Mentre i popoli della Confederazione del Sahel AES avanzano nella ricerca di maggior sicurezza, sovranità e indipendenza, le rappresentanze occidentali non sembrano rinunciare facilmente alle ricchezze d’Africa di cui beneficiano da tempo.

https://www.pressenza.com/it/2024/06/africa-nel-mirino-della-nato/

Nel mese di Luglio a Ouagadougou, si sono incontrati ampi settori della società civile (les forces vives de la nation) con i responsabili di governo del Burkina Faso, paese il cui nome in lingua locale significa: paese degli uomini integri.

https://it.wikipedia.org/wiki/Burkina_Faso

L’incontro si è svolto nel palazzo dello sport, un impianto di forma circolare che ricorda il locale “arbre a palabre”, l’albero della vita intorno al quale gli abitanti del villaggio africano si incontrano, per discutere di passato, presente e futuro.

https://www.facebook.com/palaisdessportsouaga2000/?locale=it_IT

Alla presenza di una folla che ha gremito il palazzetto, gli organizzatori hanno invitato il presidente del Burkina Faso Ibrahima Traore a prendere la parola davanti all’assemblea. Il discorso si è incentrato su tre argomenti: visione del mondo, liberarsi dal terrorismo e cantieri di emancipazione.

https://www.youtube.com/watch?v=7E6uzdGASVM&t=2815s

Citiamo alcuni punti con relativi commenti.

VISIONE DEL MONDO

Nel primo punto il presidente ha sintetizzato le conclusioni a cui il gruppo dirigente burkinabè è arrivato in 20 mesi di esperienze e contatti coi rappresentanti di vari paesi. In particolare ha interpretato la percezione che le elites occidentali e la NATO sembrano avere del mondo in generale e delle genti d’Africa in particolare.

”Le elites occidentali vedono il mondo come un triangolo, figura che spesso appare nei loro simboli di potere.

Nel vertice superiore del triangolo si trova “l’impero del bene”. Le elites occidentali percepiscono se stesse come il bene sulla terra e in quanto tale hanno diritto esclusivo di possedere le ricchezze del pianeta, di decidere sulle vite degli altri e di godere del benessere. L’intrinseca supremazia culturale ne farebbe il beneficiario naturale dei beni tangibili del mondo.

Nel primo vertice in basso del triangolo si troverebbe “l’impero del male”, che include chiunque non si allinei con l’impero del bene. Chi cerchi di resistere all’egemonia occidentale andrebbe isolato e neutralizzato. Paesi come Cuba, Siria, Cina, Corea del nord, Iran, Venezuela, Bolivia, Russia, Libia, Iraq, Vietnam, Afghanistan, Nicaragua, vengono a volte dipinti come asse del male, stati canaglia, legittimi bersagli di misure coercitive da parte dell’occidente con sanzioni, embargo, accerchiamenti militari, esclusioni dalle competizioni sportive internazionali, ecc.

https://www.limesonline.com/carte/la-collana-di-perle-delle-basi-militari-americane-14706349/

Nell’ultimo vertice in basso del triangolo le elites occidentali inquadrerebbero i popoli del sud, che considerano come un “impero degli schiavi”. Questi popoli non avrebbero diritto a beneficiare delle ricchezze, che la natura ha posto nel loro suolo. Avrebbero sviluppato un ridotto grado di civiltà e vengono quindi usati come forza lavoro, per realizzare i disegni dell’impero del bene. Vedi in tal senso la storica tratta degli schiavi dall’Africa verso le Americhe.”

https://it.wikipedia.org/wiki/Tratta_atlantica_degli_schiavi_africani

BASTA TERRORISMO

Nel secondo punto il presidente Traore ha sottolineato la necessità, di mettere fine alla guerra terroristica di cui sono vittima i popoli della Confederazione del Sahel (AES).

A partire dalla destabilizzazione della Libia ad opera della NATO nel 2011 fino ad oggi, i popoli di Mali, Burkina Faso e Niger sono aggrediti da infiltrazioni di gruppi terroristici, che seminano morte e mettono a repentaglio la sicurezza, la sovranità e la sopravvivenza stessa dei paesi del Sahel.

https://www.ilgiornale.it/news/mondo/mail-segrete-sulla-morte-gheddafi-1211662.html

La NATO da parte sua considera il Sahel come una regione strategica di importanza cruciale per il controllo delle ricchezze africane in particolare del Golfo di Guinea, riconosciuto come una delle aree più ricche di risorse naturali al mondo.

