Visto che siamo in tempi di Olimpiadi è bene ricordare uno degli sport nazionali più in voga da sempre: guardare le persone dal buco della chiave o origliare da dietro la porta.
Con le nuove tecnologie è tutto molto più semplice, intercettare è alla portata del magistrato di turno o di chi per il ruolo che riveste è facilitato nel compito.
L’ultimo caso che sta sollevando il solito clamore mediatico e il relativo linciaggio è il colloquio tra Nicola Turetta e suo figlio Filippo, in carcere per avere ucciso Giulia Cecchettin.
In teoria chi va a trovare un proprio congiunto o amico/a in un penitenziario dovrebbe godere della dovuta privacy, il dialogo è strettamente privato.
In teoria … Infatti chissà come mai le frasi dette dal genitore sono state pubblicate nei giornali, riprese con enfasi dalle tv.
Insomma la lapidazione è scattata immediatamente visto che stiamo parlando di un delitto che ha colpito enormemente l’opinione pubblica.
Nicola Turetta ha poi spiegato che quel tipo di dichiarazioni erano dovute alla preoccupazione del possibile secondo tentativo di suicidio del ragazzo.
Evidentemente non si tratta di giudicare il tenore delle cose dette che rientrano nella sfera privata come dovrebbe essere pacifico, ma dell’ennesima violazione dei diritti e delle garanzie del singolo o della singola.
Ancora una volta i nostri mass media hanno brillato per la loro strutturale capacità, salvo eventuali eccezioni, per buttarsi a capofitto nello più spudorato e indecente sciacallaggio come ci hanno tristemente abituati da decenni.
Basta riannodare il nastro della cronache italiche di decenni: dal caso Braibanti al “mostro Valpreda, il catalogo è pieno di casi emblematici, e spesso coinvolge semplici cittadini.
Inoltre se la vicenda giudiziaria interessa il politico di turno la gogna è assicurata e il garantismo è ad intermittenza, dipende dallo schieramento di appartenenza.
Non parliamo poi se a finire sotto le grinfie della “giustizia” sono militanti dei movimenti non c’è problema, i diritti sono bellamente ignorati, non parliamo degli immigrati…
La verità è che quel cencio di Stato di diritto, nell’accezione classica liberale, che esisteva un tempo è ormai andato a farsi benedire, e quello che si è affermato sempre più e uno “Stato di diritto privato”, intendendo per “privato” non la persona in carne ed ossa e il famoso habeas corpus, ma il “Mercato” e tutti gli interessi che vi gravitano intorno.
Le garanzie, i diritti di vario genere, democratici, sociali, politici, di genere, vengono massacrati dallo Stato, appunto, che svolge il ruolo di garante dei meccanismi economici e finanziari finalizzati al profitto, la logica economica è centrale e tutto il resto non esiste.
Del resto a proposito di carcere e di diritti basta vedere ciò che sta accadendo nelle patrie galere per rendersi conto del contesto in cui ci troviamo a vivere.
Tornando al caso in questione Paolo Crepet, psichiatra star che i mass media se li deve tenere buoni visto che è un noto frequentatore di salotti televisivi, sul Corriere della Sera afferma di provare “pietas” verso Turetta padre, ma sul voyerismo dei giornali afferma: Ma poi cosa vuol dire voyeurismo? Questi elementi fanno parte dell’analisi familiare, emotiva e relazionale da cui nasce il delitto, come nacquero vent’anni fa Cogne e Novi Ligure e prima ancora Pietro Maso.
Questi aspetti vengono a galla dai dettagli, dai colloqui, dalle reazioni.
Servono a capire, a contestualizzare». E cosi nel “contestualizzare” Crepet ha “contestualizzato” la sua prossima comparsata televisiva.