L’idea di base del disinvestimento è semplice: Smettere di investire in qualsiasi azienda o ente responsabile di distruzione.
Quasi ogni giorno, questa primavera, gli studenti hanno usato le loro cerimonie di laurea come piattaforma per chiedere alle loro università e ai loro college di disinvestire dal genocidio a Gaza. Sebbene io abbia partecipato a centinaia di proteste ed eventi nella mia vita – in Palestina e negli Stati Uniti – trovo particolarmente commovente che gli studenti mettano a rischio i loro percorsi accademici per far luce sulla sofferenza e sulla lotta dei palestinesi.
Ho visto i primi servizi giornalistici sulla tendopoli alla Columbia University dalla mia casa di famiglia a Ramallah, in Cisgiordania, durante un viaggio di lavoro nella regione. Mentre il movimento si diffondeva in altri college e università, ho incontrato il personale dell’American Friends Service Committee (AFSC) – un’organizzazione quacchera che dirigo – a Ramallah e ad Amman. Ho incontrato insegnanti, agricoltori, attivisti e politici. Erano così commossi dagli accampamenti degli studenti che non volevano parlare d’altro.
Il nostro personale a Gaza ha continuato a svolgere il suo lavoro di aiuto umanitario per salvare delle vite nonostante i numerosi spostamenti e la morte di molti amici e familiari. Anche loro si sono sentiti incoraggiati dalle proteste degli studenti. A Rafah la gente dipingeva sulle pareti delle tende messaggi di sostegno e ringraziamento per gli studenti.
Missili e bombe non dovrebbero trovar posto nel portafoglio d’investimenti di nessuna università, così come non dovrebbero mai essere lanciati sulle università, né a Gaza né in qualsiasi altra parte del mondo.
Di fronte a tanta morte e distruzione, le proteste portano speranza alle persone in Palestina e nel mondo. Ma al mio ritorno negli Stati Uniti, molte persone sembravano confuse sul reale significato della richiesta di disinvestimento.
L’idea di base del disinvestimento è semplice: Smettere di investire in qualsiasi azienda o ente responsabile di distruzione. Quando le grandi aziende traggono profitto dalla guerra e dall’occupazione, o dalle cattive condizioni di lavoro e dalla distruzione dell’ambiente, tendono a usare la loro influenza politica per intensificare e consolidare queste attività dannose: ad esempio, l’industria della difesa assume lobbisti e versa contributi alle campagne elettorali per influenzare politici e incoraggiare politiche orientate al crescente acquisto e utilizzo delle armi. Le istituzioni, come i college e le università, hanno in genere grandi dotazioni investite nel mercato azionario, e i loro portafogli possono includere queste aziende.
Le campagne di disinvestimento fanno pressione su queste istituzioni affinché ritirino il loro denaro dalle aziende che svolgono attività dannose. Quando i college e le università ritirano i loro investimenti dalle aziende che traggono profitto dalla violenza e dallo sfruttamento, ritirano anche il loro sostegno politico e finanziario a queste istituzioni e contribuiscono a creare nuovi standard di comportamento che rispettino la vita, i diritti umani, la pace e la sostenibilità.
Esiste una lunga storia di disinvestimenti che fa parte di movimenti nonviolenti impegnati nel cambiamento. All’interno dell’AFSC, abbiamo utilizzato strategie di disinvestimento nel movimento anti-apartheid, nelle campagne per i diritti dei lavoratori agricoli, nel movimento per il disarmo nucleare, nelle campagne per la pace e contro il militarismo, nelle lotte contro l’incarcerazione di massa e per i diritti degli immigrati.
Inoltre mettiamo in pratica ciò che predichiamo. Utilizzando il nostro schermo per gli investimenti, l’AFSC ha disinvestito i propri fondi dai combustibili fossili, dall’occupazione israeliana e dall’apartheid, dall’incarcerazione e sorveglianza di massa negli Stati Uniti e dalla militarizzazione delle frontiere, oltre che da altri sistemi oppressivi. Come molte altre organizzazioni che investono in modo responsabile, non abbiamo riscontrato alcun impatto negativo sui nostri rendimenti. Gli investitori che insistono nel continuare a investire in danni sociali e sofferenze umane sono motivati dalla volontà politica, non dall’acume finanziario.
Oggi ci uniamo a migliaia di persone in tutti gli Stati Uniti per chiedere il disinvestimento dalle aziende che traggono profitto dai brutali attacchi di Israele a Gaza e dal suo rifiuto di far entrare sufficienti aiuti umanitari salvavita. In realtà, chiediamo il disinvestimento da tutte le aziende che sono costantemente e consapevolmente complici di gravi violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale, ovunque esse avvengano.
La Corte Internazionale di Giustizia, in risposta alla richiesta del Sudafrica di misure aggiuntive nel suo caso di genocidio, ha ordinato di fermare immediatamente l’assalto a Rafah. Invece Israele continua a bombardare accampamenti di tende in aree dichiarate “zone sicure”, uccidendo bambini mentre dormono. Le istituzioni che scelgono di continuare a trarre profitto o sostenere queste atrocità sono esse stesse complici. Gli studenti che occupano le loro università stanno facendo ciò che i movimenti studenteschi hanno fatto con coraggio per decenni. Stanno utilizzando la loro posizione per sfidare le istituzioni accademiche a fare la cosa giusta. Anche se i dettagli delle richieste variano da campus a campus, il messaggio è lo stesso: nessuno deve trarre profitto dal genocidio e tutti noi dobbiamo agire per fermarlo.
Ciò comprende il disinvestimento da produttori di armi quotati in borsa come Boeing, Elbit Systems, General Dynamics, Lockheed Martin Corp e Northrop Grumman, che hanno tutti fornito armi utilizzate negli attacchi israeliani a Gaza. Sono incluse anche aziende come Valero, una compagnia petrolifera e del gas che ha fornito carburante per jet di tipo militare all’aviazione israeliana, e Palantir, una società di sorveglianza di massa ad alta tecnologia che ha fornito i suoi strumenti basati sull’intelligenza artificiale alle forze di sicurezza israeliane.
Missili e bombe non dovrebbero trovare posto nel portafoglio di investimenti di nessuna università, così come non dovrebbero mai essere lanciati sulle università, né a Gaza né in qualsiasi altra parte del mondo. Eppure, come hanno sottolineato molti studenti che stanno protestando, tutte le università di Gaza sono state distrutte dagli attacchi aerei israeliani. Le istituzioni accademiche dovrebbero investire nel benessere e nello sviluppo intellettuale della prossima generazione, non nella sua distruzione.
Traduzione dall’inglese di Daniela Bezzi. Revisione di Thomas Schmid.