La perfidia non è il monopolio che molti europei attribuiscono ai nostri vicini d’oltremanica. Fin dal suo primo mandato, il capo di Stato francese ha dimostrato chiaramente di esserne uno dei più fedeli praticanti: che si tratti di questioni di lavoro, di pensioni, di lotta contro i pesticidi, di privilegi concessi agli agricoltori industriali in materia di risorde idriche,  di lotta contro i PFAS (inquinanti eterni), di guerra in Ucraina e di genocidio dei palestinesi (e dei curdi), di politiche “comuni” europee, di pace…


L’ultima dimostrazione riguarda il suo comportamento dopo i risultati del secondo turno (7 luglio) delle elezioni parlamentari indette a causa della sua decisione estemporanea di sciogliere l’Assemblea nazionale dopo le elezioni europee piuttosto disastrose per il suo schieramento politico. Formalmente, l’obiettivo dichiarato era quello di creare una rivolta nazionale contro la minaccia di una presa di potere da parte dell’estrema destra in rapida crescita.


I risultati non sono stati quelli sperati. Di conseguenza, in violazione delle regole e delle  pratiche della Quinta Repubblica, non ha voluto affidare l’incarico di formare un nuovo governo al blocco politico – il Nuovo Fronte Popolare di sinistra –  diventato la principale forza politica del Paese all’Assemblea Nazionale. Ha rifiutato di accettare le dimissioni dal suo governo e, dall’8 luglio, sta cercando, attraverso discrete trattative politiche, di stringere attorno al suo schieramento politico un’alleanza cosiddetta “repubblicana”, alla quale intende affidare l’incarico di formare il nuovo governo e dalla quale – ha dichiarato – sarebbe stato escluso il partito LFI (La France Insoumise), promotore del Nuovo Fronte Popolare.


Nessuno nega che il Presidente della Repubblica abbia il diritto e la libertà di non gradire le idee e le scelte proposte da LFI. Ma decidere di non rispettare la volontà espressa dagli elettori e, per di più, di ostracizzare LFI accusandola di non far parte dell’area repubblicana, è puro arbitrio politico e abuso di potere autoritario.


La perfidia è notevole ed evidente. Si basa su un’analisi mistificatoria dei risultati elettorali. Secondo Macron, i risultati avrebbero dimostrato che nessuno dei tre principali blocchi politici – Ensemble et alliés (il campo presidenziale), il Rassemblement national (Le Pen-Bardella) e il NFP Nouveau Front Populaire (LFI, socialisti, ecologisti e PCF) – ha vinto perché non ha ottenuto la maggioranza assoluta dei seggi. Di conseguenza, seguendo questa logica, nessun blocco è in grado di formare un governo solido e stabile. Macron conclude che il panorama politico nazionale deve essere riconfigurato contrattando una nuova alleanza tra tutti i partiti del cosiddetto “campo repubblicano”.


Si tratta di un’analisi falsa e di un obiettivo politico di parte, illegittimo perché in contrasto con le scelte espresse dagli elettori. In tutto il mondo, i media e gli osservatori politici hanno parlato correttamente di due grandi sorprese e di un risultato anticipato.


La prima sorpresa è stata la mancata conquista della maggioranza assoluta da parte dell’estrema destra/RN, resa ancora più bruciante dal suo terzo posto in termini di seggi all’Assemblea Nazionale (quando tutti i sondaggi avevano previsto una schiacciante vittoria del RN).


La seconda sorpresa è stata l’inaspettata vittoria del NFP, che è diventato la prima forza politica dell’Assemblea Nazionale in termini di seggi, al di là di ogni aspettativa, anche da parte dei promotori del NFP. Come previsto, il blocco presidenziale è sceso al secondo posto in termini di seggi.


Non è vero che nessuno ha vinto. L’unico partito che non ha vinto è stato il blocco presidenziale! È chiaramente l’unico grande sconfitto delle elezioni in termini di voti e seggi. Inoltre, la sua perdita avrebbe potuto essere maggiore se non fosse stato per il travaso di voti di parte  degli elettori del NFP a favore del blocco presidenziale contro i candidati del RN, che ha contribuito alla riduzione dei seggi conquistati dal RN, travaso  che mette ulteriormente in luce la perfidia in questione.


Pur non avendo ottenuto la maggioranza dei seggi, il RN ha ottenuto il maggior numero di voti (8,7 milioni), un risultato mai raggiunto prima, superando il NFP (7,0 milioni) e, di gran lunga, il blocco presidenziale (6,3 milioni). Di fatto, ha raccolto un massiccio sostegno popolare, che gli garantisce una forza politica significativa per il futuro (*).


Decisamente, il chiaro vincitore è il NFP. Il che, ancora una volta, dimostra che in Francia una sinistra unita può vincere, ma che, disunita, perde sistematicamente.

Riuscirà la perfidia di Macron a vincere, realizzando così un vero e proprio furto elettorale? Trump non è riuscito a portare a termine il suo colpo di Stato nonostante il tentativo di assalto violento al Campidoglio da parte dei suoi sostenitori. La presa di potere autoritaria di Macron ha una possibilità di successo solo se gruppi politici significativi, specie all’interno del NFP appartenenti ai campi socialista ed ecologista diventeranno complici per avidità di potere   in aperto tradimento degli impegni presi e/o attraverso la rinascita di veti e rivalità personali in  seno al Fronte. Per il momento, i segnali indicano che questi fattori restan piuttosto deboli.  Meglio così.


Nelle nostre società, la politica non ha bisogno di vedere che la perfidia paga. Chi è al potere è felice di screditare ipocritamente la politica. La corruzione, la menzogna, il cambio di casacca, il mancato rispetto delle carte costituzionali e delle leggi, la sottomissione della politica agli interessi di gruppi economici e finanziari privati… sono i più efficaci demolitori della convivenza, della giustizia sociale, della democrazia e della libertà.


(*) La discrepanza tra il numero di voti ottenuti e il numero di seggi conquistati è dovuta al sistema elettorale francese, che si basa su un sistema maggioritario uninominale a due turni e non  sulla  proporzionalità. Al secondo turno vince un solo candidato. Il sistema favorisce una scelta basata sui candidati (persone) piuttosto che sulle liste.