E’ stato presentato a Trieste il Report “Vite abbandonate” sulla situazione e i bisogni delle persone migranti in arrivo dalla rotta balcanica nel capoluogo friulano. Si tratta della seconda edizione, che segue quella pubblicata lo scorso anno dal titolo “Vite abbandonate. Rapporto sulla situazione e i bisogni delle persone migranti in arrivo dalla rotta balcanica a Trieste nel 2022”. Come lo scorso anno, anche in questa occasione il Rapporto è stato redatto dalla Rete solidale di associazioni operanti a Trieste nell’accoglienza e assistenza delle persone migranti provenienti dalla rotta balcanica, composta dalle seguenti organizzazioni: Comunità di San Martino al Campo ODV; Consorzio Italiano di Solidarietà (ICS); Diaconia Valdese (CSD); DONK – Humanitarian Medicine ODV; International Rescue Committee Italia (IRC); Linea d’Ombra ODV.
La città di Trieste è diventata nel 2023 tristemente nota a livello nazionale e internazionale per la grave situazione umanitaria che si è prodotta in seguito all’abbandono di centinaia di persone migranti e richiedenti asilo accampate al Silos di fianco alla stazione centrale. Ma, “l’incremento degli arrivi registrato nel 2023, si legge nel Rapporto, non ha corrisposto ad una maggiore e più responsabile attività istituzionale volta ad affrontare la situazione. Infatti invece di un potenziamento dei necessari interventi pubblici di prima assistenza, si è assistito al permanere di una risposta assai carente da parte degli attori istituzionali normativamente tenuti a fornire assistenza e tutela alle persone in arrivo, con particolare attenzione alle situazioni più vulnerabili.
L’assenza di interventi di prima assistenza umanitaria, unitamente alla carente iniziativa da parte della Prefettura di Trieste nel collocare tempestivamente i richiedenti asilo al momento della presentazione della domanda come impone la normativa, ha fatto sì che moltissime persone siano rimaste all’addiaccio, in attesa di accedere ad un posto nei centri di prima accoglienza.” E così i richiedenti asilo abbandonati in strada hanno toccato nell’estate del 2023 la quota di 500 persone, tutte costrette a vivere in situazioni disumane e degradanti anche per più di due mesi, nonostante le numerose segnalazioni delle associazioni della Rete (che nel frattempo comunque si sono fatte carico delle risposte ai bisogni primari delle persone) e le tante proteste degli stessi richiedenti.
Dai dati presentati nel Rapporto emerge come ormai da due anni i bisogni delle persone in arrivo sul territorio triestino si siano acuiti e necessitino di ben maggiore attenzione da parte delle autorità locali, con particolare riferimento a famiglie, donne e minori non accompagnati. “È necessario sottolineare che i pochi e discontinui interventi istituzionali registrati nel 2023, si evidenzia nel Rapporto, non hanno fatto che acuire una situazione che era stata già denunciata nel precedente Rapporto e nei suoi aggiornamenti trimestrali.”
I dati raccolti congiuntamente da International Rescue Committee Italia (IRC) e Diaconia Valdese, in collaborazione con le altre organizzazioni della Rete, attraverso un’attività di monitoraggio svolta nell’area della stazione centrale di Trieste (tra Piazza Libertà e il Centro Diurno di via Udine) durante l’intera fascia diurna, e parzialmente la sera, di tutti i giorni dell’anno, fine settimana e festività incluse, danno conto della particolare situazione critica: dal 1° gennaio al 31 dicembre 2023 sono state incontrate e hanno ricevuto assistenza nell’area della stazione di Trieste un totale di 16.052 persone in ingresso dalla rotta balcanica (una media di 44 nuove persone al giorno). Un dato che conferma un incremento del +22% degli arrivi registrati rispetto al 2022, che erano relativi a 13.127 persone.
