I BRICS crescono, ma i media nostrani li ignorano totalmente. Non ci sarà da sorprendersi quando al prossimo vertice di Kazan, in Russia, il 22 – 24 ottobre 2024, i paesi aderenti ai BRICS avanzeranno proposte e iniziative di una valenza economica e politica tale da poter scuotere nelle fondamenta il vecchio ordine geopolitico.
Negli ultimi otto mesi hanno tenuto decine e decine di conferenze e incontri preparatori a livello di governi, di parlamenti e di esperti su tutti gli argomenti di interesse globale.
Uno degli argomenti affrontati, quello monetario e finanziario, merita indubbiamente una maggiore attenzione per le sue inevitabili ripercussioni geopolitiche.
Anche quando si è discusso di cooperazione energetica, tecnologica, infrastrutturale, sanitaria, educativa o culturale, è sempre emersa la centralità del futuro assetto monetario e finanziario a livello internazionale.
Affermano di voler sviluppare la cooperazione interbancaria, fornendo assistenza alla trasformazione del sistema dei pagamenti internazionali con l’uso di tecnologie finanziarie alternative, ampliando l’utilizzo delle valute nazionali dei singoli paesi BRICS nel commercio reciproco.
Allo scopo i ministri delle Finanze e i governatori delle Banche Centrali sono stati incaricati di esaminare e relazionare a Kazan sull’uso delle valute locali e delle piattaforme di pagamento.
L’intento è chiaramente quello di rafforzare il proprio ruolo nel sistema monetario e finanziario internazionale.
Secondo gli ultimi dati, il commercio reciproco tra i paesi BRICS ha raggiunto quasi 678 miliardi di dollari l’anno. Allo stesso tempo, negli ultimi 10 anni, il commercio globale mondiale è cresciuto del 3% l’anno, quello dei BRICS con il resto del mondo del 2,9%, quello all’interno del gruppo dei BRICS del 10,7% annuo.
Nell’immagine sotto un grafico molto chiaro che quanto meno dovrebbe far riflettere.
BRICS - G7

BRICS – G7 a confronto

 

Per capire il processo è più importante analizzare il tasso di crescita annuo piuttosto che il valore globale.
Nonostante l’ostilità manifesta e crescente dei governi del mondo occidentale nei confronti dei BRICS, le candidature e le adesioni da parte dei più svariati paesi aumentano incessantemente.
Non tutti sono “in guerra” con il cosiddetto occidente, anzi, accade che mentre i nostri governi investono considerevoli risorse in armi e guerra, molti altri paesi aderenti ai Brics stanno massicciamente investendo in sviluppo, nel campo della ricerca, nell’ istruzione, nella sanità, in infrastrutture, nel rafforzare la cooperazione internazionale, gli scambi commerciali, culturali, tecnologici.
Ciò dovrebbe far riflettere senza pregiudizio alcuno.
Una valida spiegazione, la fornisce il Washington Post che, in un recente articolo, riporta che gli Usa hanno messo oltre un terzo del mondo sotto sanzioni. Non solo, ma ben il 60% di tutti i Paesi a basso reddito è sotto sanzioni statunitensi.
Siamo all’assurdo che vede oggi più di 15mila sanzioni economiche operative.
Il Washington Post rivela che diversi fra esperti e funzionari del governo statunitense hanno espresso forti dubbi sull’effettiva efficacia delle sanzioni, arrivando ad ammettere che esse sono diventate in pratica l’unico strumento attuato, quasi automatico, della politica estera Usa.
Ciò di riflesso ha indotto a sottovalutarne i danni collaterali di gran lunga maggiori rispetto ai benefici.
Il quotidiano americano sostiene che si sarebbe addirittura favorita la crescita di “un’industria delle sanzioni”, multimiliardaria, composta di studi legali, lobbisti e consulenti che si occupano esclusivamente di queste, che spingono sulle politiche sanzionatorie, arricchendosi così a scapito del reale interesse generale, conclude l’ articolo.
C’è poi il capitolo del fronte della guerra, dove i governi occidentali dietro direttive di USA e Regno Unito stanno praticamente investendo tutto il possibile senza di fatto ottenere niente, se non drenare le proprie fondamentali risorse, in vari conflitti, il cui esito non può che essere infausto.
Insomma diciamolo chiaro, i governi occidentali non solo stanno attuando politiche perdenti, ma da vero e proprio suicidio.