In Africa troviamo varie installazioni militari straniere. Tra queste la base droni statunitense 201 in Niger era finora uno dei punti nevralgici della strategia militare NATO.

https://en.wikipedia.org/wiki/Niger_Air_Base_201

In primavera 2024 il popolo del Niger attraverso il suo governo ha chiesto il ritiro della base USA 201 dal proprio territorio, considerando la sua presenza incompatibile con la sicurezza e sovranità dei cittadini. Secondo il portavoce del governo nigerino gli ultimi duecento operatori militari USA dovevano lasciare il territorio del Niger nella prima metà di Agosto.

https://www.youtube.com/watch?v=ki-PxQptT_khttps://www.youtube.com/watch?v=Xc-Ry_OhNyI

Ci sono vari espedienti con cui le elites occidentali esercitano la loro egemonia sulle ricchezze d’Africa. Uno di questi è individuare, avvicinare e appoggiare personaggi e gruppi politici africani inclini alla complicità e senza rèmore. Captano in particolare una tipologia di leaders disponibili ad assecondare il trasferimento di ricchezze africane verso i forzieri d’occidente in cambio di lauti privilegi personali e del proprio clan con ville in Svizzera e imbarcazioni in Costa Azzurra. Tutto a scapito delle legittime necessità dei rispettivi popoli.

Se la lista di possibili corrotti e corruttori risulta nutrita, va detto che queste irregolarità sono ormai sotto gli occhi di un numero crescente di persone in particolare dei giovani in Africa e nelle diaspora africane nel mondo.

Quando i governanti africani sono fedeli al destino del proprio popolo e non accettano le pretese egemoniche occidentali, subentrano verso i loro paesi procedure più drastiche. Appaiono gruppi terroristici di dubbia origine per destabilizzare, creare il caos e continuare a trasferire le ricchezze a basso costo dall’Africa verso le casseforti dell’impero del bene.

CANTIERI DI EMANCIPAZIONE

I popoli del Sahel di fronte al pericolo esistenziale descritto non si limitano ormai ad acquisire tecnologie militari da Turchia, Cina e Russia, aspettando le incursioni terroristiche per difendersi. Vedono nell’emancipazione attiva una migliore garanzia di sicurezza, sovranità e progresso.

Sono in marcia nei paesi del Sahel numerosi cantieri di emancipazione. Il presidente Traore ne ha evocati alcuni riguardanti il Burkina Faso:

– autosufficienza alimentare, dighe di irrigazione, appoggio iniziative popolari produzione agricola su vasta scala

– ampiamento della rete di strade, ferrovie, autostrade e linee aeree inter AES

– riconfigurazione urbanismo, salubrità e riduzione epidemie

– strutture sanitarie di prima urgenza specializzate, efficaci e decentralizzate, formazione e aumento del personale medico

– istruzione di qualità a tutti i livelli, in particolare la formazione professionale

– sovranità mineraria e nuovo codice estrattivo dell’oro per la creazione di riserve sovrane radicate

– revisione/aggiornamento di vecchie licenze e contratti estrattivi

– autosufficienza energetica, centrali termiche e nucleari

– potenziare e dinamizzare economia pubblica, convenzioni tra pubblico e privato, orientamento banche private verso appoggio a piccoli imprenditori con progetti di sviluppo socio-economico

– industrializzazione, trasformazione sul posto di ricchezze naturali in prodotto finito con relativo valore aggiunto, riduzione importazioni, apertura a vari partners commerciali, consumazione locale

– banca di investimento AES, fondo sovrano del Sahel

– coscientizzazione sul potenziale umano e minerario del Sahel

– spirito sovrano e patriottico in educazione civica fin dai primi livelli di istruzione, riconciliazione, dignità, autodeterminazione, evoluzione creativa delle migliori tradizioni millenarie africane

Dove trovare i soldi per questi progetti?

I paesi del Sahel con la revisione dei contratti di estrazione di uranio, oro, petrolio, bauxite, ecc. e il ri-orientamento degli introiti verso le casse dello stato al servizio del bene comune, potrebbero presto ritrovarsi con riserve considerevoli, sufficienti a finanziare i cantieri di emancipazione.

I popoli del Sahel sembrano uniti e animati oggi da uno spirito panafricanista rivoluzionario. Non provano particolare odio per nessuno e non cercano rivincite. Intendono lavorare liberamente con tutti i partners disponibili a farlo su una base di reciprocità. Aspirano a liberare il proprio potenziale, a recuperare la sovranità del proprio territorio e a scegliere liberamente il proprio destino.

Gli occhi di milioni di persone sono puntati sugli sviluppi nel Sahel, sperando che infine prevalga la bontà e la liberazione. I fenomeni psicosociali in atto potrebbero creare un effetto domino in tutto il continente.