti lavoratori (https://www.lavoro.gov.it/stampa-e-media/comunicati/vademecum-rischi-calore). Durante gli eventi di calore estremo si verifica inoltre un aumento degli infortuni sul lavoro per una molteplicità di cause dovuta al peggioramento delle condizioni generali.

Una quindicina di regioni hanno emanato ordinanze per vietare il lavoro all’aperto durante le ore più calde della giornata, con l’obiettivo di proteggere la salute e la sicurezza dei lavoratori, specialmente in alcuni settori: agricolo, florovivaistico ed edile. Si tratta di misure che rientrano tra le competenze regionali, in forza dell’art. 117, comma 3 della Costituzione che include tra le “materie concorrenti” in cui Stato e regioni possono legiferare anche la “tutela e la sicurezza del lavoro”. Le recenti ordinanze, dunque, si pongono nel solco tracciato dalla Carta Costituzionale.

Occorre, tuttavia, osservare che già ai sensi dell’art. 2087 del Codice civile, il datore di lavoro è sempre obbligato a garantire “nell’esercizio dell’impresa le misure che, secondo la particolarità del lavoro, l’esperienza e la tecnica, sono necessarie a tutelare l’integrità fisica e la personalità morale dei prestatori di lavoro.” Quindi le iniziative regionali – pur importanti – non aggiungono molto a quanto già previsto dall’ordinamento.

Non va neppure trascurata infine la possibilità di ricorrere alla cassa integrazione, prevista in caso di temperature oltre i 35 gradi, anche se solo percepiti, come sottolineato dall’Inps in un messaggio con il quale indica le modalità per richiedere le prestazioni di integrazione salariale “in considerazione dell’eccezionale ondata di calore che sta interessando tutto il territorio nazionale e dell’incidenza che tali condizioni climatiche possono determinare sulle attività lavorative e sull’eventuale sospensione o riduzione delle stesse“.

Non mancano quindi le previsioni normative a tutela dei lavoratori esposti a temperature proibitive. Ma, come spesso accade in questo Paese, l’intervento del legislatore, nazionale o regionale, resta in gran parte sulla carta. Lo dimostra la recente attività ispettiva dell’Ispettorato nazionale del lavoro, che nella prima decade di agosto ha passato in rassegna 736 le aziende, di cui 181 nel settore agricoltura, 457 in edilizia, 70 nei cantieri stradali e 28 nel settore florovivaisti.

Dai primi bilanci emerge che circa il 40% (294) delle aziende ispezionate non aveva valutato o implementato le misure di prevenzione specifiche; sono stati pertanto contestati i conseguenti illeciti riconducibili al rischio calore, tutti previsti dal Testo Unico sulla sicurezza, il Decreto legislativo 81/2008.

Tra le violazioni più rilevanti troviamo la mancata valutazione del rischio microclima, che prevede un’ammenda da 1.423,83 a 2.847,69 euro, la mancanza di verifica d’idoneità del Piano Operativo di Sicurezza – POS al Piano Sicurezza e Coordinamento – PSC da parte del committente, che prevede l’arresto da tre a sei mesi o l’ammenda da 3.559,60 a 9.112,57 euro, la mancata fornitura ai lavoratori di specifiche misure di protezione dei lavoratori contro le influenze atmosferiche, che prevede la sanzione dell’arresto sino a due mesi o dell’ammenda da 711,92 a 2.847,69 euro.

Nei casi più gravi sono stati emessi 143 ordini di Polizia Giudiziaria ai sensi dell’art. 55 del Codice di procedura penale, che impone agli ufficiali di P.G. di impedire che i reati accertati vengano portati ad ulteriori conseguenze, finalizzati a sospendere l’attività (https://www.ispettorato.gov.it/2024/08/14/inl-campagna-straordinaria-di-vigilanza-contro-lemergenza-calore/).

La Commissione Europea ha promosso e finanziato il progetto Adaptheat con l’obiettivo di analizzare il rischio da “colpi di calore” e “stress termico” in relazione ai sistemi di prevenzione e di relazioni industriali a livello europeo, nazionale e locale. Il progetto è coordinato da Fundación 1º de Mayo (Spagna) e condotto in collaborazione con Fondazione Di VittorioFDV (Italia), Hellenic Institute for Occupational Health and Safety-ELINYAE (Grecia), Stichting VU de la Vrije Universiteit AmsterdamVUA (Paesi Bassi) e Magyar Szakszervezeti Szövetség-MASZSZ (Ungheria).

Qui per approfondire il progetto europeo: https://www.fondazionedivittorio.it/sites/default/files/content-attachment/Folleto_ADAPTHEAT_IT%20-%20v4.pdf.

Qui i bollettini sulle ondate di calore: https://www.salute.gov.it/portale/caldo/bollettiniCaldo.jsp?lingua=italiano&id=4542&area=emergenzaCaldo&menu=vuoto.