La carovana Abriendo Fronteras è arrivata ieri, sabato 14 Luglio in Italia  all’Abbazia di Santa Maria delle Carceri a Padova e ha partecipato al Sherwood Festival.

La carovana, composta da 220 attivisti sta percorrendo la Rotta Balcanica per denunciare il nuovo patto europeo di migrazione e asilo.

La denuncia delle violenze subite dalle persone in transito e delle politiche e delle narrazioni mediatiche che le sostengono segnerà il percorso di questa Carovana, che dall’estate 2016 percorre diverse rotte di confine per denunciare la violazione dei diritti umani nelle zone di frontiera. L’anno scorso è stata a Melilla per chiedere giustizia nel primo anniversario del massacro del 24 giugno presso la recinzione.

La rotta balcanica era inizialmente prevista per il 2020, ma è stata rinviata a causa della pandemia. “Torniamo su questa rotta perché è ancora necessario rendere visibile ciò che sta accadendo alla “porta di servizio” dell’ingresso nell’UE, in un contesto in cui il Patto europeo sulla migrazione e l’asilo è stato appena approvato ad aprile dal Parlamento europeo e in cui l’ascesa dell’estrema destra è stata appena confermata nelle elezioni europee”.

Secondo l’organizzazione, gli interessi economici e le aspirazioni di adesione all’UE permettono all’Unione di giocare un gioco perverso con i governi dei Balcani per contenere la migrazione anche a costo di violare i diritti umani degli sfollati. “Militarizzare ulteriormente i confini di Paesi che non si sono ancora ripresi dalle ferite della guerra civile significa rafforzare la violenza contro i migranti e la popolazione in generale.

Oggi, domenica 14 Luglio la carovana sarà ancra a Santa Maria delle Carceri con incontri sulla Ex-Jugoslavia e sulla condizione dei migranti

Qui di seguito il programma dei prossimi giorni

LUNEDÌ 15 LUGLIO, Base Usaf e Nato di Aviano (PD)

ore 10.30-12.00

La guerra empieza aquí, la guerra inizia qui!
Con il commercio delle armi, sottraendo risorse al benessere, alla salute dell’umanità e del pianeta

Partecipano: Baja Satwinder Singh, Comunità Indiana e Unione Sikh Italia per ricordare Satnam Singh, Comitato Aviano (Valentino), Tavola per la pace FVG, Presidio antimilitarista di Rivolto (Sede della Pattuglia Acrobatica Nazionale (Frecce tricolori) , Comitato No Amx Pâs, Comitato per il Friuli Rurale
Durante la tappa di avvicinamento a Bihać, nel pomeriggio di lunedì fermata a Garavice:
Parco commemorativo per le vittime del terrore fascista, dichiarato Monumento Nazionale della Bosnia ed Erzegovina. Il monumento è opera dell’architetto Bogdan Bogdanović.
Garavice era un luogo di esecuzioni di massa istituito dallo Stato indipendente di Croazia durante la seconda guerra mondiale.

MARTEDÌ 16 LUGLIO, Kulturni Centar, Bihać

ore 9.00-13.00

Lo sguardo delle donne a trent’anni dalla guerra.
Resistenza ai nazionalismi, lotta per Memoria, Verità e Giustizia

Jadranka Miličević, Fondacija Cure -Sarajevo
Attivista, pacificatrice e femminista. Una dei membri delle «Donne in Nero» di Belgrado, che hanno resistito alla guerra durante la guerra degli anni 90;oggi fa parte della Rete Internazionale delle Donne in Nero. Nel 1997 insieme ai suoi colleghi formò il primo gruppo femminista femminile «Zene Ženama» a Sarajevo, e pochi anni dopo l’organizzazione femminista-attivista Fondacija CURE (2005). La Fondazione CURE è un’organizzazione femminista di attiviste che opera per l’uguaglianza dei sessi e dei generi, promuovendo cambiamenti sociali positivi attraverso programmi educativi, artistici, culturali e di ricerca.

Enisa Raković, attiviste pacifiste-Glas zene- Bihac
Glas žene è un’organizzazione non governativa, senza scopo di lucro e apartitica che offre assistenza legale, consulenza, educazione, formazione e aiuto umanitario alle donne. Enisa ha vinto il Premio Internazionale per la Pace Sloboda.

