La situazione, ancora una volta, è grave, ma non è seria. Un overtourism non governato espelle i residenti e trasforma irreversibilmente Firenze in una Disneyland del Rinascimento. E il governo Pd della città finge di opporsi a tutto ciò, ma viene clamorosamente smentito – anzi, messo in mutande – da una sentenza del Tar toscano
Riavvolgiamo il nastro. Il primo giugno 2023, l’allora sindaco Dario Nardella (oggi lussuosamente parcheggiato all’Europarlamento) vara una clamorosa norma “anti Airbnb”: da allora sarebbero stati vietati nuovi affitti brevi nel centro storico. Oltre all’assai dubbia legittimità della norma (anche sul piano costituzionale), i dubbi riguardarono subito la sua sostenibilità politica: come era possibile continuare a consentire gli affitti brevi ai proprietari che lo avevano fatto fino a quel giorno e proibirlo a tutti quelli che avevano intenzione di farlo dal giorno dopo? E, poi, perché solo in centro? Quando, però, si apprese che il blocco sarebbe entrato in vigore solo sei mesi dopo, fu tutto più chiaro: il sindaco voleva fare un gesto eclatante per una città ormai devastata dal fenomeno (e voleva anche bloccare i referendum popolari salva-Firenze che avevano raccolto 11.000 firme, e che riguardavano aspetti collegati della trasformazione della città in albergo), ma guardandosi bene dal torcere un capello alla proprietà e alla rendita. Infatti, l’annuncio e il rinvio del blocco provocarono (come era ovvio) una corsa spaventosa alla registrazione di altri appartamenti in affitto, provocando l’effetto diametralmente opposto a quello dichiarato: 3200 nuovi Airbnb in un mese e mezzo, un quarto del totale attuale! E quando, a ottobre 2023, finalmente la norma entrò in vigore, successe un’altra cosa ovvia: gli Airbnb iniziarono a dilagare oltre la cerchia dei Viali, andando a rendere impossibile la ricerca di un appartamento in affitto anche a chi lavora lontano dai monumenti blockbuster. Grazie a Nardella, insomma, Firenze moriva ancora un po’. Ma non bastava. Nel marzo 2024, ormai in campagna elettorale, alla vigilia dell’approvazione del Piano Operativo Comunale, Nardella ritira clamorosamente la norma, annunciando di volerla poi ripresentare in seguito, e motivando tale incomprensibile mossa con i ricorsi pendenti. La verità è che si voleva giocare su due tavoli: il ritiro mandava un segnale rassicurante al mondo della rendita, che governa da secoli la città; ma, nello stesso tempo, le rassicurazioni sul fatto che la norma non avrebbe perso vigore teneva buona l’altra parte di Firenze, promettendo una svolta contro l’overtourism.
Ebbene, mercoledì scorso è stato il Tar a certificare che il giochetto di Nardella era una presa in giro. Il Tribunale, chiamato a esaminare la norma, ha semplicemente constatato che era stato lo stesso Comune di Firenze a risolvere il problema: rimangiandosela. I giudici scrivono che «lo stralcio dal Piano Operativo del divieto delle locazioni brevi turistiche finisce, infatti, con il comportare un vistoso disallineamento tra le misure di salvaguardia originate dall’adozione della variante al Regolamento Urbanistico e le scelte effettuate dal Comune con l’approvazione del piano operativo». E a nulla vale l’annuncio di Nardella per cui la norma sarebbe poi stata reintrodotta: «tutt’al più un auspicio per il futuro», ironizzano i magistrati amministrativi. I quali non rinunciano a dare una lezione di serietà all’amministrazione fiorentina, ricordandole che, «al contrario, la pianificazione urbanistica richiede scelte univoche e non tollera la coesistenza di regole contraddittorie, la cui composizione finirebbe per restare affidata a criteri arbitrari e incerti “riallineamenti” futuri».
Invece di provare, in silenzio, un po’ di vergogna, la fidata successora di Nardella, Sara Funaro, ha pensato bene di commentare la sentenza scagliandosi contro il Governo Meloni: «rimane l’inerzia di un Governo indifferente rispetto ai problemi di overtourism che affliggono città d’arte come Firenze». Ora, chi scrive non è, credo, sospettabile di simpatie per questo orrendo Governo, né per la sua nota matrice. Ma come è possibile che una che ha cominciato a fare politica come creatura di Matteo Renzi dimentichi che un sindaco di Firenze è appunto diventato presidente del Consiglio, ma non ha promosso alcuna legge contro l’overtourism, anzi l’ha aggravato e cavalcato in ogni modo? O che dimentichi l’interminabile regno di Dario Franceschini, legatissimo a Nardella, il quale ha dominato il patrimonio culturale in infiniti governi senza fare mai assolutamente un accidenti per salvare Firenze, o Venezia? Rilette ora, le parole con cui Elly Schlein ha chiuso la campagna elettorale del Pd fiorentino («Firenze è stata ben governata in questi anni. Funaro è una garanzia di buona amministrazione») fanno scompisciare dal ridere. Ma c’è davvero poco da ridere di fronte a tanta colpevole ipocrisia. E, soprattutto, di fronte all’agonia di Firenze.
Tomaso Montanari
da Volere la Luna