A seguito di un’udienza iniziata il 10 giugno, la Commissione federale statunitense per la libertà vigilata ha respinto la richiesta presentata da Leonard Peltier, prigioniero nativo-americano di quasi 80 anni, in carcere da poco meno di mezzo secolo.

Una decisione che è suonata come un affronto alla giustizia. Continuare a tenere Peltier dietro le sbarre è un affronto ai diritti umani: ci sono dubbi ancora irrisolti sull’equità del processo, ha trascorso quasi 50 anni in carcere, sta raggiungendo gli 80 anni di età e soffre di diversi problemi di salute, gravi e cronici. La Commissione avrebbe dovuto garantirgli la libertà e fargli trascorrere ciò che resta della sua vita all’interno della sua comunità e circondato dai suoi cari.

Leonard Peltier, attivista nativo-americano e militante dell’American Indian Movement, è stato condannato per l’omicidio di due agenti dell’Fbi avvenuto nella riserva indiana di Pine Ridge. Ha sempre sostenuto di essere innocente.

La richiesta di libertà vigilata era stata già respinta nel 2009. Quella del 10 giugno è stata, con ogni probabilità a causa dell’età di Peltier, l’ultima possibilità.

La richiesta di grazia è sul tavolo del presidente Biden, che si è impegnato a emettere provvedimenti di clemenza o di commutazione durante il suo mandato piuttosto che alla sua fine.

Insieme ad Amnesty International, chiedono la scarcerazione di Peltier nazioni e capi tribali, membri del Congresso, ex agenti dell’Fbi, Premi Nobel per la Pace e l’ex procuratore federale James Reynolds, il cui ufficio si occupò del processo e del successivo appello.

Amnesty International segue da vicino la vicenda di Peltier da molti anni: nel 1977 inviò osservatori al processo e in seguito avviò una campagna in suo favore. Recentemente, aveva scritto alla Commissione federale per la libertà vigilata raccomandando una decisione favorevole.