“Credo che sia nel miglior interesse del mio partito e del paese lasciare la corsa e concentrarmi esclusivamente sull’adempimento dei miei doveri di presidente per il resto del mio mandato.” – così ha dichiarando Joe Biden, decidendo di ritirarsi dalla corsa alle elezioni presidenziali dopo aver detto che lui sarebbe stato l’unico candidato. Semplicemente le lobby del Partito Democratico hanno fatto pressioni affinché lui si facesse da parte per non peggiorare la già malandata immagine dell’America.
Nonostante ciò i media mainstream occidentali, in questi giorni, hanno osannato più volte il presidente democratico uscente affermando che – se è vero che non aveva chiaramente più la capacità di tenere lucidamente un discorso pubblico e sulla politica estera ha più volte perso la bussola – “non si possono dimenticare” le “cose positive”:
– aumento del salario minimo (in una economia che è fondata sul taglio del welfare state)
– rientro negli accordi sul clima (in un Paese che è l’esempio d’inquinamento per tutto il pianeta sia per la sua impronta ecologica sia perché consuma più del 70% delle risorse del pianeta);
– taglio dei prezzi degli inalatori di asma e insulina (in uno Stato in cui la sanità è interamente privata e basata sul fondi assicurativi);
– azzeramento del debito studentesco;
– interruzione delle politiche di separazione familiare al confine con il Messico;
– difesa delle istituzioni democratiche da Donald Trump.
Non solo. Queste “grandi conquiste”, secondo i suoi sostenitori neoliberal, sarebbero avvalorate dal fatto che “in un mondo in cui mai nessuno è in grado di dire basta e di fermarsi, lui l’ha fatto. Con un passo indietro altruista e coraggioso, nell’interesse del Paese. L’esatto contrario di Donald Trump”. In realtà, oltre al fatto che è stato obbligato a farsi da parte, la politica di Biden è stata devastante su molteplici punti.
Innanzitutto possiamo confermare che è stato fedele all’Agenda del suo segretario di Stato Anthony Blinken proclamata nel febbraio 2021 in cui già c’era la volontà di armare più ingentemente Kiev, contenere la Russia come priorità assoluta, continuare a riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele, continuare a riconoscere come Presidente del Venezuela ad interim Juan Guaidò, il leader dell’opposizione golpista di destra (Voluntad Popular) e riconoacere la Cina come nemico numero 1.
Nel settembre 2021, Biden ha annunciato AUKUS, un patto di sicurezza tra Australia, Regno Unito e Stati Uniti per garantire “pace e stabilità a lungo termine nell’Indo-Pacifico” contro la Cina, che include sottomarini a propulsione nucleare per l’Australia. Biden ha anche affermato che le forze statunitensi difenderanno Taiwan in caso di “un attacco senza precedenti” da parte della RPC inviando 8 miliardi di dollari in armi per fare pressione e provocare la Cina. Ciò indica la volontà di inaugurare l’ennesima “rivoluzione colorata”, oltre ad un atto di immensa irresponsabilità verso l’umanità.
Già al momento della sua elezione, Biden era conosciuto per la sua storia politica e per il suo sostegno alle guerre. Nel 2020, sotto il suo controllo, le forze statunitensi hanno iniziato a ritirarsi dall’Afghanistan, secondo i termini di un accordo tra Stati Uniti e talebani del febbraio 2020 che fissava la scadenza al 1° maggio 2021. Dopo vent’anni di occupazione militare NATO “out of area” in Afghanistan con bombardamenti e violazione sistematica dei diritti umani, le truppe statunitensi hanno lasciato che i talebani si impadronissero progressivamente del territorio afghano. Dopo averlo devastato per vent’anni, gli USA di Biden l’hanno lasciato peggio di come l’avevano trovato: il governo afghano è crollato sotto l’offensiva talebana e il presidente afghano Ashraf Ghani è fuggito dal Paese.
Non solo, Biden è tra i responsabili della geopolitica del conflitto in Ucraina essendo coinvolto direttamente tramite suo figlio Huther Biden, le cui società hanno finanziato bio-laboratori USA in Ucraina.
