La guerra di trincea in cui la Federazione Russa si è impantanata in Ucraina, cadendo nella trappola targata Usa e Nato, come fu a suo tempo per l’Unione Sovietica in Afghanistan, ha avuto ieri un improvviso sussulto e a morire non sono stati questa volta i giovani soldati russi o ucraini (un’intera generazione mandata al macello), ma civili ucraini colpiti nel centro di Kiev da missili ipersonici Kinzhal.
Sono 22 i morti a Kiev, dove è stato colpito anche un ospedale pediatrico specializzato nella cura di bambini malati oncologici, ancora numerosi a decenni dall’incidente della centrale nucleare di Chernobyl.
Gioele Scavuzzo della Ong Soleterre ha dichiarato al Manifesto che “fortunatamente siamo riusciti a evacuare 35 bambini in altre strutture sanitarie”. Altri 10 morti a Kryvyi Rih e vittime si contano anche a Dnipro, Kramatorsk e Slovjansk.
I bombardamenti delle città dovrebbero essere sempre considerati come crimini di guerra, ma da novant’anni i bombardamenti a tappeto, che gli statunitensi e gli inglesi impararono dai tedeschi e dagli italiani, che per primi li sperimentarono a Guernica e a Bilbao durante la guerra civile spagnola, servendosene durante il corso dell’intera seconda guerra mondiale, sono considerati ormai prassi normale di ogni guerra, in cui la stragrande maggioranza delle vittime sono appunto civili morti sotto i bombardamenti delle città.
Nel quartiere popolare di San Lorenzo a Roma tutti gli anni ricordiamo il 19 luglio la carneficina del bombardamento, anche se spesso le autorità evitano di ricordare che fu opera degli angloamericani.
Per questo la guerra in sé e per sé è un crimine contro l’umanità, se non addirittura quotidiana pratica genocidiaria come a Gaza.
Criminale è certamente chi inizia una guerra, ma lo diviene anche chi la alimenta senza tentare di fermarla attraverso la diplomazia, il dialogo e la trattativa…
Così l’elenco dei criminali signori della guerra non può quindi essere circoscritto, come vorrebbero farci credere i nostri giornalisti enbedded al seguito della Nato, al solo presidente russo Putin (che del resto già in Cecenia aveva dato prova di sé) e alle sue indubbie responsabilità nell’aggressione all’Ucraina in violazione del diritto internazionale, ma si espande a dismisura, trovando in pole position i vari presidenti degli Stati Uniti d’America e dei principali Paesi della Nato.