Giunto questa mattina in visita ufficiale in Italia, il presidente di Israele Isaac Herzog, dopo la tappa al Quirinale ha dichiarato: “Grazie, Signor Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, vero amico dello Stato d’Israele, per la calorosa accoglienza al Quirinale stamattina. Apprezziamo il rapporto unico tra Israele e Italia, soprattutto in questi giorni. Grazie per la conversazione aperta e onesta su una serie di tematiche. La ringrazio per la Sua chiarezza morale e per il Suo essere al nostro fianco, mentre ancora continuiamo ad affrontare gli artigli del terrorismo dell’impero del male mossi da Teheran, e mentre lavoriamo instancabilmente per far tornare le nostre care e i nostri cari rapiti dalla prigione a Gaza.”

Per il presidente Herzog gli inviti alla moderazione del Presidente Mattarella, che lo sprona a lavorare per la soluzione “due popoli, due Stati”, sono parole al vento. Questo è ormai lo sterile leitmotiv della politica estera italiana, a cui non segue nessun fatto concreto, ossia il riconoscimento dello Stato di Palestina e opportune sanzioni nei confronti di Israele, che continua la politica di colonizzazione dei territori occupati.

Per la quarantina di manifestanti che hanno risposto all’appello a manifestare la propria indignazione lanciato dal Coordinamento di Solidarietà con la Palestina, non c’è alcun dubbio: lo Stato Italiano si fa sempre più complice attivo del genocidio del popolo palestinese, con una politica di interscambi economici a tutti i livelli, dalle Università all’industria bellica. Al di là delle chiacchiere e del fumo, utile a tranquillizzare l’opinione pubblica, il sostegno a Israele è totale e nei fatti incondizionato.

La bandiera israeliana issata a Palazzo Chigi e al Quirinale, mentre è ancora in corso il genocidio, fa infuriare i manifestanti del presidio che inizia a prendere forma a partire dalle 10 di questa mattina, giovedì 25 luglio 2024. Una scena che fa scendere un velo di dolore sugli occhi e sul cuore di Yousef Salman, presidente della comunità palestinese di Roma e del Lazio, cittadino italiano come tanti palestinesi in esilio, che si sente tradito, dopo decenni di lotte e di piccoli passi in avanti, dalla sua seconda patria.

Un imponente schieramento di poliziotti in tenuta antisommossa relega il presidio nella Galleria Alberto Sordi che per l’occasione viene in gran parte chiusa dalle cancellate, con l’effetto gabbia per chi protesta.

Possiamo dire che il presidio è stato dignitoso, soprattutto se si considera che la convocazione è arrivata la sera precedente, fuori dai tempi minimi di preavviso previsti dal Testo Unico di Pubblica Sicurezza, tanto che poteva anche essere sciolto e vietato. Per di più che si è svolto di giovedì mattina, in orario di lavoro per molti e in periodo di ferie per tanti altri, senza il supporto di nessun partito o sindacato, ma solo da gruppi di base come AssoPacePalestina, Gazzelle e altri simili.

Incontro tra i manifestanti Salvo, il professore accusato da alcuni sionisti, che ha lottato per affermare la sua libertà di insegnamento riguardo all’oppressione del popolo palestinese e alla fine è stato scagionato dagli ispettori mandati dal ministero: parlare del genocidio a scuola non ha nulla a che fare con l’antisemitismo. Salvo mi invita a intervenire e, per solidarietà nei suoi confronti, ci metto la faccia, anche se so bene che prendere la parola durante una manifestazione non autorizzata può significare guaì.

Allora mi rivolgo alle forze dell’ordine perché riportino ordine in piazza arrestando, appena uscirà da Palazzo Chigi, il presidente Herzog, che è tra i principali responsabili del genocidio del popolo palestinese. Ora ditemi voi: è più assurda la mia richiesta, o il fatto che non venga presa in considerazione?

A Natale Herzog firmò alcune bombe che vennero lanciate su Gaza con tanto di dedica personale; non credo serva aggiungere altro.