Canzoni verticali con Alessandro Centolanza alla Trappa di Sordevolo.
La montagna sta vivendo una riscoperta. Il problema che ci dobbiamo porre è come riscoprirla.
Baby, sono gli effetti dei cambiamenti climatici!… ma non solo.
Siamo nella policrisi, i fattori delle trasformazioni sono complessi, le cause molteplici ma semplificando: quando fa caldo cerchi il fresco, quando senti che la vita è complicata cerchi il senso, quando ti manca la bellezza vai dove c’è e se hai bisogno di aria buona e di movimento metti gli scarponi e imbocchi il sentiero.
Sono tutte pratiche realizzabili ad alta quota, ma hai mai pensato se questo è quello che serve alla montagna e ai suoi (vecchi e nuovi) abitanti?
Nella società industriale la montagna si è trasformata da luogo di vita in meta turistica; per gli sport invernali durante l’inverno e per l’ escursionismo d’estate.
Negli ultimi anni, specie dopo il covid, il turismo montano sta crescendo e proprio a causa delle ondate di calore.
Dirò di più, c’è chi come Riabitare l’Italia pone la questione delle Migrazioni verticali, ovvero migrazioni climatiche che avverranno verso luoghi più freschi. Prevalentemente saranno spostamenti interni allo stesso Paese, dalle città alle vicine montagne, quindi calmatevi e non invocate la difesa del sacro suolo.
E allora vi propongo una esperienza, proprio per iniziare a capire insieme come accompagnare questo processo senza devastare per l’ennesima volta il territorio, senza estrarre valore da ciò che ci serve preservare il più possibile.
Alla Trappa di Sordevolo dal 13 al 15 settembre ci sarà un Corso residenziale per la scrittura delle canzoni. La Trappa è il posto giusto dove interrogarsi sul nostro rapporto con la montagna, fa parte di quegli ecomusei che con, la loro sola esistenza, recuperano saperi e culture materiali ed è a poco più di mille metri d’altezza in Valle Elvo, appena sopra a Biella.
La canzone è il modo più popolare per fare cultura, da sempre. Elaborarla in un corso per scriverne di nuove è proprio il modo migliore per riabitare la montagna, anche solo per pochi giorni. E, magari, possiamo anche provare a raccontare come farlo senza fare danni.
Del conduttore del corso, Alessandro Centolanza, ho già scritto nell’articolo Lo soffia il cielo, incontrandolo insieme a Pasolini, quindi qualità garantita.
L’invito, parafrasando l’ultima raccolta di scritti del Tavo Burat Parlé in salita, è quello di Canté in salita.
Parlé an salita” (ma in piemontese corretto si dovrebbe dire: parlé an montand) è il contrario di “lassé che l’eva la vaga a l’angiù” (lasciare l’acqua scendere per il suo corso): è il tentativo (ahimè, per lo più fallito… ma le cause perse sono un po’ la mia insegna!) di costruire degli sbarramenti lungo la discesa: è, soprattutto, non un scendere, ma un risalire. In cerca di sorgenti
Tavo Burat, 17 dicembre 2009
E per salvare noi stessi da noi stessi il futuro dovrà essere pieno di riscosse delle battaglie perse.
Ci vediamo il 13 alla Trappa.