Il Nuovo Fronte Popolare (NFP) ha vinto le elezioni e con la desistenza dei suoi candidati, che quasi sempre avrebbero potuto ripresentarsi al ballottaggio, ha permesso l’elezione di quasi tutti i candidati socialisti, ecologisti e comunisti oltre che di quasi tutti i candidati del partito di Macron.
Grazie a questa oculata scelta dopo il NFP si è piazzato il partito di Macron e solo terzo quello dei fascisti-razzisti del partito di Le Pen-Bardella (che in diversi casi hanno avuto i voti della destra tradizionale e anche di alcuni del partito di Macron).
Secondo la tradizione della Quinta Repubblica, Macron avrebbe dovuto subito designare un eletto del NFP come premier per la formazione del nuovo governo. Ma, ovviamente, pretende di imporre una coalizione che non cancelli le sue scellerate scelte liberiste (la riforma sulle pensioni, le leggi sull’immigrazione, quella fascista e razzista sulla sicurezza e anche contro i francesi di origine non cristiana, l’assenza di tasse ai grandi ricchi ecc.). Da parte sua il NFP rivendica il diritto di applicare il programma politico che gli elettori hanno votato facendolo piazzare primo partito eletto (vedi qui).
Nonostante sia solo un programma riformista di tipo rooseveltiano-keynesiano, esso è palesemente aborrito da Macron che quindi ha cominciato a tramare per una coalizione fra il suo partito e la destra tradizionale e anche una parte degli eletti del partito di Le Pen e spera di poter dividere il NFP approfittando delle ovvie differenze fra le sue componenti.
All’interno di questo NFP gli eletti di La France Insoumise (LFI) sono i più numerosi davanti ai socialisti e poi agli ecologisti e i comunisti. Tutti questi hanno promesso di arrivare assieme a designare un candidato come premier da proporre a Macron alla prima seduta del Parlamento, che per ora ha solo eletto il presidente e le varie cariche previste per il funzionamento di questa istituzione.
In questo frangente s’è visto che Macron e le destre hanno fatto fronte comune per rieleggere come presidente quella che già c’era ed è notoriamente una della destra del partito di Macron, ma è stata eletta anche dall’attuale capo del governo dimissionario e da ben 12 suoi ministri, infrangendo così la regola che vieta il diritto di voto parlamentare (e LFI ha fatto ricorso). Il NFP, però, è comunque riuscito a far eleggere come relatore per la legge finanziaria un suo eletto e come presidente della Commissione delle Finanze Eric Coquerel di LFI.
Quanto al candidato al ruolo di premier in un primo momento LFI e gli ecologisti hanno proposto la deputata Huguette Bello, ma i socialisti hanno bocciato tale scelta e dopo hanno proposto insieme agli ecologisti Laurence Toubiana, che era stata relatrice del COP21 del 2015, una celebre accademica esperta di questioni ecologiche. Ma LFI ha rifiutato tale candidatura perché teme che questa celebre esperta tenda a essere fagocitata da Macron, che l’avrebbe anche corteggiata come sua eventuale ministra.
Si è quindi approdati a un’impasse alquanto imbarazzante che immancabilmente suscita grande preoccupazione fra gli elettori e i militanti del NFP.
Tant’è che il sindacato dei ferrovieri la scorsa settimana ha indetto a Parigi una manifestazione alla quale hanno partecipato decine di migliaia di persone per sollecitare gli eletti del NFP a trovare l’unità. E la CGT (la CGIL francese) ha sollecitato il NFP a trovare l’intesa per la designazione del candidato premier.
Il 23 luglio si è infine approdati ad una soluzione con l’indicazione dell’economista Lucie Castets come premier. Considerata da tutti brillante, integra, onesta, è stata alta funzionaria di Stato, assessore alle finanze del Comune di Parigi ed è nota per il suo decennale impegno per lo sviluppo dei servizi pubblici e in particolare dei servizi sociali.
Tempo addietro aveva dichiarato “I servizi pubblici possono essere un antidoto al RN (il partito di Le Pen-Bardella), sono contro il programma del RN. Occorre una riforma sulla fiscalità del capitale, bisogna essere in grado di finanziare massicciamente i servizi pubblici”.
Da parte sua Jean-Luc Mélenchon ha dichiarato: “Questa scelta conferma la capacità del NFP di essere all’altezza delle circostanze nel rispetto degli impegni presi con le donne e gli uomini che l’hanno votato più di tutti gli altri”. Plauso anche da parte di socialisti, ecologisti e comunisti.
Ma com’era prevedibile Macron non vuole neanche parlarne! E la sera stessa del 23 in TV, in risposta al giornalista che gli ricordava che il NFP è la coalizione che ha avuto più voti, ha dichiarato che “La questione non è questa”, per continuare a non riconoscere che il NFP ha avuto più voti di tutti gli altri e ha ripetuto la sua solfa: “Nessuno ha vinto” (SIC). E ha aggiunto che comunque non ci sarà alcuna nomina per formare un nuovo governo prima delle Olimpiadi. “Fino a metà agosto non siamo in situazione di dover cambiare”.
Ha quindi reiterato la sua rivendicazione di essere il “garante della stabilità del Paese” e ha rilanciato la sua richiesta alle “forze che hanno beneficiato del fronte repubblicano di trovare dei compromessi per dirigere il Paese insieme”.
In altre parole pretende di imporre un governo innanzitutto col suo partito, la destra tradizionale e con i deputati NFP che ci stanno.
Di nuovo Manuel Bompard, coordinatore di La France insoumise (LFI – la componente più forte del NFP) ha affermato che “Macron cancella il risultato delle elezioni politiche. È una grave negazione insopportabile per la democrazia. In Francia, non c’è veto presidenziale quando il popolo si esprime votando”. Lo stesso hanno dichiarato gli altri leader del NFP.
È ovvio che se Macron continuerà a ignorare la vittoria dl NFP si andrà verso una caldissima estate e verso un altrettanto caldo autunno: tutti i sindacati sono pronti a scendere in piazza, anche perché la prima legge che il NFP vuole votare è l’abrogazione della famigerata riforma delle pensioni.