Sono centoventidue sabati di seguito che alcune decine di persone si trovano, dalle 11 alle 12, in piazza Carignano, a Torino, per una “presenza di pace”.
In modi analoghi, lo stesso avviene in altre città.
Cosa fanno queste decine di presenti? Leggono qualche testo, propongono qualche riflessione, portano informazioni, qualche lettura dai maestri di pace, anche qualche collegamento telefonico con testimoni lontani, e fanno un minuto di silenzio insieme al silenzio che la guerra impone alle tante sue vittime.
Pensano e nominano le vittime, ma anche gli obiettori e disertori, giudicati e puniti nei loro paesi, e mandano ad essi la loro solidarietà.
In quell’ora in piazza, sono presenti, in mezzo ai turisti che passano, queste guerre che ci offendono e ci fanno soffrire.
Sembra che le politiche e le economie di guerra facciano scivolare il mondo verso una guerra totale.
Sembra che i sondaggi dicano che i popoli non vogliono la guerra che i governi preparano.
E noi che facciamo? Ognuno dei presenti è impegnato in qualche movimento e attività continua per la pace.
Qui, ogni sabato, con poche parole, diciamo per chi ci vede, un semplice profondo no alle guerre, a tutte le guerre.
Cosa contiamo, cosa cambiamo? Chi lo sa? Né tv né giornali badano a noi.
Noi diciamo no alle guerre, un no cosciente e ben motivato.
Diciamo sì all’umanità, a vita, rispetto, pace.
Solo questo? Sì, in piazza Carignano facciamo questo, diciamo questo, in pochi, voce di tanti inascoltati (forse rassegnati? spaventati? indifferenti? disperati? isolati?).
Siamo questa voce.
Enrico Peyretti