Fondazione Finanza Etica (fondazione culturale del Gruppo Banca Etica) ha partecipato per la prima volta all’assemblea degli azionisti di Inditex, che si è tenuta martedì 9 luglio a La Coruña, in Spagna. Il gruppo spagnolo è un gigante dell’abbigliamento ed è noto al grande pubblico grazie ai marchi Zara, Pull&Bear, Massimo Dutti, Bershka, Stradivarius e Oysho.
L’intervento di Fondazione Finanza Etica in assemblea ha preso le mosse da un rapporto della ONG svizzera PublicEye in base al quale Inditex continuerebbe a trasportare per via aerea enormi volumi di articoli di fast fashion (collezioni a basso prezzo, rinnovate in tempi brevissimi), generando così notevoli impatti ambientali che alimentano la crisi climatica in corso. Nel 2023, le emissioni di CO2 legate al trasporto di Inditex sono aumentate del 37%, raggiungendo il loro massimo storico con la cifra da capogiro di quasi 2 milioni di tonnellate di CO2 equivalenti.
Già nel marzo del 2024 Fondazione Finanza Etica, assieme alla rete di azionisti attivi SfC-Shareholders for Change, di cui è socia fondatrice, aveva inviato una lettera a Inditex, chiedendo di avere un dettaglio delle emissioni generate dal trasporto aereo, e di indicare strategie e obiettivi misurabili per ridurle. L’impresa ha risposto due mesi dopo, senza però fornire le informazioni attese. Dopo un’ulteriore lettera e un incontro online che non hanno portato ad alcun risultato apprezzabile, Fondazione Finanza Etica ha deciso di portare le domande in assemblea.
«Gli impatti sociali e ambientali negativi legati alla fast fashion sono sotto i riflettori da molto tempo, come denuncia la Campagna Abiti Puliti. In occasione del nostro intervento come azionisti critici all’assemblea di Inditex abbiamo voluto focalizzarci sul tema delle emissioni legate alla logistica e ai trasporti. Le risposte in proposito sono state deludenti», spiega Barbara Setti, delegata di Fondazione Finanza Etica in assemblea. «Benché l’impresa si sia sempre dimostrata aperta al dialogo, finora non ha compiuto alcun passo avanti concreto significativo per ridurre la propria impronta ecologica. Continueremo a sostenere PublicEye e, in Italia, la Campagna Abiti Puliti, affinché Inditex pubblichi un piano serio per la riduzione delle emissioni generate dal trasporto aereo e dalla logistica in generale. Considerato che altri colossi della fast fashion hanno avviato percorsi di maggiore trasparenza e condivisione delle informazioni, invitiamo Inditex a seguirne l’esempio e a pianificare un’azione concreta di riduzione dei propri impatti ambientali. La lotta ai cambiamenti climatici non può aspettare».