Tanto è stato detto e scritto sulle complicità del governo e dello Stato Italiano nei confronti di Israele. Complicità che assume le forme dell’ipocrisia, come evidenziato durante la visita di Stato a Roma del presidente Herzog – quello per intenderci che si è fatto fotografare mentre firmava le bombe destinate a Gaza –  accolto con tutti gli onori.

Poco è stato invece scritto sulla partecipazione di cittadine e cittadini italiani, con la doppia cittadinanza israeliana, al genocidio del popolo palestinese a Gaza e in Cisgiordania, attraverso un’ininterrotta sequela di crimini di guerra e contro l’umanità.

E’ normale che in un mondo come il nostro un numero sempre più alto di persone abbia un doppio passaporto. L’Italia non pone limitazioni, proprio perché dal 25 aprile del 1945non è più uno Stato etnico, nazionalista, confessionale, suprematista bianco, come lo fu durante la dittatura fascista e le leggi razziali. Anzi, chi ha una doppia cittadinanza è un valore aggiunto per la Repubblica Democratica, perché può essere un ponte tra popoli e culture diverse.

Rispetto a Israele però si pongono seri problemi per i caratteri coloniali ed “etnici” di questo Stato che, checché se ne dica, fanno a cazzotti con la democrazia e il riconoscimento dell’uguaglianza di tutti I cittadini.

Ora il conflitto israelo-palestinese, fin dalla Nakba del 1948 si può considerare come un vero e proprio genocidio a bassa intensità, o a ondate che si sono ripetute nel tempo attraverso un insieme di guerre di conquista coloniale, espulsioni, pulizia etnica, apartheid ai danni del popolo palestinese.

Continue sono state le violazioni della legalità internazionale e di tutte le risoluzioni delle Nazioni Unite perfino della prima, che in modo assai discutibile e catastrofico prevedeva la divisione della Palestina stabilendo confini che Israele non ha mai rispettato, né tanto meno il Consiglio di Sicurezza ha mai avuto la volontà di far rispettare.

Ora non è ammissibile che ragazzi e ragazze, cittadini italiani, prestino servizio militare in un esercito impegnato in un genocidio, sia se essi vi partecipino attivamente, compiendo in prima persona crimini contro l’umanità, sia in maniera indiretta, dando supporto logistico alle truppe combattenti.

Se essendo inquadrati in un esercito essi subiscono la coercizione di dover obbedire agli ordini superiori, allora si pone il problema che non è più possibile, perlomeno ad oggi, la doppia fedeltà alla Repubblica Italiana, che ripudia la guerra, e allo Stato Israeliano che é accusato di genocidio dalla Corte di Giustizia Internazionale e, attraverso i suoi leader, di crimini contro l’umanità da parte della Corte Penale internazionale.

Poiché si tratta di un numero piuttosto alto di soldatesse e di soldati, oltre mille e fino a duemila, credo che questa questione non possa più essere tollerata o sottovalutata.