di Antonio José Paz Cardona

L’olio di palma, presente in migliaia di prodotti – dagli shampoo ai cibi lavorati fino al make-up – è stato oggetto di innumerevoli denunce per danni ambientali nelle principali regioni di produzione, come il Sud-Est asiatico e l’America Latina. La maggior parte delle denunce riguarda la perdita di foreste tropicali causata proprio dall’espansione delle palme da olio.

Nei Paesi dell’America Latina, le comunità vicine alle piantagioni di palma da olio riferiscono che le fonti d’acqua stanno iniziando a diminuire, alcuni fiumi si stanno prosciugando, al punto da non essere più adatti per la pesca o per bere. Inoltre la contaminazione da pesticidi e sostanze chimiche delle fonti d’acqua sta aggravando la situazione.

Oggi a denunciare questa situazione sono sempre più i paesi dell’America Latina, malgrado la coltivazione della palma da olio in queste regioni sia discretamente diffusa.

Secondo i dati del Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti (USDA) la produzione mondiale di olio di palma registrata nel 2023 è stata di 79,53 milioni di tonnellate, mentre nel 2022 era di 77,96 milioni di tonnellate, un aumento del 2% rispetto all’anno precedente. Tuttavia, questa tendenza è destinata a crescere e a consolidarsi nel 2024, raggiungendo una produzione 80,19 milioni di tonnellate sempre secondo le stime fornite dell’USDA.

Traduzione dallo spagnolo di Maria Sartori. Revisione di Thomas Schmid.

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