La speculazione energetica
È in atto oramai una nuova colonizzazione della Sardegna sotto la parola d’ordine della “riconversione energetica”, per il passaggio dal fossile all’energia sostenibile (eolico e fotovoltaico). Di fatto, si tratta di una speculazione enorme con la richiesta delle multinazionali nteressate di insediamenti di torri eoliche dell’altezza di 240 metri e oltre in ogni dove: su colline, montagne, nel mare. Distese di pannelli fotovoltaici pure in terreni agricoli.
Senza il rispetto di vincoli paesaggistici e di rilievo culturale. Davanti a monumenti archeologici quali il sito della Reggia Nuragica di Barumini, dichiarato patrimonio mondiale dell’umanità (Unesco) o la Basilica di Saccargia in stile romanico-pisano, di straordinaria bellezza. In tratti di costa sensibili dal punto di vista ambientale ed economico: davanti a S’Archittu (OR), nel tratto di mare tra l’isola di Carloforte e Portoscuso nel Sulcis-Iglesiente, davanti a Nora, ecc.
L’esproprio coattivo di terreni coltivabili, inoltre, senza il consenso dei proprietari agricoltori per il passaggio del cavo della Tyrrehenian Link, cavo per il trasporto di energia elettrica che collega la Campania e la Sicilia alla Sardegna; la costruzione da parte di Terna della stazione di conversione, come successo in agro Su Padru nel territorio del Comune di Selargius (CA). Insomma, un assalto vero e proprio, al quale si oppone un insieme di associazioni, enti locali, cittadine/i impegnati nella difesa dei territori, uniti nel Coordinamento Comitati Sardi contro la speculazione energetica.
I comitati
Comitati si sono formati spontaneamente nei diversi territori: Comitato Sarcidano Difesa Territoriale, Comitato NO Eolico Meilogu – Sardegna, Associazioni Riunite – contro l’eolico selvaggio, Comitato di difesa del territorio – No Tyrrhenian Link, Quartu No Tyrrhenian Link, Comitato per la difesa dell’Anglona dalla speculazione energetica, Comitato Su Entu Nostu, Contro la speculazione sulľ Eolico comitato territoriale Nuoro, Comitadu No eolicu Palas a terra, Comitato Soli & Bentu – No Espropri – Villanovafranca, Coordinamento Gallura contro la speculazione eolica e fotovoltaica, Comitato S’Arrieddu No al furtovoltaico a Narbolia, Comitato No Eolico Sulcis Iglesiente, Comitato Nuraxino a Difesa del Territorio, Comitato Difesa Territorio Uta, Ventu Hontrariu, Comitato contro la speculazione energetica Mamoiada.
La rivolta degli ulivi
Nelle ultime settimane, questo movimento ha assunto la caratteristica di vera e propria rivolta-ribellione, nonviolenta ma decisa, denominata Sa rebellìa de is olias (La rivolta degli ulivi) per il fatto che ulivi sono stati sradicati in un terreno agricolo a Su Padru dalla ditta che lavora per Terna. La risposta è stata immediata: i proprietari, con l’aiuto di tante persone solidali, hanno reimpiantato ulivi e altri alberi adatti al terreno. Per vigilare è nato un presidio spontaneo, Sa Barracca de Su Padru (La capanna de Su Padru), attivo giorno e notte.
Sabato 13 luglio, un flash-mob ha creato una catena umana a Terra mala, tratto di costa del Comune di Quartu Sant’Elena, sul quale è previsto l’approdo del cavo sottomarino proveniente dalla Sicilia.
Per la domenica 14 luglio al presidio “La rivolta degli ulivi” è stata organizzata una giornata di assemblee, convivialità, installazioni artistiche e musica a cui ha partecipato tanta gente, arrivata varie parti dell’Isola.
Il 16 luglio i comitati “No Tyrrhenian Link” di Quartu e Selargius hanno occupato l’Aula del Consiglio comunale di Quartu Sant’Elena davanti al diniego della presidente di accogliere la loro richiesta di una discussione, aperta alla cittadinanza, su ciò che sta succedendo nei territori.
Al porto di Oristano, un presidio permanente ha cercato di impedire il passaggio dei mezzi per il trasporto delle gigantesche torri eoliche (i mostri). Il presidio è stato sgomberato per intervento delle forze dell’ordine, nel pomerigio odierno, ma ha reso visibile all’opinione pubblica ciò che spesso avviene di nascosto, di solito nelle ore notturne, come nel caso del carico di bombe della RWM.
Non si tratta di un rifiuto aprioristico dell’apporto della Sardegna alla riconversione energetica ecologica e sostenibile. La Sardegna è già piena di pale eoliche e pannelli fotovoltaici; produce energia sufficiente al fabbisogno di cittadini e imprese. Si tratta del rifiuto di una gestione che viene imposta dal governo centrale senza il coinvolgimento degli enti locali e delle comunità. A discapito dei territori, dell’ambiente naturale e antropico, delle economie e culture locali. La Giunta Todde ha decretato la moratoria di 18 mesi a nuovi insediamenti nel territorio sardo, ma non sembra sufficiente a fermare la devastazione programmata.
Il comunicato del Coordinamento
Trascriviamo parte del “Comunicato del Coordinamento dei comitati sardi contro la speculazione energetica” – Presidio No Tyrrhenian Link, del 9 luglio 2024: «È giunto il momento di invertire la tendenza: troppo suolo è stato cementificato, è ora di far crescere nuovamente gli alberi. Vogliamo che il popolo sia pienamente informato e coinvolto nelle decisioni, non rabbonito con facili slogan.
La “Rivolta degli ulivi” è nata spontaneamente qui a Selargius, dove si intende realizzare una stazione di conversione per il collegamento sottomarino ad alta tensione Tyrrhenian Link. In risposta allo sradicamento degli ulivi da parte di Terna contro il volere dei legittimi proprietari, cittadini da tutta l’Isola stanno convergendo per ripiantarli, trasformando un atto di distruzione in un gesto di rinascita e speranza.
I comitati nascono tra le comunità che vivono i territori, ne traggono vita e ci coltivano il futuro. Questa è la forza della nostra protesta: radicarci nella terra, proprio come gli ulivi che piantiamo. Invitiamo tutti i sardi e le sarde a unirsi a noi in questa lotta pacifica per il nostro futuro e quello della nostra Isola.
Il Coordinamento dei comitati sardi contro la speculazione energetica continuerà a lottare per una vera transizione ecologica, rispettosa della nostra terra e della nostra cultura. La nostra resistenza non si fermerà finché la voce del popolo sardo non sarà ascoltata e rispettata».