Ventuno anni di attività culturali e di impegno sociale sul territorio non possono essere cancellati con un’operazione di polizia. Dopo lo sgombero di 10 anni fa da Via Bertani da uno stabile che fu “svenduto” dal Comune a privati ( per restare in completo abbandono da allora) , il Laboratorio sociale autogestito Buridda è di nuovo senza una sede idonea.
L’esperienza del Buridda ha dimostrato come uno spazio dimenticato dalle istituzioni possa essere strappato all’abbandono e diventare un bene da restituire a tutta la collettività: questo è stato il laboratorio sociale occupato e autogestito Buridda. Così l’ex Magistero, di proprietà dell’Università di Genova, nel tempo è diventato uno dei più importanti punti di aggregazione giovanili cittadini e al tempo stesso ha rappresentato una forma spontanea di rigenerazione urbana.
Nei mesi scorsi il Rettore ha esposto al Collettivo del Buridda i piani dell’Università sull’immobile che avrebbero portato allo sgombero. Il Collettivo aveva ribadito la sua determinazione a continuare la propria attività in assenza di proposte alternative concrete.
Si è così arrivati allo sgombero con la forza pubblica con uno spiegamento di forze imponente a fronte di nessuna forma di resistenza violenta da parte del Collettivo.
La richiesta principale era quella di individuare una soluzione che potesse garantire la continuità delle attività svolte. E ancora oggi resta prioritaria la ricerca di uno spazio alternativo dove continuare a svolgere attività sociali e culturali per il quartiere.
La città di Genova non può permettersi di perdere un altro luogo di aggregazione sociale autogestita come già avvenuto in altri casi negli anni recenti.
Il Laboratorio sociale autogestito Buridda deve continuare a vivere per la città di Genova”