La stragrande maggioranza delle persone incontrate nel 2023 era in fuga dall’Afghanistan, con quasi 11.000 presenze sulle 16.000 persone incontrate in totale (68% del totale). La seconda nazionalità di provenienza delle persone incontrate a Trieste si conferma essere quella pakistana, anche se con un trend in netto calo rispetto al 2022, con solo il 12% delle presenze rispetto al 25% dell’anno precedente (1.870 persone di nazionalità pakistana incontrate nel 2023 contro le 3.230 del 2022). Il terzo gruppo più numeroso di provenienza per arrivi a Trieste è quello turco, che rappresenta il 9% delle persone incontrate. Il netto aumento dei rifugiati dalla Turchia, prevalentemente nuclei familiari di nazionalità curda, è rappresentato anche dalle statistiche di EUAA sulle nuove domande d’asilo registrate, dove la Turchia è la terza nazionalità per nuove domande d’asilo con un raddoppio delle domande rispetto al 2022.
Rispetto al 2022, dove la stragrande maggioranza delle persone supportate era rappresentata da uomini singoli e adulti (82% dei casi), il 2023 vede un netto aumento percentuale di profili cosiddetti vulnerabili, composti prevalentemente da minori stranieri non accompagnati, donne sole e nuclei familiari, che rappresentano il 31% di tutti le persone incontrate. Nel 2023 è vulnerabile quasi una persona incontrata su tre e, in quanto tale, necessita di particolare attenzione e di servizi adatti alle loro esigenze specifiche. La crescita è dovuta all’aumento considerevole dei minori stranieri non accompagnati (+112% rispetto al 2022), che sono stati 2.975 e rappresentano il 19% dei casi, e un parimenti raddoppio degli arrivi delle famiglie (+120% rispetto al 2022), che sono state in totale 381 e rappresentano l’11% dei casi registrati. Stabile rispetto al 2022 e relativamente modesto invece il numero di donne sole incontrate, ovvero 158, che rappresentano l’1% dei casi. I Minori Stranieri non Accompagnati registrati a Trieste nel 2023 rappresentano quasi il 19% della popolazione incontrata, mentre le donne adulte sole incontrate a Trieste nel 2023 sono 158 e rappresentano l’1% del totale della popolazione incontrata. La maggioranza è rappresentata da giovani donne nepalesi (59%), seguite dalle donne di nazionalità turca (15%) e indiana (12%).
La maggioranza delle persone incontrate (68%) ha dichiarato di voler raggiungere altre destinazioni al di fuori dell’Italia, con una netta preferenza per la Germania (meta dichiarata dal 50% del totale dei rispondenti), seguita dalla Francia (29%), dalla Svizzera e dal Belgio (entrambe dal 6%). Per cercare di dare aiuto a tutte queste persone le risorse messe in campo dalla Rete sono state enormi: oltre ai numerosi volontari, la Rete ha impiegato nove operatori sociali, tre mediatori culturali e un’operatrice legale, attivi quotidianamente. Nel 2023, anche grazie alle donazioni ricevute, sono stati spesi dalle associazioni circa 320.000€.
Il Rapporto, tra le altre considerazioni finali, sottolinea l’urgenza di agire su tre direttrici di fondo: 1. Predisporre un piano pubblico in grado di garantire un’assistenza umanitaria e un ricovero temporaneo per diverse migliaia di persone in arrivo a Trieste (dalle 13.000 alle 18.000 all’anno), senza distinzioni in base alla condizione giuridica dei beneficiari; 2. Assicurare il pieno funzionamento di un sistema di prima accoglienza dei richiedenti asilo ad alta rotazione che garantisca un’immediata accoglienza, in conformità con quanto prescritto dalla normativa oggi violata (D.Lgs 142/2015), con trasferimento in tempi brevi dei richiedenti asilo verso le strutture di accoglienza nelle diverse aree del territorio nazionale, e, per la quota parte prevista, verso il sistema dell’accoglienza diffusa territoriale; 3. Favorire una gestione dell’accoglienza che garantisca la libertà delle persone, promuovendo l’inclusione sociale, ed eviti forme di marginalizzazione e ghettizzazione.
Qui il Rapporto: https://www.icsufficiorifugiati.org/wp-content/uploads/2024/06/Vite-Abbandonate-2023.pdf.