Si può erroneamente pensare che il diritto a comunicare, in un periodo di guerra, e tanto più se questa guerra assume sempre più i caratteri di un vero e proprio genocidio, sia una questione secondaria e marginale.
Infatti la vita stessa è in balia ogni giorno di bombardamenti indiscriminati, puoi salvarti ma rimanere gravemente ferito e senza adeguate cure mediche, puoi salvarti ma avere la casa danneggiata o ridotta in macerie ed essere quindi esposto alle intemperie. Il cibo scarseggia e spesso manca del tutto. L’acqua potabile si mischia a quella salmastra e c’è un grave rischio di epidemie…
In questo quadro ha senso preoccuparsi dell’accesso a Internet? Assolutamente sì. Noi abbiamo diverse possibilità per comunicare indipendentemente da Internet, a cominciare dalla classica linea telefonica e inoltre possiamo muoverci liberamente, ma a Gaza questo non è possibile.
I continui bombardamenti israeliani hanno distrutto i nodi della rete Internet, con la conseguenza di isolare la popolazione di Gaza dal resto del mondo, ma sono isolate anche le famiglie e gli amici, che spesso sono stati costretti ad abbandonare le proprie case e cambiare più volte rifugio.
Le persone non hanno solo bisogno di acqua, cibo, riparo, ma anche di relazioni umane e in guerra questo bisogno diventa massimo: come stanno i miei famigliari e i miei amici? Questa è la domanda quotidiana.
Poter comunicare è di grande conforto, mentre il silenzio e l’isolamento generano ansia, angoscia, sofferenza profonda.
Garantire i diritti è compito della comunità internazionale, che però poco o nulla fa o può fare per garantire i diritti quotidianamente violati da Israele e che anzi diverse nazioni, a partire dagli Stati Uniti d’America a diversi Paesi dell’Unione Europea, tra cui Francia, Germania e Italia, che risultano complici a tutti gli effetti del genocidio.
Per fortuna diverse Ong che ancora operano con proprio personale locale a Gaza si adoperano per fare il possibile e l’impossibile per alleviare le condizioni di vita della popolazione locale.
Gli aiuti esterni sono bloccati in Egitto e in Israele dall’esercito di occupazione ed entrano con il contagocce in misura assolutamente inadeguata anche se si tratta di acqua e di cibo, figuriamoci il resto.
Certo a noi pare che Gaza non sia isolata perché abbiamo un flusso di immagini e filmati che quotidianamente ci mostrano gli orrori di un “genocidio in diretta” e talvolta anche l’incredibile capacità di resistere della popolazione e dei bambini. Le immagini però ci arrivano grazie ai pochi telefoni satellitari dei giornalisti, quasi tutti palestinesi, che con coraggio continuano a fare il loro lavoro nonostante siano bersagli da neutralizzare.
Noi possiamo vedere ciò che accade a Gaza, giacché le immagini e i filmati vengono riversati nella rete diventando spesso virali, ma gli abitanti di Gaza, la gente comune, non dispone di tale tecnologia e pur essendo tutte le famiglie dotate di uno o più cellulari non hanno più alcuna rete a cui agganciarsi.
Per fare qualcosa di concreto e venire incontro alla necessità delle persone di Gaza di riprendere a comunicare tra loro e con i loro amici del mondo esterno opera una piccola Ong italiana presente ormai da molti anni nella Striscia anche e soprattutto con operatori locali.
Ne parlo con Manolo Luppichini, coordinatore di Gazaweb, un progetto dell’Associazione di Cooperazione e Solidarietà ONG.
Manolo definisce ironicamente se stesso e i suoi compagni “nerd attempati”, ma si tratta in realtà di mediattivisti. Per lui, film-maker indipendente la partecipazione alle contestazioni del G8 di Genova del 2001 e l’esperienza di Indymedia hanno lasciato un segno profondo.
Manolo è stato a Gaza, dove ha conosciuto Vittorio Arrigoni e ha poi tentato di rientrarvi con la Freedom Flottilla, ma il tentativo di raggiungere Gaza via mare è stato bloccato da Israele con la violenza e un vero e proprio atto di pirateria.
Gazaweb, mi spiega Manolo, lavora su soluzioni informatiche e telematiche per garantire l’accesso alla comunicazione delle comunità vulnerabili. Ha allestito un sistema di accesso a piattaforme dati che si chiama “Alberi della Rete” per consentire alle comunità di Gaza il diritto alla comunicazione. Gli Alberi della Rete distribuiscono gratuitamente connessione a Internet tramite wi-fi libero e gratuito. Si collegano alle reti Internet egiziane e israeliane per permettere alle persone che vivono nelle vicinanze di allacciarsi alla rete e di poter quindi comunicare dopo mesi di isolamento.
Semplice e relativamente economica la realizzazione dei “ripetitori”: un palo sufficientemente alto, un secchio che possa essere calato o innalzato con all’interno un telefonino di ultima generazione alimentato da un power bank e da una e-SIM (carte sim virtuali che tramite l’attivazione di un codice svolgono le stesse funzioni di una SIMcard tradizionale), opportunamente programmata per garantire il collegamento.
Essendo la Striscia di Gaza relativamente stretta non è difficile agganciarsi alle reti estere. I giovani operatori dell’Ong si occupano della manutenzione degli alberi della rete, come bravi giardinieri, perché il segnale non si interrompa mai.
Il problema maggiore per la realizzazione degli alberi della rete sta nel fatto che Gaza è pressoché sigillata e quindi per realizzarli bisogna utilizzare le apparecchiature già presenti nella Striscia; per questa ragione è stata lanciata una sottoscrizione che siamo lieti di fare nostra, perché ogni piccolo contributo possa concretamente aiutare a rompere l’isolamento e a fare sentire la popolazione di Gaza un po’ meno sola e abbandonata.
https://www.produzionidalbasso.com/project/fai-crescere-gli-alberi-della-rete-a-gaza-1/