La questione della casa rappresenta senza alcun dubbio un elemento chiave per la condizione delle famiglie, specialmente in presenza di figli. L’ISTAT ha certificato 983mila famiglie povere in affitto, che rappresentano il 45% di tutte le famiglie povere, con un’incidenza di povertà assoluta del 21,2% contro il 4,8% di quelle che vivono in abitazioni di proprietà. Affitti che continuano a salire diventando per le famiglie in povertà sempre più insostenibili.

Nel secondo trimestre del 2024, il tasso di sforzo per affittare una casa è cresciuto del 2,6%: la percentuale di reddito familiare necessaria per l’affitto di un’abitazione con due stanze da letto è aumentata dal 27,5% nel secondo trimestre del 2023 al 30,1% nello stesso periodo del 2024. Lo ha evidenziato un recente studio pubblicato da idealista. Resta stabile, invece, il tasso di sforzo per l’acquisto, attestandosi al 19,5%, invariato rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.

La città di Massa è quella dove la percentuale di reddito familiare da destinare all’affitto è la più alta, con il 46,6%, ma anche in altre città la percentuale è molto alta: a Venezia il 41,8%, a Napoli il 41,2%), a Milano il 38,9%, a Firenze il 37,7% e a Roma il 37,3%. Città in cui le richieste dei proprietari superano la soglia di un terzo del reddito familiare speso per l’abitazione. Dietro i principali mercati, anche Como (35,9%), Vicenza (34,1%), Verbania (34%) e Rimini (31,7%) si posizionano sopra la media del periodo. Negli altri capoluoghi, lo sforzo economico per la locazione è inferiore alla media nazionale, con percentuali che variano dal 29,6% di Latina al 13,1% di Biella e Terni, le città più economiche in rapporto alle possibilità degli inquilini.

Nel secondo trimestre, la maggior parte dei centri monitorati ha registrato aumenti, con variazioni che vanno dal 9,8% di Vicenza allo 0,4% di Foggia. Tra questi, Napoli (7,3%), Trieste (5,6%), Firenze (5,1%) e Cagliari (4,9%) hanno segnato gli incrementi più rilevanti. Altri 13 capoluoghi hanno superato la media nazionale degli aumenti, fissata al 2,6% annuo, tra cui Bari (4,2%), Roma (3,7%) e Genova e Catania (entrambe con un aumento del 3%). Milano, invece, in controtendenza ha registrato un calo del tasso di sforzo per l’affitto dell’1,5%, così come altri 30 capoluoghi, tra cui Venezia (-2,8%) e Bologna (-1,7%), hanno mostrato una diminuzione del tasso di sforzo. Le riduzioni più significative si sono verificate a Messina (-5,1%), Bolzano (-7,6%) e Massa (-8,4%).

In totale, sono ben 23 le province dove i canoni di affitto superano il 30,1% del reddito amiliare, la media nazionale secondo lo studio, vale a dire circa un terzo del reddito netto mensile, soglia massima consigliata dagli esperti. Ravenna e Rimini, entrambe con un tasso di sforzo del 59,4%, seguite da Lucca con il 54,9%, sono le province dove le famiglie devono sostenere il maggior impegno economico per affittare un immobile. Milano si posiziona al sesto posto con il 43,7% e Roma all’ottavo con il 38,5%. Biella (13%), Alessandria (13,6%) e Terni (13,8%) sono invece le province con i tassi di sforzo più bassi tra quelle analizzate.

Per ciò che attiene allo sforzo per l’acquisto, nel secondo trimestre del 2024, in 34 capoluoghi italiani il tasso di sforzo per l’acquisto di una casa supera la media nazionale del 19,5%, ma soltanto in 5 casi lo sforzo finanziario per un trilocale va oltre la soglia di guardia di terzo del reddito raccomandato dagli esperti, come accade a Venezia (39,5%), Milano (35,8%), Bolzano (35,1%), Napoli (34,6%) e Rimini (33,3%). Roma (28%) si colloca al nono posto del ranking, mentre Aosta, con il 19,5%, si allinea alla media nazionale. Le altre 71 città capoluogo registrano valori inferiori, dal 19,3% di Lecco fino al 6,6% di Biella, dove l’impegno economico per l’acquisto è il più basso in Italia. Il tasso di sforzo per l’acquisto è aumentato in 49 capoluoghi su 107 rispetto all’anno scorso. I maggiori incrementi sono stati registrati a Vicenza e Verbania (2,7%), Napoli (2,4%), Trieste (2,3%) e Pordenone (2%). Altri aumenti annuali sono compresi tra l’1,8% di Macerata e lo 0,1% di Frosinone e Reggio Calabria. A Torino e Ancona il tasso di sforzo è rimasto invariato rispetto al 2023. In controtendenza, Roma ha visto un calo del tasso di sforzo dell’1,1%, mentre Milano ha registrato una diminuzione del 3,7%. Altri 53 capoluoghi hanno registrato cali, con Bolzano che ha segnato la variazione più significativa (-7,1%).

Nel contesto provinciale, Bolzano registra il tasso di sforzo più alto (38,9%), seguita da Imperia (34,7%), Savona (34,3%) e Rimini (33%). In altre 33 province, il tasso di sforzo supera la media nazionale del 19,5%, con Napoli (29,6%), Venezia (26,9%), Milano (26,5%), Firenze (25,2%) e Roma (25%) che richiedono il maggiore impegno economico. Invece, 69 province hanno un tasso di sforzo inferiore alla media nazionale, variando dal 19,4% di Caserta al 5,1%, il più basso in Italia.

Intanto, le scelte del Governo Meloni fino ad oggi non sono state in grado di intervenire in modo strutturale per affrontare e risolvere il crescente disagio abitativo. E men che mai con il cosiddetto Decreto “Salva Casa”. Come ha denunciato il SUNIA: “La legge “Salva Casa”, di fatto una mega sanatoria ed un condono “mascherato”, non ha nulla a che spartire con il preannunciato “Piano Casa” di cui non si vede traccia mentre i Comuni, alle prese con l’emergenza abitativa, non potranno anche per il 2024 attingere risorse dai fondi di sostegno all’affitto e per la morosità incolpevole non rifinanziati dal Governo sia per l’anno 2023 che per l’anno 2024. È inaccettabile che, mentre l’emergenza abitativa si acuisce, non vengano stanziate adeguate risorse e permangano ritardi e inadempienze per gli stanziamenti provenienti dall’Europa per i piani di recupero, il risanamento e l’efficientamento energetico dell’edilizia pubblica, a partire dallo stanziamento di 1miliardo e 381mila euro sul RepowerEU da ripartire entro settembre 2024. Un’urgenza sottolineata da fatti reali, come la tragedia delle Vele di Scampia.

Qui per approfondire: https://www.idealista.it/news/immobiliare/residenziale/2024/07/24/182325-tasso-di-sforzo-l-affitto-mangia-il-30-per-cento-del-reddito-delle-famiglie