Stanislava Staša Zajović è un’attivista per la pace, antimilitarista e scrittrice femminista.
È co-fondatrice e coordinatrice delle Donne in Nero a Belgrado, in Serbia. E’ tra le organizzatrici del primo Tribunale delle Donne in Europa svoltosi  a Sarajevo Il il 7 maggio 2015. Le Donne in Nero nascono nell’ottobre del 91, da allora hanno iniziato la resistenza non violenta alla guerra e alla politica del regime serbo. E’ una rete di orientamento femminista-antimilitarista, composto da donne, ma anche da uomini di diverse generazioni ed etnie, livello educativo, status sociale, stili di vita e scelte sessuali.

Mejra Dautović– Madre, attivista di Prijedor

Autrice del libro » La sanguinosa  verita di Prijedor” e “La madre Mejra cerca e trova la verità”.  A Prijedor furono uccise 37.000 persone in un mese.Tutto il mondo lo sa, ma c’è silenzio. Ci sono tombe ovunque. Mejra ha perso i suoi due figli nel 1992. Sua figlia Edna e suo figlio Edvin, Vengono portati nel campo della morte, Omarska. Fino al 2000, madre Mejra ha cercato i corpi dei suoi figli, una ricerca che ha richiesto una forza sovrumana, soprattutto perché si è occupata anche della ricostruzione e degli aiuti umanitari, in innumerevoli conferenze e anche davanti al Tribunale per crimini di guerra dell’Aia.

Nihad Suljic attivista di Tuzla
Da anni fornisce assistenza concreta ai rifugiati e partecipa alle procedure di identificazione e sepoltura dei morti. Nelle acque del fiume Drina, in Bosnia Erzegovina, decine di migranti sono morti nel tentativo di avvicinarsi al sogno di una vita migliore in quell’Europa che li respinge.

Socorro Gil Guzmán, collettivo Memoria Verdad y Justicia (Acapulco Guerrero, Messico)
Suo figlio Jhonatan Guadalupe Romero GIL è stato arrestato e scomparso dalla polizia municipale ad Acapulco, Guerrero, il 5 dicembre 2018, mentre si recava a giocare a calcio. Ha partecipato alla prima Brigata di Ricerca Internazionale svolta al confine tra Messico e Stati Uniti.

Modera Vesna Scepanovic, giornalista

ore 14.00-16.00

Bambini nati a causa della guerra in Bosnia
Ajna Jusic e Merjem Muhadzic attiviste, giuriste

Zaboravljena djeca rata, Organizzazione bambini dimenticati della guerra. Sarajevo.
Durante la guerra, sono state tra le 20 e le 50 mila le persone che hanno subìto abusi o violenze sessuali, tra donne, ragazze e uomini. Lo stupro etnico, sia all’interno dello stesso gruppo etnico-nazionale (patriarcato di guerra) che per mano di un gruppo etnico-nazionale diverso, è stato una vera e propria arma di guerra

ore 16.00-19.00

Le pratiche di solidarietà con il Popolo in Movimento lungo la rotta balcanica.
Dal “game” ai centri di detenzione, dai respingimenti al sistema delle frontiere esterne.

Zehida Bihorac, Most za bolje sjutra /Ponte per un domani migliore, Velika Kladusa.
Zehida è un’insegnante di scuola elementare e una difensora dei diritti umani del Cantone dell’Una-Sana, situato al confine dell’UE tra Bosnia e Croazia. Nel 2018 ha iniziato a fornire medicinali, vestiti, cibo e sacchi a pelo ai campi profughi trascurati nella sua città natale, Velika-Kladusa, e nei dintorni.

Ines Tanović, Kompas 071, Sarajevo
Kompass 071 è un’organizzazione non profit bosniaca nata per dare un supporto concreto alle persone in transito nel cantone di Sarajevo. Dal novembre 2020 i volontari hanno aperto un daily center dove danno la possibilità a chi ne ha bisogno di fare una doccia, lavare i vestiti, ottenere cibo e assistenza legale. Nei primi sei mesi del 2021 sono state 7mila le persone assistite.

Ramiz Berbić, Tuzla
Attivista per la pace e i Diritti Umani, poeta.
“Il detto “Mai più!” È diventato un massaggio vuoto perché da quanto è accaduto nella società negli ultimi 30 anni è evidente che la persecuzione, l’umiliazione, lo sterminio, il neofascismo sono molto presenti”

Sabina Talović, attivista pacifista e femminista.  Associazione Bonafide-Montenegro.
Sabina Talovic è una difensora dei diritti umani e membro di Bona Fide di Pljevlja. Negli ultimi 4 anni, Sabina ha collaborato con «People on the Move», un’organizzazione per i diritti umani che fornisce supporto diretto a oltre migranti e rifugiati, soprattutto donne e bambini. Nella casa di Pljevlja sono passati circa 15.000 migranti

Mihailo Medaković di Info Park, Belgrado
Organizzazione che opera nel centro di Belgrado in supporto ai rifugiati che transitano per la capitale serba

Svetlana Sarić, di SOS Vlasontice,SOS for women and children victims of violence, Serbia
Storica attivista, fondatrice dell’organizzazione. L’organizzazione accoglie 15 volontari permanenti ed ha formato oltre 50 educatori su vari argomenti, come tutte le forme di violenza, la tratta di esseri umani, i diritti umani, la cittadinanza responsabile, stereotipi e pregiudizi.

