Venerdì 28 giugno – un flash mob itinerante tra calli e campi di una Venezia attraversata da molte genti diverse.
Venezia ha un santo patrono che riceve il dono della pace ed esibisce questo messaggio nel libro aperto retto dal leone, simbolo appunto di San Marco.
Nel voler riproporre il flash mob visto realizzare a Milano ci è sembrato doveroso portarlo nella città antica, nei suoi campi (così a Venezia si chiamano le piazze), attraversati quotidianamente da migliaia di turisti, sotto la sede della Rai ma anche nei campi dove si radunano ancora dei bambini per giocare insieme.
E così è stato. In diciotto persone ci siamo date appuntamento nella giornata scelta da molti gruppi di digiunatori per la pace per creare occasioni di riflessione. Venerdì 28 giugno, davanti alla stazione ferroviaria, oltre il canale, sulla scalinata di San Simeon piccolo, siamo caduti a terra per la prima volta al suono di un’inquietante sirena.
Spostatici poi in lista di Spagna ci siamo fermati sotto la sede della RAI, in campo san Geremia. Quando è partito l’avviso di minaccia di un bombardamento è subito sceso un giornalista che da tempo si spende per le iniziative che ricordano l’inutilità della guerra, di tutte le guerre. Il requiem è stato suonato ripetutamente per dare tempo a Luca Colombo e al collega cineoperatore di fare le riprese che poi sono andate in onda nel telegiornale regionale serale. Alcuni di noi, stesi a lungo sui masegni della pavimentazione lungamente scaldati dal sole, si sono quasi ustionati…
Ci siamo quindi diretti verso campo santa Margherita e, in una calle larga, passaggio obbligato tra i Carmini e Santa Margherita, siamo ancora caduti a terra. Abbiamo visto una signora piangere, dalle finestre gli abitanti ci hanno ripreso e molte persone ci hanno segnalato in vario modo la propria approvazione.
Negli spazi angusti di Venezia il suono forte delle sirene e poi del requiem risuonano molto, nonostante ieri ci si sia resi conto che il transito continuo delle persone, lo sciabordio dell’acqua nei canali, il traffico a motore e le attività commerciali stesse producano un rumore di fondo che ci ha un po’ stupiti e di cui non ci rendevamo conto in precedenza.
A questo punto ci siamo mossi verso la zona di Rialto. Alcuni di noi digiunano regolarmente al venerdì e anche ieri non hanno tradito questo impegno. Abbiamo tutti cercato e trovato conforto nell’acqua fresca delle fontanelle che a Venezia ancora regalano ai passanti un po’ di ristoro, gratuitamente.
Nel campo san Giacometo, sotto il leggio retto sulla schiena da un povero gobbo di pietra, dove in passato si davano gli annunci del governo della Serenissima alla popolazione (compresi gli annunci di morte), abbiamo riproposto l’azione di cadere sotto le bombe e di essere ricoperti pietosamente da teli bianchi, mentre il requiem riprendeva. Qui si sono raccolti e soffermati molti turisti a seguire la nostra azione. Tra loro anche molti italiani.
A questi, come nelle soste precedenti, abbiamo dato un foglietto che segnalava come i caduti, a Gaza e dintorni, siano in media almeno dieci volte tanto, in ognuno dei 250 giorni di attacchi e assedio, a partire dal 7 ottobre 2023.
Tornando verso la terraferma, dove la maggior parte del gruppo vive, abbiamo fatto un’ultima tappa in campo San Giacomo dell’Orio.
Ci siamo posizionati in un’area con molte panchine, nella zona appunto alberata che ospita anche un piccolo orto. Lì erano radunati diversi bambini.
Appena è partita l’azione, uno dei papà presenti, ha raccolto i bambini per spiegare loro cosa stavamo rappresentando. L’azione è stata poi seguita attentamente da tutti i bimbi e le bimbe.
Tornando verso piazzale Roma uno dei partecipanti, ai piedi ormai del Ponte degli Scalzi, ci ha invitato a stringerci in un abbraccio; dopo tanto dolore rappresentato abbiamo così rinnovato il nostro gesto solidale e di cura reciproca.
Video: “Cessate i fuochi!”