Anche questo fine settimana, di nuovo a Milano e a Venezia, è andato in scena il flash mob per chiedere il “cessate il fuoco”: a Milano all’interno della manifestazione che ormai da 39 sabati si ripete in città per chiedere la fine del genocidio a Gaza, e a Venezia con la sua scenografia perfetta.
L’idea era partita con l’azione del 26 maggio a Milano, un flash mob convocato in due giorni che ha avuto un successo che ha sopreso gli stessi partecipanti. Da allora si è ripetuto ogni 3 o 4 giorni, o più volte nella stessa giornata in luoghi diversi della città, sempre pagando pegno con il tira e molla della questura. Si è scoperto così che una piazza della città, di assoluto passaggio, pare essere privata e le guardie accorrono per cacciare via “gli intrusi” che manifestano per la pace, o che piazza Duomo può essere concessa a radio e televisioni per concerti ed eventi sportivi e aperta a raduni di migliaia e migliaia di persone, ma non a 20 persone che tengono alto uno striscione che chiede di cessare il fuoco perchè “la situazione geopolitica non lo permette”.
Tuttavia il gruppo milanese non si è lasciato scoraggiare e ha continuato a raccogliere lenzuola, a cercare casse più potenti per migliorare l’amplificazione e i luoghi più adatti a rilanciare il messaggio. Spesso è avvenuto che laddove si sperava di avere più successo ve ne fosse meno e invece nei posti più improvvisati andasse alla grande e la partecipazione fosse nutrita. Da notare poi il fatto che il gruppo diventasse sempre più al femminile con il passare dei giorni, mentre diversi uomini a loro vicini chiosavano: “Ma non serve….”.
Invece la costanza, alla lunga, paga. Un’azione semplice, essenziale, che funziona: parte una sirena, si sentono dei colpi, molti corpi cadono a terra in una piazza, in un luogo di passaggio, in mezzo alla gente ignara. Quindi parte la musica di Mozart e alcune persone si aggirano tra quelle a terra stendendo su di loro delle lenzuola. Accanto ai “morti” si vedono cartelli, “basta massacri”, “cessate il fuoco”, “guerra vergogna dell’umanità”… Alla fine le persone si alzano e compongono insieme un lungo striscione: CEASEFIRE NOW, dice, a caratteri cubitali.
Il contagio è stato un crescendo.
Prima Firenze, poi Roma, Mestre e poi Legnano, Bergamo, Sesto San Giovanni, Venezia… E altre città si stanno organizzando, mentre anche dall’estero qualcuno sta ipotizzando di replicare. Il linguaggio universale aiuta, le emozioni sono importanti: colpiscono, smuovono, ci fanno fermare. Non c’è nessun copyright (anzi!), il format si può replicare a volontà e se qualcuno volesse qualche dritta, consiglio o informazione può scrivere a bigoni.gastone@gmail.com.
Di seguito riportiamo l’ultimo video dell’atto di sabato a Milano, iniziato sotto la pioggia e terminato ancora una volta con la fantastica voce di Silvia Zaru, oramai adottata dalla comunità palestinese::