di Mohammad Nazrul Islam
A causa dell’apertura delle dighe di Dambur e Ghazaldoba in India, si sono verificate alluvioni lampo in 13 distretti del Bangladesh, tra cui Feni, Noakhali, Lakshipur, Comilla, Chandpur, Brammanbaria, Sylhet, Habiganj, Moulvibazar. Non si tratta di un disastro naturale, ma di un’alluvione creata artificialmente dall’India.
Foto di Mohammad Reaz Uddin.
Il Bangladesh ha 54 fiumi che comunicano con l’India, di cui 30 sono stati provvisti di dighe da quest’ultima. Secondo le convenzioni internazionali, un paese a monte non può mai arginare un fiume internazionale comune che danneggia il sistema fluviale del paese a valle. Il Bangladesh non riceve acqua, gli agricoltori non possono coltivare perché l’India “padrona” chiude le dighe durante la stagione estiva. Proprio durante la stagione dei monsoni, a causa delle dighe, la gente annega nell’acqua. È una politica indiana a doppio taglio. Il Bangladesh vuole l’amicizia con l’India, ma non il suo dominio” o meglio “un’amicizia basata sulla lealtà, sull’uguaglianza, e non sul dominio”.
L’India ha continuato a imporsi con il sostegno diretto della dittatrice Sheikh Hasina (ex-primo ministro del Bangladesh), ma dopo che gli studenti di questo Paese hanno mostrato la loro riprovazione a Hasina, anche il Bangladesh condannerà il dominio indiano. Con questo atteggiamento aggressivo dell’India, il sentimento anti-indiano sta crescendo in tutto il Bangladesh.
Il Bangladesh sta assistendo a un’altra situazione inimmaginabile da quando sono iniziate le alluvioni. Quando gli studenti hanno chiesto supporto per aiutare le vittime colpite dalle alluvioni, fiumane di bengalesi sono accorse all’appello offrendo tutto ciò che avevano. L’amore della gente è stato accolto a livello centrale nel Centro degli Studenti ed Insegnanti dell’Università di Dhaka.
Foto di Social Media.
L’amore per il proprio Paese, per la gente nel momento del bisogno, non andrà perso! Ci condurrà sulla strada del raggiungimento della vera autosufficienza.
Traduzione dall’inglese di Maria Sartori. Revisione di Thomas Schmid.