(Riceviamo e pubblichiamo dalla agenzia stampa Interris.it)

L’inclusione di coloro che hanno una fragilità all’interno della società, ad ogni latitudine, si esercita attraverso gesti ed esperienze concrete che, indipendentemente dalle difficoltà di ognuno, mette al centro le persone.

L’esperienza di Aias Cetraro

Una delle tante esperienze realizzate in tal senso, si realizza a Belvedere Marittimo, un comune della provincia di Cosenza che si estende sulla costa tirrenica nel cuore della Riviera dei Cedri, a seguito dell’azione posta in essere dalla sezione Aias di Cetraro.

Qui sono state attuate diverse attività al fine di favorire la partecipazione delle persone in difficoltà ad ogni livello della società, tra queste “Sapori e Saperi”, che, nella sua opera, mette insieme l’inclusione sociale con la valorizzazione delle specialità culinarie del territorio, a cui si unisce anche un esempio di “Dopo di Noi”.
Interris.it, in merito a questa esperienza di inclusione e prossimità alle fragilità, ha intervistato Emiliana Belmonte, responsabile di “Sapori e Saperi”.

L’intervista

“’Sapori e Saperi’ nasce nel 2017 per volontà della sezione Aias di Cetraro, a sua volta attiva dal 1992.
Il presidente, dottor Maurizio Arci, ha voluto questo luogo per integrare i ragazzi che provengono da situazioni disagiate o con disabilità, i quali, imparando un mestiere affiancati alle figure professionali che lavorano in sala piuttosto che in cucina, imparano a vivere un contesto lavorativo, ma soprattutto acquisiscono delle competenze che permettono loro di rafforzare le loro capacità e poterle utilizzare successivamente nel mondo del lavoro.
Inoltre, in questo contesto, oltre vivere un’esperienza lavorativa imparano le nostre tradizioni e cerchiamo di trasmettere loro le ricette di un tempo, mettendoli in contatto con delle persone del luogo e facendo fare loro dei laboratori e delle attività specifiche.”

Tra queste ricette c’è quella dell’amaro “30 Nodi”. Di cosa si tratta?

L’amaro “30 Nodi” deriva da vecchia ricetta di Belvedere, insegnataci da una signora del luogo che poi abbiamo fatto nostra perché ci è piaciuta tantissimo ed è diventata uno dei prodotti di punta del nostro ristorante.
I ragazzi, in particolare, collaborano nelle attività di produzione, quindi, sia nelle fasi iniziali ma anche nella vendita, in quanto, raccontano la nostra esperienza e come nasce questo particolare amaro. Pertanto, partendo da una tradizione locale, svolgono un’esperienza di inclusione lavorativa che diventa un bagaglio di esperienza che possono spendere nel loro futuro.”

Nello stesso edificio di “Sapori e Saperi”, oltre all’esperienza di inclusione lavorativa, si porta avanti anche un esempio di “Dopo di Noi”. Com’è nato e come si sta sviluppando?

“La nostra esperienza di ‘Dopo di Noi’ è stata inaugurata nel 2008 ed è una casa-famiglia che ospita dodici ragazzi di età variabile i quali, arrivano qui da minorenni con disabilità gravi e, in alcuni casi, senza nucleo famigliare.
È una struttura di tipo residenziale in cui, gli stessi, ricevono delle cure e vengono seguiti nella quotidianità. Inoltre, il personale che li affianca, fa condurre loro delle attività esperienziali e cercano di rendere la loro vita il più serena possibile.
L’edificio in cui si trova risale al 1400 e, le esperienze svolte qui, sono fortemente coniugate al territorio e si creano sinergie con le associazioni del luogo in un ambiente che sia il più possibile familiare”.

Guardiamo al futuro: quali sono i vostri auspici per lo sviluppo di queste attività?

“La sezione Aias di Cetraro è una struttura in crescita.
Ultimamente si sta puntando all’apertura di una struttura sanitaria neuro riabilitativa che, in qualche modo, possa affrontare i problemi e i disagi presenti nel territorio e tra la popolazione.
Attualmente, mancano dei riferimenti medici per cui, la maggior parte delle famiglie che hanno problematiche per i propri figli nella sfera evolutiva, molto spesso, devono rivolgersi all’ospedale ‘Bambino Gesù’ di Roma.
Al Sud mancano strutture per la diagnosi e la cura, quindi, noi vorremmo creare qui un punto di riferimento per la cura delle patologie neurologiche nell’età evolutiva al fine di sopperire alle carenze attuali e diminuire il tasso di migrazione sanitaria.
Inoltre, dal punto di vista formativo, considerando la mancanza di figure professionali come i logopedisti e i fisioterapisti, si sta cercando di creare delle sinergie con l’Università della Calabria, al fine di inserire degli specifici corsi di formazione e, quindi, cercare di indirizzare i giovani che intendono formarsi verso queste figure professionali le quali, attualmente, sul territorio, sono molto carenti e non si riesce a sopperire alla domanda molto alta di prestazioni.
Ciò aumenta la migrazione sanitaria e, di conseguenza, i disagi per le famiglie per poter garantire le cure ai loro figli”.

In che modo, chi lo desidera, può supportare la vostra azione?

“Chi lo desidera, può aiutare la nostra azione in modo volontario, donandoci la sua presenza, passando dei momenti con i ragazzi, facendo delle attività con loro e creando ulteriori sinergie con la nostra struttura. Il sorriso che ci donano fa stare bene loro stessi ma anche chi ha la fortuna di condividere del tempo insieme.
Il mondo del sociale dovrebbe essere guardato con più attenzione e sensibilità, ma c’è ancora molto da fare. Nel nostro piccolo, ognuno può essere di supporto e, un’attenzione in più da parte di tutti, ci rende persone migliori e può fare da esempio per le istituzioni affinché ci sia maggiore impegno in tal senso. Molte volte, partendo dal basso, si può fare molto e, i gesti spontanei, sono i più belli e significativi”.