L’uso eccessivo e sistematico della detenzione amministrativa priva le persone migranti e richiedenti asilo dei loro diritti alla libertà e dignità. È quanto emerge da una nuova ricerca di Amnesty International intitolata “Libertà e dignità:osservazioni sulla detenzione amministrativa delle persone migranti e richiedenti asilo in Italia” che denuncia come queste ultime vengano illegalmente private della loro libertà in centri di detenzione che non rispettano gli standard internazionali.
Nel 2023 il governo italiano ha adottato nuove misure per espandere l’uso della detenzione amministrativa nel sistema migratorio, tra le quali la costruzione di nuovi centri per il rimpatrio e l’estensione del periodo massimo di detenzione a 18 mesi e “procedure di frontiera” per le persone richiedenti asilo provenienti da “paesi sicuri”: queste ultime comportano la detenzione automatica delle persone in base alla loro nazionalità, in contrasto con il diritto internazionale, che richiede invece una valutazione individuale.
Alla luce di questi sviluppi e delle segnalazioni costanti circa le condizioni di detenzione e trattamento al di sotto degli standard, nell’aprile 2024 Amnesty International ha visitato due centri di detenzione: quello di Ponte Galeria a Roma e quello di Pian del Lago a Caltanissetta. La delegazione di Amnesty International ha incontrato persone provenienti da vari stati, tra i quali Tunisia, Iran, Georgia, Marocco, Perù, Egitto, Gambia e Cina. Il resoconto della missione dettaglia i risultati delle visite e mette in evidenza le informazioni raccolte attraverso incontri con autorità, avvocati e rappresentanti delle organizzazioni della società civile.
Amnesty International ha inoltre riscontrato che le condizioni all’interno dei centri non sono conformi alle norme e agli standard internazionali applicabili. La detenzione amministrativa deve essere funzionale e proporzionata, non punitiva. Tuttavia, i centri visitati da Amnesty International sono apparsi estremamente restrittivi, spogli e carenti dal punto di vista igienico-sanitario. Le persone non possono muoversi liberamente, nemmeno all’interno delle strutture. Per farlo, necessitano dell’autorizzazione e dell’accompagnamento da parte degli agenti della polizia. I mobili e la biancheria sono estremamente basilari, con materassi in lattice collocati su letti di cemento.
I bagni sono in pessime condizioni, talvolta senza porte. Gli interruttori della luce vengono accesi e spenti dalle guardie e le finestre sono ermeticamente chiuse. I cellulari personali sono proibiti. Queste condizioni violano il diritto alla dignità delle persone e devono essere migliorate dalle autorità italiane. I progetti di costruzione di nuovi centri in Italia, insieme all’introduzione di procedure di frontiera obbligatorie ai sensi del Patto dell’Unione europea su migrazione e asilo e l’imminente attuazione dell’accordo Italia-Albania, rendono ancora più urgente agire per prevenire ulteriori violazioni del diritto internazionale che interesseranno un numero crescente di persone.
Scrive Amnesty International: “Come chiunque altro, le persone che arrivano in Italia in cerca di asilo o di migliori opportunità per sé e per le loro famiglie devono poter beneficiare di una presunzione legale di libertà, il che significa che il godimento della libertà personale deve rimanere la condizione di base. Anche quando le persone arrivano in modo irregolare o non hanno lo status migratorio necessario per rimanere nel paese in modo regolare, non dovrebbero mai essere criminalizzate o trattate come una minaccia per la pubblica sicurezza. Il loro diritto alla libertà può essere limitato solo in circostanze specifiche ed eccezionali, che devono essere chiaramente prescritte dalla legge, strettamente giustificate da uno scopo legittimo, e attraverso misure che siano provatamente necessarie, proporzionate e non discriminatorie. Quando le persone sono private della libertà, devono essere trattate con umanità e nel rispetto della loro dignità.”
Amnesty International nel suo documento rivolge alcune raccomandazioni al ministero dell’Interno, al ministero della Salute, al ministero di Giustizia e al Parlamento. A quest’ultimo, in particolare, chiede di: “Garantire, anche attraverso la modifica dell’articolo 6, comma 3, del decreto legislativo 142/2015, che le persone che richiedono la protezione internazionale dopo essere state trasferite in un Cpr mantengano il diritto alla libertà personale in attesa della definizione del loro status; modificare la legislazione per ridurre la durata massima della detenzione amministrativa per le persone in stato di migrazione irregolare che devono essere espulse; modificare la legislazione per garantire che la legittimità e la durata della detenzione siano valutate accuratamente da un organo giudiziario composto da giudici professionisti piuttosto che da giudici onorari; garantire che il trattenimento a fini di identificazione delle persone prive di documenti appena arrivate sia adeguatamente disciplinato dalla legge, anche modificando l’articolo 6, comma 3bis, del decreto legislativo 142/2015, e che si concluda nel più breve tempo possibile; abolire il reato di immigrazione irregolare, di cui all’articolo 10-bis del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286; migliorare la tutela dei diritti delle persone detenute, ad esempio modificando la legislazione per assegnare le funzioni di vigilanza sulle condizioni di detenzione a un organo giudiziario, al quale le persone detenute possano presentare reclami per la tutela dei loro diritti.”
Qui “Libertà e Dignità”, le osservazioni di Amnesty International sulla detenzione amministrativa.