Biden ha guidato la risposta degli Stati Uniti e della NATO all’operazione speciale russa in Ucraina, imponendo severe sanzioni al Cremlino e autorizzando centinaia di miliardi di dollari in spedizioni di armi e ogni sorta di altre forniture, beni e servizi a Kiev. Il 29 aprile 2023 ha chiesto al Congresso 33 miliardi di dollari per l’Ucraina, ma i legislatori hanno poi aumentato la cifra a circa 40 miliardi. Nel 2024, si sta andando oltre i 60 miliardi di dollari per contrastare la Russia e consolidare un impossibile mondo unipolare a trazione atlantista. Dopo che Biden ha rinunciato alla corsa alla Casa Bianca per il 2024, Zelensky ha dichiarato: “L’Ucraina è grata al presidente Biden per il suo incrollabile sostegno alla lotta per la libertà dell’Ucraina che, insieme al forte sostegno bipartisan negli USA, è stato e continua ad essere fondamentale per la nostra vittoria sulla Russia”.
Endorsment anche da parte del presidente unghesere d’estrema destra, Viktor Orban, che ha parlato della possibile vittoria di Trump come uno svantaggio dell’UE sul fronte degli aiuti all’Ucraina…
Per non parlare del suo sostegno al genocidio, dopo il 7 ottobre 2023, verso il popolo palestinese a Gaza da parte di Israele. Biden fu il primo a visitare Israele dopo quegli avvenimenti e la sua amministrazione sta fornendo 26 miliardi di dollari in armi all’esercito israeliano a Gaza contro la popolazione inerme costretta in una prigione a cielo aperto. In Medioriente, esattamente come Trump, ha avuto il desiderio di “regolare i conti con l’Iran” inaugurando possibili venti di guerra, spesso cavalcando le mire espansionistiche di Israele.
Riguardo all’America Latina, in perfetta coerenza con i suoi predecessori, ha ripetutamente sostenuto colpi di Stato fascisti contro le forze progressiste. Nel 2023, la lettera di Biden alla golpista peruviana di destra Dina Boluarte per le Fiestas Patrias ha elogiato il suo governo per aver “promosso i nostri valori democratici, compresi i diritti umani”, nonostante i massacri di Ayacucho e Juliaca e la continua repressione poliziesca della popolazione indigena che si è opposta alla detronizzazione del presidente legittimo eletto, ovvero il socialista Pedro Castillo.
Biden ha inaugurato anche una nuova guerra commerciale contro Cuba, aggravando il bloqueo economico. Durante la sua campagna elettorale per il 2020, il presidente Joe Biden aveva promesso di invertire le sanzioni di Trump che danneggiavano le famiglie cubane, in particolare le restrizioni sulle rimesse e sui viaggi delle famiglie. Una volta in carica, non ha fatto nulla, lasciando in vigore tutte le sanzioni di Trump, anzi, rendendole più criminali. Biden ha aumentato la pressione su Cuba, aggravando enormemente le difficoltà economiche con 147 nuove clausole rispetto a quelle di Trump.
Non solo Cuba è rimasta vergognosamente nella Lista degli Sponsor di Stato del Terrorismo, ma è stata anche tacciata di “terrorismo internazionale” e di “traffico di esseri umani”.
Davvero tutto questo può essere ignorato? Davvero i neoliberali voglio fare un netto distinguo tra la politica di Biden e quella di Trump seguendo la logica del meno peggio? Davvero Biden sarebbe colui che ha difeso le “istituzioni democratiche” da Trump? Quali “istituzioni democratiche”?
Non esiste una logica del meno peggio nella politica americana, ma come decidono di incidere i neoconservatori. La prerogativa principale per ogni presidente americano – che sia democratico o repubblicano (facce delle stessa medaglia, spesso finanziate da stessi finanziatori) – è la fedeltà all’unipolarismo atlantista che porta inevitabilmente a guerre e conflitti per interessi imperialistici.
Tra Biden e Trump non c’è stata differenza sostanziale se non nel fatto che Biden ha condotto e sostenuto guerre guerreggiate, mentre Trump ha portato avanti guerre precedenti inaugurando anche “guerre diplomatiche” (i Patti di Abramo).
Ogni entusiasmo neoliberale sulle elezioni statunitensi è paragonabile ad una mosca che, dopo essersi schiantata sul vetro, continua a schiantarsi sul vetro nella convinzione di trapassarlo: cosa che ripetutamente non avviene mai.