Sono stata arrestata di nuovo al Congresso per aver manifestato contro il genocidio appoggiato dagli Stati Uniti. Io e altri siamo stati brutalmente fermati e portati fuori dalla sala dalla Capitol Police. Sono stata accusata di “assembramento, ostruzione e disturbo” per aver dimostrato ed esposto un cartellone mentre il Segretario di Stato e il Segretario alla Difesa approvavano più aiuti economici alla macchina da guerra statunitense.

Di Olivia DiNucci

Mentre arrestano attivisti per la pace per aver esercitato i diritti del primo emendamento, organizzano soluzioni per ospitare Netanyahu: un criminale di guerra con un mandato di arresto da parte della Corte penale internazionale.

Per decenni, chi segue CODEPINK ha protestato all’interno delle mura del Congresso. Il 7 ottobre dell’anno scorso, una manciata di noi protestava contro i budget militari che si gonfiano sempre più e contro il gusto statunitense di fare la guerra. Sono stata arrestata diverse volte da sola, ma a partire da ottobre, dozzine di noi sono stati arrestati al Congresso, centinaia a Washington e migliaia negli Stati Uniti e in tutto il mondo perché sostenevano la Palestina.

Questa continua energia e il costante attivismo sono il risultato dell’uccisione di oltre 40.000 palestinesi, di milioni di affamati e sfollati; sono il risultato dell’avvelenamento della loro terra, dell’acqua e dell’aria e della demolizione di quartieri, ospedali, scuole e campi profughi.

I veri criminali sono coloro contro i quali stiamo protestando (proprio le persone sedute di fronte a noi nell’aula delle udienze) e che dovrebbero essere arrestati, accusati e dichiarati colpevoli di finanziare dei criminali di guerra e per i crimini commessi da questi.

Chiunque fra noi scelga di stare dalla parte della giustizia sa che corre dei rischi. Per noi è un dovere, in quanto cittadini solidali degli Stati Uniti e ispirati dal popolo palestinese che in questo momento sta affrontando e resistendo a tale orrore.

Mentre aspetto la data dell’udienza, penso alle persone con cui ho passato la notte al carcere di Washington. Proprio quest’anno, ci sono stati 5 morti all’interno di questa prigione. Le dodici donne lì dentro mi hanno ricordato che la povertà è una scelta politica e che il nostro stato carcerario e sistematicamente razzista perpetua un ciclo di aggressività e violenza.

Secondo la Campagna per i diritti dei palestinesi a Washington, solo quest’anno (prima che noi inviassimo ulteriori miliardi di aiuti) i 15.596.311 dollari destinati alle armi per Israele avrebbero potuto invece finanziare 451.735 case popolari, cure sanitarie gratis o a bassissimo costo per 1.322.199 bambini, 41.490 insegnanti di scuola elementare, 10.818.505 di abitazioni capaci di generare elettricità da energia solare e 100.563 studenti che avrebbero saldato così i loro debiti.

La lotta contro il militarismo degli Stati Uniti si unisce adesso a quella climatica, femminista, indigena, economica e dei diritti razziali. E mentre si intensifica, dobbiamo diventare più organizzati, continuando a rafforzarci e a rendere difficile la vita a chi ci governa.


Olivia DiNucci è un’attivista per la pace e per il clima che vive a Washington DC.


Traduzione dall’inglese di Sara Cammarelle. Revisione di Thomas Schmid.