Daniela Gioda, Lenzuoli della Memoria Migrante – Carovane Migranti

Silvia Maraone  IPSIA -Bihac
Esperta di Balcani e migrazioni nella regione, coordina i progetti di IPSIA (organizzazione non governativa promossa dalle ACLI) a tutela dei rifugiati e richiedenti asilo lungo la rotta balcanica in Bosnia Erzegovina e Serbia.

Interviene e modera Maja Nikolandic attivista, femminista ex membro del field crew No Name Kitchen, nei Balcani, iniziativa Zagreb città-rifugio—Zagabria
No Name Kitchen è nata a Belgrado nell’inverno del 2017, quando un gruppo di volontari ha iniziato a cucinare insieme alle migliaia di persone che si stavano arrangiando da sole dopo la chiusura della frontiera ungherese. Da allora, NNK sostiene coloro che soffrono la mancanza di percorsi sicuri e legali, raccogliendo testimonianze e denunciando l’uso sistematico della violenza istituzionale alle frontiere.

MERCOLEDÌ 17 LUGLIO, Bihać

Lipa, Borici Camp

GIOVEDÌ 18 LUGLIO, Gradisca

ore 10.30-12.00

Chiudere il CPR di Gradisca , chiudere tutti i CPR
Presidio di fronte a Centro di Gradisca
Paragonabili ai CIE spagnoli sono luoghi di prigionia, detenuti amministrativi incarcerati in condizioni disumane in regime extra giudiziario.
Partecipano: Gian Andrea Franchi, Collettivo NoCpr, Legale di ICS

GIOVEDÌ 18 LUGLIO, Casa del Popolo Sottolongera, Trieste

ore 15,30-18.30

Abbattere muri, costruire ponti
Dialoghi sulla rotta balcanica, sulle altre rotte, proposte di resistenza
Partecipano (vedi note 16 Luglio)

Waffo Soh Deyo Leandry Shyve, Camerun, attivista di Mem.Med (Memoria Mediterranea)

Nella notte tra l’11 e il 12 aprile 2023, in un naufragio al largo delle coste di Sfax in Tunisia, ha perso la moglie incinta e il figlio che non aveva ancora compiuto due anni. L’imbarcazione su cui viaggiava con la famiglia è stata speronata dalla Guardia Nazionale Tunisina ed è capovolta. Da quel giorno, non ha mai smesso di lottare per ritrovare i corpi dei suoi cari. Ha identificato le foto della moglie e del figlio sepolti in due cimiteri diversi. Ora vive in Italia.

Safura Jwarazmi, rifugiata afghana a Madrid, interprete di pashtun/afgano in spagnolo. Ha partecipato alla Carovana a Melilla.

Socorro Gil Guzmán (Messico), Ramiz Berbic, Svetlana Saric (Sos Vlasontince)

Enisa Husejnovic (Kompas 071), Sabina Talovic (Bona Fide) Zehida Bihorac (Ponte per un domani migliore), Mihailo Medakovic (InfoPark Belgrado), Maja Nikolandic (Zagabria)
Enrico Fravega ( Università di Genova, Progetto Il Giornale delle rotte), Guido Mandarino (LanguageAid)
ASGI, Linea d’Ombra, ICS, Rivolti ai Balcani, Melting Pot Europa.

dalle 19.30, Piazza della Libertà, Trieste

La cura come Rivoluzione
Cena solidale nella Piazza del Mondo, con Fornelli in Lotta

VENERDÌ 19 LUGLIO,  casa del Popolo Sottolongera,Trieste

ore 9.30-13.30

Nel cammino, pratiche e lotte comuni

Iniziative e azioni europee tra l’autunno 2024 e la primavera 2025
CRID (FR), Melting Pot Europa, CCFD-Terre Solidaire (Fr), No Name Kitchen, Linea d’Ombra, Caravana Abriendo Fronteras, Carovane Migranti, ICS, Rivolti ai Balcani, Melting Pot Europa.