Il 28 giugno 2009, l’Honduras si svegliava in mezzo a un colpo di stato civile militare. Ciò che i poteri de facto che imperversano nel Paese centroamericano e i militari non avevano però calcolato era la gigantesca reazione del popolo honduregno, che si è immediatamente dichiarato in resistenza, e l’incrollabile solidarietà internazionale.

Quel golpe assassino ha segnato una svolta nella storia recente dell’Honduras, facendo cadere la maschera dell’ipocrisia ed evidenziando, fuori da ogni ragionevole dubbio, chi stesse davvero con il popolo, con i settori più diseredati ed emarginati, con la democrazia e l’istituzionalità e chi, al contrario, stesse con i potenti e difendesse i loro interessi.

Il potere de facto di una destra recalcitrante, alleata occulta del più becero e pericoloso conservatorismo statunitense, ha usato il colpo di Stato per espandere ulteriormente e senza freni il modello neoliberale estrattivista.

Durante più di 12 anni hanno privatizzato e smantellato il settore pubblico, saccheggiato le casse dello Stato, militarizzato i territori, depredato i beni comuni e messo in vendita il Paese. Ma il popolo honduregno in resistenza non si è mai arreso, ha mostrato il petto, si è organizzato ed è sceso in piazza, instancabilmente, giorno dopo giorno, esigendo giustizia e il ripristino dell’ordine democratico.

Lotta senza tregua

Sono stati anni di lotta senza tregua, di repressione, di gas e manganelli, di armi assassine puntate contro il popolo, di corruzione e saccheggi, di brogli elettorali, di centinaia di vittime di una narco-dittatura spietata.

Solo la forza di un popolo organizzato, che ha saputo mettersi dalla parte giusta della storia, sostenuto da un’instancabile solidarietà internazionale, ha potuto porre fine a tanta impudenza, insediando la prima donna presidente dell’Honduras, che ora ha avviato la rifondazione del Paese.

L’Honduras e il suo popolo sono stati, e continuano a essere, un esempio di resilienza per il mondo, dimostrando che solo l’unità, per quanto difficile sia, del politico con il sociale può dare battaglia alle forze oscure e assassine, che accaparrano le ricchezze e gettano nella miseria la stragrande maggioranza della popolazione.

Il potere è nelle strade

Durante la cerimonia di commemorazione del 15° anniversario del colpo di Stato e le celebrazioni di 15 anni di resistenza, Bertha Oliva, coordinatrice del Comitato dei famigliari dei detenuti scomparsi in Honduras (Cofadeh), ha ricordato le centinaia di vittime della repressione omicida e ha invitato il popolo honduregno, e lo stesso governo, a non dimenticare mai che il “potere è nelle strade”.

Ha inoltre invitato il sistema giudiziario a rompere il velo dell’impunità che, a 15 anni dal colpo di Stato, ancora copre e protegge i responsabili e autori del golpe.

L’ex presidente Manuel Zelaya, spodestato 15 anni fa e tornato in Honduras dopo quasi un anno di esilio per dare vita al Partito libertà e rifondazione (Libre), braccio politico del Fronte nazionale di resistenza popolare (Fnrp), ha ringraziato l’eroico popolo dell’Honduras, che ha saputo affrontare la violenza omicida e che, ancora oggi, è artefice di questa nuova fase di speranza che il Paese sta vivendo.

Ha inoltre riconosciuto il ruolo della solidarietà internazionale di governi, organizzazioni, movimenti e media internazionali, che hanno permesso di rompere l’assedio costruito in quei tragici momenti dai golpisti.
Una solidarietà che si è ritrovata proprio nei giorni scorsi a Tegucigalpa e che ha partecipato a due eventi continentali di grande importanza: la seconda riunione della Celac Sociale (Comunità degli stati latinoamericani e caraibici) e il 27° incontro del Foro di Sao Paulo.
Dal 27 al 29 di giugno, più di 400 delegati nazionali e internazionali si sono riuniti, confrontati. hanno discusso, condiviso idee e progetti. Da questi tavoli di lavoro ad hoc sono nati vari pronunciamenti, tra cui la Dichiarazione di Tegucigalpa che ha aperto i lavori, la Dichiarazione finale della Celac Sociale e quella del Foro di Sao Paulo e il documento di posizionamento delle organizzazioni sociali e popolari honduregne convocanti e partecipanti (TUTTI i documenti sono in spagnolo).
“Siamo Resistenza!”

Ha infine preso la parola la presidentessa honduregna Xiomara Castro, ricordando i tragici eventi del 2009 e i 12 anni di narco dittatura, ma anche i risultati raggiunti e i passi in avanti fatti dal suo governo durante gli ultimi due anni e mezzo.

“Le forze conservatrici hanno paura del popolo organizzato. Sono stati 12 anni e mezzo di resistenza e di lotta. Un popolo invincibile sulla strada della rifondazione del Paese. Non dobbiamo mai dimenticare che siamo la Resistenza”, ha concluso Castro.