La Rete 26 febbraio, nata dopo la strage di Cutro del 2023, esprime con dolore e rabbia la propria indignazione per la recente tragedia avvenuta al largo di Roccella Jonica. Questi drammi, non certo episodici, sono “migranticidi” e tradiscono profondamente i principi su cui i padri fondatori hanno fondato l’Unione Europea.

Sono di fatto la conseguenza di scelte doppiamente mortali, che da un lato favoriscono la speculazione e la circolazione di beni e di armi e dall’altro impediscono il diritto universale alla mobilità di donne e uomini in fuga da guerre, cambiamenti climatici e persecuzioni. Salvo poi sfruttare queste stesse persone in condizioni di clandestinità e semi schiavitù nei nostri cantieri e nelle nostre campagne.

La reiterazione di queste stragi non può più essere tollerata. È giunto il momento di una forte e netta presa di coscienza da parte di tutti i cittadini, delle organizzazioni, dei movimenti e delle forze sociali e politiche democratiche, antifasciste e antirazziste per ribaltare radicalmente le politiche sui migranti e sui rifugiati, opponendoci con forza a queste strategie disumane. Dobbiamo fare di tutto per rimettere al centro l’umanità, i diritti e il rispetto per la vita e la dignità di tutti.

A Roccella Jonica si sta consumando l’ennesima tragedia, nutrita e sostenuta dall’indifferenza, dalla superficialità, dalla disorganizzazione con cui viene trattata la vita e la morte di uomini, donne e bambini migranti.

Tanti i bambini, così come a Cutro, alcuni ancora neonati; corpi spostati, portati, smistati, gestiti come pacchi scomodi da nascondere alla vista di tutti, soprattutto al rumore e al clamore della stampa e dell’opinione pubblica,  affinché non ci sia una seconda Cutro, affinché non si veda in volto il dolore senza senso di una bambina rimasta orfana a 10 anni o lo sguardo perso e spento di chi cerca invano brandelli di informazione sulla sorte e il destino dei propri cari, della propria famiglia, degli amici.

Come a Cutro assistiamo alla tragedia dei dispersi in terra, persone che sono prese in carico solo dalla buona volontà delle organizzazioni della società civile e dei volontari.

Ma lo Stato dov’è? Lo Stato che ci rappresenta, che garantisce e tutela i diritti e la dignità di tutti, soprattutto degli ultimi, a Roccella dov’è?

Con questo comunicato la Rete 26 febbraio intende lanciare un appello accorato al Presidente Mattarella, che in occasione della strage di Cutro si mise al fianco dei familiari e promise, e mantenne, il supporto dello Stato nell’accoglienza, nel sostegno psicologico e sociale.

Chiediamo anche ora a Roccella che lo Stato si faccia carico del sostegno ai familiari, che sostenga e promuova il prelievo celere e capillare dei DNA per permettere i riconoscimenti anche attivando la rete diplomatica laddove i familiari non possano raggiungere l’Italia e soprattutto che ci si attivi per permettere il rimpatrio delle salme.

Presidente, i corpi martoriati dei morti di Roccella chiedono che sia garantita loro la stessa dignità dei morti di Cutro, i familiari di queste vittime chiedono lo stesso rispetto, la stessa solidarietà dimostrata allora. Noi ci siamo. Ci sia anche lo Stato.

Rete 26 febbraio