Un grande impianto di trattamento di rifiuti tossici, in un’area fortemente antropizzata, già da tempo rientrante nella categoria Aerca, area ad elevato rischio ambientale. La città è Jesi (40.000 abitanti), in provincia di Ancona, e stiamo parlando dell’impianto di trattamento e smaltimento di rifiuti tossici e non che la Edison vorrebbe realizzare nella zona industriale della Zipa, luogo che vede diversi insediamenti industriali, nonché centri commerciali e quindi quotidianamente vissuto da migliaia di persone.
Il progetto prevede di smaltire tra 270mila e 312mila tonnellate di rifiuti l’anno, più di mille al giorno. L’iter burocratico è iniziato un anno fa, senza che se ne sapesse molto, o comunque senza il coinvolgimento della popolazione, la giunta comunale di centro sinistra, guidata dal Pd, subentrata due anni fa ad una coalizione di centro destra, si è guardata bene da prendere nettamente le distanze da tale mefitica, è il caso di dirlo, idea, e solo ultimamente quando il progetto è emerso in tutta la sua gravità, si è aperto un confronto pubblico e soprattutto è scattata una forte mobilitazione che purtroppo deve anche fare i conti con tempi piuttosto stretti, dato che entro il 2 agosto devono essere presentati alla Provincia i rilievi critici.
Rispetto alla pericolosità del sito c’è da rilevare che si insedierebbe a circa 200 metri dalla mensa utilizzata dai lavoratori della zona, insomma un mega impianto di rifiuti, anche con una presenza di amianto, accanto a dove tutti i giorni mangiano migliaia di persone.
Tornando alla mobilitazione la sera di martedì 16 luglio presso lo storico centro sociale TNT, si è tenuta una grande assemblea che ha visto la partecipazione di 150 persone. Dopo l’introduzione di Paolo Cognini, portavoce del TNT, che ha messo in evidenza quanto sia pericoloso voler insediare una struttura del genere in un’area già così pesantemente provata, spacciando il tutto come “transizione ecologica”, è intervenuto Augusto de Santics, ecologista ed esperto in materia, che in un’ora di intervento è entrato in merito a tutti gli aspetti della questione. La registrazione della relazione la si può ascoltare su glomeda.org.
In una nota post evento il centro sociale evidenzia che la pianificazione territoriale della zona “come le azioni messe in campo in ambito economico e ambientale, sono da anni tutt’altro che finalizzate a fronteggiare la situazione” ma viceversa “sono volte all’immobilismo e a favorire l’arrivo di grandi gruppi industriali come Amazon ed Edison. L’arrivo (o meglio, il ritorno) di Edison a Jesi si inserisce in questo quadro, fatto non solo di interessi privati, ma anche di superficialità, assenza di trasparenza e di inadempienze istituzionali e politiche. Ne emerge quindi un progetto di stampo privatistico, calato dall’alto e imposto al territorio, che nulla ha a che fare con i reali bisogni delle comunità. Quella che è presentata come transizione ecologica è spesso interpretata e declinata da soggetti pubblici e privati non come una necessità pubblica e sociale, ma come un’ulteriore occasione di profitto che viene delegata a coloro che sono stati e tuttora sono la principale causa della crisi ambientale e climatica ”. Rispetto alla scadenza del 2 agosto il centro sociale preparerà un fac simile con alcune osservazioni che verranno diffuse nei prossimi giorni.
Nel comunicato come si è visto c’è un riferimento anche ad Amazon. Infatti per l’estate del 2025 è prevista l’apertura in un’area di 240mila mq complessivi, di un magazzino di 4 piani con una superficie di 60mila mq, il quale vedrà la movimentazione di decine di camion al giorno.. Insomma l’inquinamento della zona arriverà ad un livello allucinante.
Sul fronte istituzionale, ieri si è tenuto un consiglio comunale aperto dai toni accesi,
Il sindaco Pd per cercare di salvare la faccia ha fatto riferimento ad una possibile “consultazione popolare” e finanche ad “un referendum”.
Di sicuro la vicenda jesina è un emblematico prologo al G7 sulla salute che si terrà nel capoluogo marchigiano il 9, 10,11 ottobre. Un vertice in una regione dove la sanità pubblica è stata massacrata da decenni di giunte Pd, i ginecologi obiettori sono il 70%, la devastazione ambientale come vediamo prosegue a ritmi sostenuti, ( senza dimenticare la Raffineria Api di Falconara uno dei siti più pericolosi d’Italia).
In vista del G7 in queste settimane si sono tenute ad Ancona presso l’Ambasciata dei diritti due affollate assemblee con la partecipazione di decine di movimenti e di gruppi di base in collegamento da tutta Italia, una dinamica che fa ben sperare per la futura mobilitazione prevista nei tre giorni.