Martedì 2 Luglio, pomeriggio. Tra i gruppi di solidarietà gira velocemente la notizia: “Leonard Peltier resta in carcere, la commissione ha deciso così”.

Qualcuno non ci crede, spera di non aver tradotto bene dall’inglese.  Purtroppo arrivano le conferme. Ci abbattiamo: come fossimo birilli, andiamo giù uno dopo l’altro. Tutti pensiamo a una cosa: “Cosa succederà ora a Leonard?”. Erano anni, dalla fine del mandato di Obama, che non si era andati così vicini alla sua scarcerazione, e l’ottimismo era parecchio. Ma si sapeva anche che due giorni prima del 10 giugno, giorno in cui si riuniva la commissione, il capo dell’FBI aveva scritto una lettera: “Spiacenti, ma quell’uomo deve restare in galera”.

Speravamo, poveri illusi, che la commissione potesse essere più forte, meno ricattabile di un presidente, e invece no. Qualcuno ha parlato della possibilità di fare ricorso contro la decisione della commissione, ma i dubbi restavano.

Nulla, non bisogna perdersi d’animo, bisogna riattivarsi subito e più di prima e mandare un messaggio forte. Così ieri a Milano viene convocato un presidio di 10 ore filate davanti al Consolato USA: dalle 10 alle 20. E alla domanda della Digos “Non vi sembra tanto?” la risposta è stata: “Non vi sembrano tanti 49 anni??”.

Alla fine anche la questura capisce l’urgenza, conosce da tempo il comitato di solidarietà con Leonard Peltier, sa quanto ha fatto e immagina quanta possa essere la rabbia attuale.

Così mercoledì 4 luglio, quando negli Usa si festeggia il giorno dell’Indipendenza, si è gridato, cantato, è stata raccontata questa vicenda pazzesca a tutti e tutte coloro che passavano, rivolti ad un edificio dal quale spuntava quella bandiera a stelle e strisce, simbolo di una prepotenza diffusa in più di mezzo mondo. Silvia Zaru ha cantato meravigliosamente. Decine di persone sono passate nell’arco della giornata, anche il vecchio Basilio Rizzo.

Ora, per cominciare, abbiamo davanti una data per la quale è necessario prepararsi al meglio: il 12 settembre, quando Peltier compirà la bellezza di 80 anni. Un’altra sarà la probabile fine del mandato di Biden, che porta con sè la possibilità di gesti di “clemenza” nei confronti dei prigionieri di lungo corso.

Ma fondamentale sarà far vedere e sapere a Leonard che non molliamo e che lui cerchi di fare lo stesso, che sappia che non gliela daremo vinta e che grideremo per sempre, con tutta la nostra forza, vada come vada: “Vergogna FBI, vergogna governo degli Usa, la vostra sete di vendetta è solo il segnale della vostra miseria e debolezza”.

Anche Amnesty ha rilanciato la sua campagna, tutto serve: tutto. Solo il silenzio cancella verità e giustizia.