Ogni 29 agosto si celebra la Giornata Internazionale contro i test nucleari per ricordare il Trattato per la messa al bando totale dei test nucleari (CTBT). Questo anniversario rappresenta il riconoscimento globale del danno catastrofico dovuto agli armamenti nucleari. Nel dopoguerra, negli anni ’50 e ’60, e nonostante l’attacco nucleare a Nagasaki e Hiroshima, la devastazione delle centinaia di testate atomiche fatte esplodere come esperimenti nucleari compiuti da Russia, Stati Uniti, Francia, Cina e altri Paesi produsse conseguenze irreparabili. L’alta incidenza di mutazioni genetiche ha reso trasmissibili gli effetti più devastanti di queste radiazioni, e ancora oggi le seconde e ormai le terze generazioni subiscono le conseguenze della politica nucleare del passato. Uno dei molti esempi, può essere la situazione che si presenta nelle isole Marshall, luogo del più grande test nucleare che gli Stati Uniti abbiano mai effettuato.
Fu proprio a fronte di questa devastazione che la Repubblica del Kazakistan avviò alle Nazioni Unite la prima risoluzione in direzione del trattato, insieme a un gran numero di sponsor e co-sponsor e in particolare nel giorno della commemorazione della chiusura del sito di test nucleari di Semipalatinsk, il 29 agosto 1991. Il Trattato fu poi adottato dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 10 settembre 1996. Attualmente lo hanno firmato e ratificato 178 nazioni, ma non può entrare in vigore perché, (oltre a mancare all’appello ancora 28 Paesi che non l’hanno né firmato né ratificato), sono necessarie le ratifiche di tutti i 44 Stati elencati nell’annex 2 e ancora non sono presenti India, Pakistan, Iran, Israele, Cina, Corea del Nord, Egitto e Stati Uniti.
Tutto è nato per caso dieci anni fa, scoprendo che a Casciago, in provincia di Varese, da più di 14 anni stava crescendo un Hibakujumoku di Nagasaki, una delle piante figlie dell’esemplare sopravvissuto all’attacco atomico del 1945, che era riuscito a riprendersi e continuare a trasmettere il suo profondo messaggio di rinascita e di vita. Da pochi anni era anche nata Green Legacy Hiroshima, l’associazione che attraverso i volontari raccoglie i semi degli alberi sopravvissuti a Hiroshima (176) e li distribuisce nel mondo attraverso i suoi partner. In Italia il progetto è portato avanti da Mondo senza Guerre e senza Violenza e Pefc Italia, ma tutto ebbe inizio a Comerio, una località poco distante da Casciago.
I primi semi erano arrivati a un’associazione amatoriale botanica, Utopia tropicale, che li metteva a dimora con i bambini della locale scuola primaria e poi li seguiva per i primi anni della loro crescita.
Ispirandoci a questi Alberi della Pace, alcune associazioni del Varesotto e dell’Alto Verbano hanno iniziato a incontrarsi per ricordare l’anniversario dell’olocausto atomico proprio nel giardino dove esiste la serra all’interno della quale Utopia tropicale custodisce i preziosi esemplari.
Anche quest’anno gli attivisti hanno deciso di incontrarsi per ricordare Hiroshima e Nagasaki, ma hanno voluto anche fare memoria della Giornata Internazionale contro i test nucleari, alla vigilia della Terza Marcia Mondiale per la Pace e la Nonviolenza, che partirà tra 32 giorni partirà da San Jose in Costa Rica e dopo aver toccato tutti i continenti li rientrerà il 5 gennaio 2025. Si è ribadito la forte determinazione a raggiungere l’obiettivo del disarmo nucleare, ma anche l’importanza della Nonviolenza attiva nella nostra vita quotidiana. Per questo è fondamentale la cultura nonviolenta, soprattutto in ambito educativo e universitario. L’incontro si è concluso con la lettura dell’impegno etico (1) dove ognuno dei presente si è impegnato a “non usare mai nella vita le conoscenze ricevute e gli apprendimenti futuri per opprimere gli esseri umani, ma al contrario per applicarli per la loro liberazione”. (2)
(1) https://theworldmarch.org/it/impegno-etico/
(2) https://fb.watch/uhC0gw8bV4/