Nel 1978 Rino Gaetano cantava Nuntereggae più, divertente parodia dell’Italia e dei suoi vizi pubblici e privati. Citava anche una serie di sigle; erano gli allora partiti politici.
Dopo quasi cinquant’anni quelle sigle politiche sono sparite, tanto che, se il compianto cantautore dovesse riscrivere oggi quel testo, probabilmente non riuscirebbe a mettere in fila altrettanti versi per comporre il suo simil-rap come nel ‘78. I nomi delle compagini elettorali ora sono più fantasiosi, ma meno musicali e forse questo cambiamento è merito, o demerito, anche della canzone di Rino Gaetano.
In compenso le sigle si moltiplicano in economia, in contabilità e nelle amministrazioni, così da creare una neo lingua incomprensibile ai non addetti ai lavori.
Ad esempio, parlando con le amiche del Movimento Valledora, abbiamo scoperto che esiste una cosa chiamata PTR. Si tratta del Piano Territoriale Regionale, in corso di discussione in Piemonte e a cui il Movimento Valledora ha contribuito inviando delle proprie osservazioni.
Alba Riva, Presidente del Movimento Valledora, ci spiega di cosa si tratta e perché è importante.
Che cos’è il PTR?
Il Piano Territoriale Regionale è lo strumento che individua le strategie e gli obiettivi per lo sviluppo del territorio regionale, indica le azioni da intraprendere per il loro perseguimento e ne affida l’attuazione, attraverso momenti di verifica e di confronto, agli enti che operano su scala provinciale e comunale.
Fornisce quindi gli indirizzi di pianificazione a cui si devono adeguare le Province e gli altri Enti Locali che sono in Piemonte.
A noi mortali sembrano questioni astratte. Perché dovremmo occuparcene?
Se non vogliamo abbandonare il territorio ai soli interessi privati che guardano al loro esclusivo guadagno immediato allora bisogna recuperare la capacità di indirizzo pubblico sul medio e lungo periodo e affrontare queste maledette sigle.
Noi, abitanti del basso Biellese, viviamo in un’area dove gli interessi privati hanno concentrato discariche, impianti per rifiuti e, infine, paventato un inceneritore. E’ nostro sacrosanto interesse che ci sia una pianificazione seria da parte degli enti pubblici.
Quindi cosa avete presentato alla Regione Piemonte il 12 agosto?
Il Movimento Valledora non va in vacanza, come da tradizione le scadenze sono a Natale e a Ferragosto, ed è sempre più difficile tenersi aggiornati ed informati circa le procedure. E’ evidentemente sempre più difficile partecipare. Sembra impossibile ma le scadenze per le osservazioni sulla pianificazione territoriale, di cui la Valledora ha gran bisogno, vengono poste in periodo di vacanza. Tutto chiude ma queste scadenze importanti cadono proprio, come in questo caso, il 12 di agosto!
Nonostante questo siamo riusciti a concordare con alcuni comuni della zona un documento recapitato per tempo alla Regione con le nostre osservazioni sul famigerato PTR.
Che cosa avete chiesto di inserire o cambiare nel nuovo Piano Territoriale Regionale?
Abbiamo chiesto di inserire il ‘fattore di pressione’ proprio per evitare, come è successo qui da noi, la concentrazione di impianti in una zona ristretta con il conseguente sommarsi e moltiplicarsi degli effetti sull’ambiente, sugli abitanti e sulle opportunità economiche dell’area. Abbiamo inoltre richiesto disposizioni più stringenti contro il consumo di suolo che, voglio ricordarlo, è uno dei fattori principali di produzione di CO2 e, quindi, dei cambiamenti climatici.
Quali sono le prossime mosse per liberare dalle cave e dai rifiuti la Valledora?
Il Piano Territoriale dà la possibilità di individuare zone specifiche per eseguire degli studi più approfonditi per emettere le opportune misure di tutela. Ci aspettiamo che la Regione Piemonte recepisca le nostre richieste, in modo che la Valledora venga individuata come una di queste zone. Presenta una situazione territoriale e ambientale molto critica ed è urgente l’emissione di un piano di tutela per la sua salvaguardia.
Sarà altrettanto importante che anche gli altri livelli amministrativi, Comuni, Province e Città Metropolitana, abbiano la stessa attenzione verso un’area fino ad ora sacrificata all’escavazione e all’impiantistica dei rifiuti.