Non solo marea di tende, non solo fiumane di giovani arrivati da tutt’Italia, non solo via vai di navette su e giù per la valle fino a tarda notte… E non solo musica, muoversi di corpi sotto le stelle, super professionale organizzazione dei concerti. Questa VIII edizione del Festival dell’Alta Felicità è stata anche un contenitore di dibattiti e incontri, tutti seguitissimi e per niente rituali, anzi: momenti sì di convergenza e confronto, ma chiaramente significativi dell’intenzione di andare oltre, elaborare nuove strategie possibili, dinnanzi ai venti di guerra che soffiano sempre più chiari all’orizzonte.
Con questo odierno contributo di Nicoletta Salvi Ouazzene (in rappresentanza del comitato torinese delle Mamme in Piazza per la Libertà di Dissenso) inauguriamo una piccola carrellata sulle tematiche che ci sono sembrate meglio in focus all’interno del programma del FaF 2024.
Le Mamme in piazza per la Libertà di Dissenso sono nate a Torino qualche anno fa, sulla scia della forte repressione che si è abbattuta nei confronti dei molti figli e figlie attivi nelle lotte sociali e per l’ambiente. Da allora abbiamo continuato un impegno di contrasto alla repressione attivandoci su molteplici piani di denuncia e informazione, oltre che di presenza attiva davanti alle carceri quando è stato necessario portare solidarietà a tutti i reclusi, non solo agli/alle attivisti/e.
Il dissenso come ben sappiamo è intersezionale. E la repressione riguarda trasversalmente i più diversi ambiti, come è stato ricordato nei vari dibattiti in programma al Festival dell’Alta Felicità che si è appena concluso a Venaus: sia nella presentazione del Report “Diritto non crimine, per la Madre Terra, la giustizia climatica e ambientale” a cura della Rete in Difesa Di e Osservatorio Repressione; sia nell’Assemblea dei Movimenti di sabato mattina in cui si è discusso del prossimo DDL sicurezza già denominato “Arrestate Gandhi”.
Ma se il dissenso è intersezionale, la nostra risposta non può che essere di solidarietà e sostegno per ogni possibile rete che contribuisca a rafforzarlo ed è in questo spirito che abbiamo incrociato la Rete delle mamme da Nord a Sud che Linda Maggiori documenta nel suo preziosissimo libro Mamme Ribelli. Le mille battaglie da Nord a Sud contro l’inquinamento e per la salute (ed. Terra Nuova), una carrellata che documenta ben 26 situazioni di attivismo che in ogni parte d’Italia cercano di contrastare gravissime situazioni di inquinamento e nocività ambientale, con interviste ad alcune protagoniste e i riferimenti social utili ad approfondire o mettersi in contatto e fare rete. Non solo un libro quindi, ma un utile strumento di partecipazione.
Ed in questa stessa ottica che la Rete di Mamme da Nord a Sud è stata la prima a denunciare la detenzione domiciliare cui è stata nuovamente condannata Nicoletta Dosio (dal 1 giugno scorso) promuovendo una raccolta firme sulla piattaforma Change per la sua liberazione, che ha già raccolto oltre 7500 firme (ecco qui il link per chi non avesse ancora firmato: https://www.change.org/p/libert%C3%A0-per-nicoletta-dosio?signed=true). Una richiesta priva di valore giuridico, che nel sollecitare la liberazione per Nicoletta Dosio, ribadisce la richiesta di liberazione per tutti gli attivisti ambientali sempre più soggetti a condanne e restrizioni.
Abbiamo inoltre un punto di partenza che ci accomuna: la scelta del rappresentarci attraverso la maternità. Non certo la maternità come destino (e obbligo) riproduttivo che intende la destra reazionaria, ma piuttosto la maternità come archetipo del femminile, che si prende cura di tutti e tutte, che considera figli non esclusivamente quelli generati biologicamente, ma le generazioni future verso i quali sentiamo la responsabilità di lasciare un mondo migliore, più sano, più democratico, un mondo dove vinca la giustizia sociale, climatica e ambientale e non il contrario.
