1. Il vertice di Washington per il 75° anniversario della NATO ci consegna uno scenario sempre più pesante. Stiamo camminando sull’orlo del baratro.
2. Non si tratta e non basta dichiararsi contro la guerra. Non è sufficiente parlare di pace.
La stessa Germania nazista parlava di pace facendola corrispondere alla difesa dei propri interessi nazionali: dopo ben due colpi di stato caldeggiati, finanziati e sostenuti militarmente in Austria e Cecoslovacchia, le rivendicazioni sulla Polonia e la conseguente dichiarazione di guerra, portarono allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale.
Non basta parlare di pace perché le parole son parole ed evidentemente anche la parola “pace” può esser piegata alla propaganda di guerra.
Dobbiamo agire ora!
3. Con la dichiarazione conclusiva del vertice la NATO accusa direttamente la Cina di essere una minaccia per la sicurezza globale, intimandole di desistere nel sostegno alla Russia e legittimando quindi ogni azione vada nella direzione di affermare la propria egemonia.
Questo è un ulteriore salto qualitativo nell’escalation bellica che prende a tutti gli effetti la dimensione di una Terza Guerra Mondiale.
4. Sul fronte ucraino il vertice NATO consegna alla Polonia la possibilità di intercettare ogni minaccia russa nello spazio aereo di Kiev.
Viene di fatto istituita una “No Fly zone” complementare all’utilizzo delle F16 promessi dagli USA a Zelensky e ormai prossimi all’utilizzo.
Questi verranno dislocati in vari aeroporti di paesi NATO allargando quindi il fronte dei possibili obiettivi militari da colpire e che fino ad oggi erano concentrati solo in Ucraina.
Infine, anche se ancora senza una data certa, l’entrata dell’Ucraina nella NATO ormai è da considerarsi cosa fatta.
Con questo passaggio la guerra tra Ucraina e Russia si trasformerà in una guerra con coinvolgimento diretto e formale della NATO con tutte le conseguenze del caso.
5. Il quadro se vogliamo è però ancora più complesso e instabile.
Sia l’Ungheria che la Turchia, per ragioni puramente strumentali ai loro interessi nazionali, stanno intavolando relazioni diplomatiche con Russia e Cina mantenendo attive relazioni commerciali e linee di investimento industriale.
Quest’azione palesa contraddizioni all’interno del campo NATO che sicuramente non coincido con la linea oltranzista propria degli USA.
Se però l’assenza di una reale compattezza può esser letta come elemento di debolezza, uno dei fattori attraverso cui ricompattare il campo NATO potrebbe essere proprio quello di portare al punto di rottura lo scontro polarizzando ulteriormente le posizioni: una guerra generalizzata, connotata dalla possibilità dello scontro nucleare, non lascerebbe spazio ad ambiguità di sorta.
6. Quindi no. Non basta parlare di pace.
Non basta dire no alla guerra.
È necessario dirlo sostenendo apertamente che il rischio per l’umanità intera è la NATO con la sua politica di espansione e di riarmo.
7. L’Italia esce da questo vertice NATO ottenendo l’istituzione di un Rappresentante Speciale NATO per il “vicinato meridionale”, con proiezione in Africa oltre che in Medioriente dove proprio l’Italia è al comando della missione Aspides.
L’Italia presenterà al riguardo una propria candidatura il cui peso sarà legato al raggiungimento della soglia del 2% del PIL per le spese militari.
8. Non possiamo che inquadrare questi passaggi mettendoli in relazione all’insediamento del Comando NATO nella Caserma Predieri di Rovezzano con funzione operativa proprio per le truppe del fronte sud-est.
Sul territorio toscano questo si sommerebbe alla realizzazione delle Base di Coltano, ai lavori nel canale Navicelli necessari all’ampliamento di Camp Darby e all’utilizzo del porto di Livorno nella logistica di guerra.
La stessa tendenza si mostra su tutto il territorio nazionale con insediamento di nuove basi, ampliamento e rafforzamento di quelle esistenti fino al caso della Sardegna, occupata dalla Stato italiano e utilizzata come poligono di tiro dagli eserciti facenti parte della NATO e non solo.
Si mostra nell’utilizzo delle infrastrutture pubbliche, coinvolegendo strade, porti, aeroporti e ferrovie in funzione della logistica di guerra.
9. Oggi più che mai, a Firenze come altrove, dire NO alla GUERRA significa dire NO alla NATO.
Per questo riteniamo fondamentale rilanciare il corteo del 21 settembre a Firenze perchè vogliamo aprire l’autunno cercando di rompere il silenzio costruito scientemente attorno al tema: per farlo abbiamo bisogno del più ampio rilancio e contributo possibile.
Il corteo sarà preceduto da un’assemblea fissata per il 5 settembre nel rione di Sant’Andrea a Rovezzano a pochi metri dalla Caserma Predieri.
10. Sollecitiamo quindi momenti di confronto e scambio con tutte le realtà, i gruppi, le associazioni e le organizzazioni interessate a dare il proprio contributo per la riuscita della mobilitazione.
Per questo ci dichiariamo disponibili a fissare tali momenti anche on-line per preparare assieme la mobilitazione sul mese di settembre.
Per contatti:
Elisa 3664160324
Davide 3403255502
Comitato NO Comando NATO né a Firenze né altrove