Indipendentemente dal fatto di essere donne o uomini, madri biologiche o ‘madri di anima’ (come ci ha insegnato Michela Murgia) la cosa importante di questi comitati è la dimensione collettiva, il prendersi cura delle persone che si attivano assieme a noi, l’importanza di fare rete e procedere scambiandoci pratiche e saperi. Ed è importante avere determinazione e coraggio, per andare contro poteri molto più forti di noi, spesso difesi dalla violenza brutale della polizia.
Ed ecco dunque che domenica 28 luglio (dalle 12 allo Spazio Dibattiti) l’incontro con la giornalista/attivista Linda Maggiori per la presentazione del suo libro Mamme Ribelli ha fornito l’occasione per un confronto quanto mai ricco e partecipato grazie alla presenza di Adele Binelli in rappresentanza del Comitato Acqua SiCura contro la presenza dei Pfas in Val Susa, Sabina Paladini in rappresentanza delle Mamme NoTap, Simona Ferlini del comitato Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti di Taranto; Milena Prestia del Presidio NO inceneritore NO aeroporto di Firenze. E infine Nicoletta Dosio grazie alla ‘libera uscita’ concessa per l’occasione dal Tribunale di Torino.
Abbiamo innanzitutto chiesto a Linda Maggiori di fornirci una panoramica della nocività ambientale nei vari territori presi in considerazione e la risposta è stata agghiacciante: circa 6 milioni di italiani, il 10% della popolazione, vive in zone fortemente inquinate in condizioni di rischio inaccettabili. In queste zone, denominate SIN (siti di interesse nazionale ai fini della bonifica), ma anche in zone non riconosciute come tali, la mortalità per tumori è in eccesso, e si tratta soprattutto di bambini e giovani. In aumento anche i casi di malformazione congenite dei nascituri. Sono territori di cui abbiamo sentito parlare spesso come Taranto, il vicentino, le Terre dei Fuochi, ma che più spesso non fanno notizia: Brescia, Spinetta Marengo, Ravenna … e altri.
Vecchi e nuovi fattori inquinanti vanno a sommarsi: petrolchimici, discariche, centri siderurgici, produzione di PFAS, rigassificatori, depositi di Gnl, metanodotti. Per legge queste zone dovrebbero essere bonificate, e invece la tendenza è destinare impianti pericolosi ed inquinanti in zone già critiche. E i soldi per le bonifiche non arrivano mai.
E mentre le eventuali vertenze contro gli inquinatori procedono a rilento (quando procedono) i processi contro gli attivisti e le attiviste corrono veloci, rinforzati dalla narrazione mainstream che li descrive come pericolosi “ecoterroristi” ed “ecovandali”.
Per contro, come chiaramente emerge dalla narrazione di Linda e dalle testimonianze di tutte le donne attiviste sul palco, l’impegno di questo mosaico di comitati non conosce sosta e anzi si rinforza a vicenda, nelle modalità di comunicazione, diffusione di informazioni, ricerca, con la collaborazione di specialisti e dottori, richiesta di seri screening sulla salute, di chiusura delle discariche e attivazione delle bonifiche, o facendo opposizione all’ennesima struttura inquinante sul territorio.
E ci tengono, queste donne, a ribadire che la loro non è una posizione Nimby: “se fa male a me fa male anche a te” quindi se il rigassificatore è nocivo non deve andare da nessuna parte.
E’ una visione del mondo e dell’economia profondamente divergente che emerge dalle parole di tutte le donne che intervengono dal palco, che non accettano più il ricatto del lavoro contro la salute, del profitto contro la vita dei figli, dell’economia di guerra che avanza contro la Vita stessa.
“Viva le mamme ribelli !!!!! Da Nord a Sud RESISTENZA !!!” E’ il forte e collettivo pronunciamento finale con cui le mamme concludono l’incontro e dal palco abbracciano idealmente il folto pubblico che le ha ascoltate.
Per un approfondimento: comunicato stampa delle mamme da Nord a Sud alla conferenza stampa presso la camera dei Deputati del 18/6/24 https://www.facebook.com/share/p/vVgYoEpmv4sYUwZB/